martedì 1 febbraio 2022

NELL’ORDINARIO LO STRAORDINARIO

Dopo le feste di Natale entriamo, nel calendario liturgico, nel tempo ordinario. Il colore liturgico è il verde, colore rassicurante, il colore tanto presente in natura. 

Eppure già dal nome “tempo ordinario”, si rischia di pensare a qualcosa di meno interessante, a un tempo troppo comune per essere affascinante. Ci sono i tempi forti di Natale, di Quaresima, di Pasqua, a che cosa serve il tempo ordinario, talmente normale da non presentare nessuna specialità? Questo tempo non è, invece, assolutamente da sottovalutare, non va banalizzato. È un tempo che ci prende per mano e ci insegna a camminare nel tempo; per andare incontro alle cose grandi, partendo dalle cose piccole. 

È nella nostra quotidianità che sperimentiamo la straordinarietà; è il ritmo delle nostre giornate, che sembrano sempre uguali ma sono sempre diverse, che ci ha fatto diventare quello che siamo. Sono le piccole cose quotidiane, mai  banali,  che  ci  fanno  sentire  vivi.  Le  nostre  giornate,  fatte  di  pranzi  e  di  cene,  di  lavoro,  di  famiglia,  di  impegni,  di  svago,  di  affetto  e  amicizia;  sono  le  nostre  giornate  così  ordinarie  ad  essere  il  centro  di  tutto  quello  che  viviamo.  

Questo tempo ordinario, queste domeniche così  normali,  possono  essere  viste  come  una  inutile  parentesi tra momenti di grandi emozioni, grandi  festeggiamenti,  grandi  appuntamenti  spirituali;  oppure  possono  essere  visti  come  il  tempo  privilegiato  per  celebrare  l'importanza  di  essere  al  mondo,  l'importanza  di  vivere,  giorno  dopo  giorno,  una  quotidianità  ordinaria  e  allo  stesso  tempo straordinaria. Il tempo ordinario diventa il  tempo privilegiato per incontrare lo straordinario.  In  queste  domeniche  ordinarie  possiamo  apprezzare  come  il  concreto  dei  nostri  gesti,  delle nostre parole, dei nostri desideri, si ritrova  nella  concretezza  della  vita  terrena  di  Gesù.  

In  queste  domeniche  potremo  seguire  Gesù  non  tanto  attraverso  la  celebrazione  dei  suoi  grandi  misteri: l'incarnazione, la passione e la morte, la  resurrezione,  ma  incontrando  il  Signore  nel  suo  vivere  giornate  normali,  come  quelle  ognuno  di  noi. Nella sua vita terrena, Gesù ha incontrato gli  amici e si è imbattuto nei nemici; c’erano quelli  che  avevano  bisogno  di  lui,  come  pure  gente  che  di  lui  aveva  paura.  Sono  esattamente  le  realtà  che  viviamo  anche  noi  ogni  giorno:  in  famiglia,  sul  lavoro,  con  gli  amici,  nei  nostri  momenti  di  solitudine  e  di  fatica.  Ogni  aspetto  delle  nostre  giornate  diventa  l'occasione  per  scoprire  che  Dio  è  davvero  in  tutte  le  cose;  in  ogni  cosa,  anche  nella  più  pesante,  noiosa  o  banale,  possiamo  trovare  un  motivo  per  ringraziare il Signore. Ringraziarlo perché siamo  vivi,  perché  il  Signore  ci  ha  messo  davanti  il  dono  di  un'altra  giornata,  qualsiasi  cosa  questa  ci riservi. 

Nel Vangelo di domenica scorsa, inizio  del tempo ordinario, venivano descritte le nozze  di  Cana;  il  miracolo  straordinario  di  Gesù:  trasformare  l'acqua  in  vino.  Stranamente,  per  fare  questo  miracolo  straordinario,  Gesù  parte  da  un  dettaglio  molto  ordinario:  chiede  di  riempire delle anfore di acqua. In quella casa, a  quella  festa  di  nozze,  non  c'era  più  vino;  gli  sposi  erano  stati  distratti,  avevano  fatto  male  i  conti  e  rischiavano  di  fare  una  pessima  figura  davanti  ai  loro  ospiti.  In  quella  casa,  da  troppo  tempo, si trascurava l'ordinarietà: ogni giorno in  quella casa ci si sarebbe dovuti lavare le mani,  attingendo  l’acqua  da  quelle  anfore  vuote,  invece, da troppo tempo. Ogni giorno si sarebbe  dovuto  vivere  quel  piccolo  rito  di  purificazione  che aveva bisogno dell'acqua. Quelle sei anfore  da  120  litri  ciascuna  erano  invece  completamente  vuote,  segno  che  da  tempo  quella  famiglia  non  si  prendeva  cura  della  propria  quotidianità,  di  quel  piccolo  e  semplice  rito  di  pulizia  e  di  purificazione  che  andava  vissuto,  fedelmente,  ogni  giorno.  Per  compiere  un  miracolo  straordinario,  Gesù  riparte  da  un  dettaglio piccolo e ordinario; per sperimentare la  grandezza  di  Dio  nelle  cose  grandi,  occorre  affidargli anche le cose più quotidiane. 120 litri di  acqua non si consumano in un attimo, quelle sei  anfore vuote erano il segno di una distrazione e  di  una  trascuratezza  che  si  accumulava  da  tanto,  troppo  tempo.  

A  volte  un  fallimento,  un  tracollo, un incidente di grandi dimensioni, trova  le sue radici in piccole distrazioni abitudinarie, in  trascuratezze  quotidiane.  Chi  vive  la  sua  quotidianità  in  maniera  sbadata,  superficiale,  potrebbe  presto  andare  incontro  a  guai  più  grandi  e  più  seri;  viceversa  chi  vive  con  attenzione  ed  entusiasmo  le  sue  giornate  ordinarie, sperimenta gioie e consolazioni grandi  e  inattese,  che  profumano  di  miracoloso.  Prendiamoci cura, allora, della nostra ordinarietà  e  le  giornate  diverranno  straordinarie;  prendiamoci cura delle piccole cose e vedremo  cose grandi.

Scritto da Alessandro Aloè - Pubblicato sul numero 1 del 2022 del Il Corace