mercoledì 8 novembre 2017

NEL SOPRANNOME DEL PADRE


Il modo più antico ed ancora più diffuso nel mondo di indicare una persona sta nel darle un nome proprio e subito dopo di farlo seguire dal soprannome di uno dei genitori (quasi sempre quello paterno). Addirittura presso i Romani si adoperavano tre nomi: il prenome, che era personalizzato; il nome, che era quello della discendenza di appartenenza; il cognome, che corrispondeva al nostro soprannome, ed indicava caratteristiche fisiche o morali del nominato. Oggi in molti paesi e paeselli della nostra penisola si indica con il "supernomen" un concittadino, tanto da far nascere all’interno della comunità una sorta di anagrafe ufficiosa...ed addirittura in molti casi nell’anagrafe ufficiale si può leggere accanto a nome e cognome della persona anche il patronimico con cui appellarlo e riconoscerlo. Del resto basta guardare i necrologi... Non passa a miglior vita Mario Rossi.. ma il suo soprannome! Chi ha frequentato le "scuole alte" definisce questa materia "antroponimia popolare", e qui mi fermo e mi scuso per la citazione inutilmente dotta.

Tutto questo poderoso preambolo per introdurre un argomento sfizioso ed una domanda retoricissima.. Poteva mai Cori non ereditare questa usanza dell’uso del soprannome in vece del nome e cognome? No. Ciondolando per il nostro paesello con occhi ed orecchie "appizzate"...ascolto e guardo spesso gli "antichi" locali. Parlano una lingua affascinante ed oscura e pur sforzandomi ho imparato soltanto "ecchi", "me so rizzato", "iatta ", "scolemareglio", "corteggio" ed altre parole sfuse.... Poi ho scoperto i soprannomi coresi… Una vera folgorazione lessicale. Un mondo vastissimo popolato da figure mitologiche...
Ecco apparire nei racconti di un nobile vecchio del posto... Asso di spade, Bazzicotto, Bubbù, Pio nono, Poca luce, Schiattacavagli, Barilotto... Eroi ai miei occhi di un mondo che non deve sparire... Pietro Vitelli, ho saputo, ex sindaco ed intellettuale locale, ha dedicato un libro a questa pratica onomastica... Interessante sarebbe capire e sapere i soprannomi coresi da quali motivazioni arrivino.

La mia fonte del posto mi ha dato qualche piccola spiegazione. Brocchitto (un corese amante del buon bere), Tetté (suono emesso per chiamare a sè i cani), Jo mpiccio (ca va sans dire), su Palle d’oro ho preferito glissare...

Mentre il racconto dell’arzillo vecchietto stava carburando, dopo un’iniziale diffidenza, ecco arrivare un altro ottuagenario a farci compagnia ma d’incanto l’elenco si interrompe... Nessuna altra rivelazione. Deve essere un segreto custodito gelosamente. Mi piacerebbe tanto scrivere ancora dei soprannomi coresi ed è da queste colonne che lancio un appello a chi mi legge.

Inviate i vostri soprannomi e la storia di coresi anziani della vostra famiglia a mtrifari@hotmail.it. Insieme ai vostri racconti vorrei dare un po’ di meritata attenzione a chi per voi e per questa comunità ha significato qualcosa di significativo. Proverò a scriverne con rispetto e sguardo tenero. Una sorta di Spoon river lepina non solo di chi non è che un ricordo, ma anche di chi vive e sgambetta, seppur con l’ausilio di un bastone, nella nostra cittadina.


Scritto da Mario Trifari - Pubblicato sul numero 8 del 2017 nel "Il Corace"



1 commento:

  1. Non aggiungo altro, visto che il soprannome della mia famiglia è citato nell’articolo dal “nobile vecchio del posto”....

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