mercoledì 5 aprile 2017

IL TEMPO IN CUI DALL’AFRICA ERANO I BIANCHI A SCAPPARE

C’è stato un tempo in cui dall’Africa erano i bianchi a scappare: nella seconda metà del ‘900, in seguito alla decolonizzazione, furono gli europei a tornare nei loro Paesi di origine e non sempre furono bene accolti. Si diceva “ritornano” in Europa, anche se parecchi di loro erano nati o discendevano da nati in Africa, non si poteva parlare proprio di ritorno.

La loro storia infatti nasceva con la colonizzazione, la loro partenza avvenne con la decolonizzazione. Fu il caso dei “rimpatriati” dalle colonie portoghesi: Angola, Mozambico, Capo Verde. Nelle colonie viveva almeno mezzo milione di portoghesi, che aveva lasciato la patria in cerca di lavoro e spesso di una vita agiata.
Ma con l’indipendenza di questi territori quel mezzo milione di portoghesi, tra il 1974 e il 1975, dovette abbandonare case e lavoro e tornare in Portogallo, una patria che molti non conoscevano e l’impatto per i rimpatriati fu doloroso, erano tornati nel Paese povero da cui, tempo prima, molti erano partiti.

Molto vasto fu anche l’esodo dei francesi dall’Algeria nel 1962: circa un milione, il 10% della popolazione. La partenza si svolse in modo caotico e in un clima di tensione in pochi mesi. I rimpatriati non furono ben accolti in Francia, dove non ci si aspettava un simile esodo. Si sentivano algerini, discendenti da famiglie che ormai da tanto tempo erano in quel Paese.
In Francia li chiamarono “pieds noirs”, piedi neri. Uno di loro, lo scrittore Albert Camus, morto nel 1960, ha descritto efficacemente questo mondo.
Lo storico francese Stora racconta così la partenza della sua famiglia: “Mia madre aveva pulito l’appartamento da cima a fondo come quando partivamo per qualche giorno di vacanza. I miei genitori hanno a lungo conservato le chiavi del loro appartamento, come fosse impossibile accettare la partenza…”.

Scritto da Letizia Carpineti - Pubblicato sul numero 4 del 2017 nel "Il Corace"

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