martedì 14 marzo 2017

LA BIBBIA 3.0

Attenzione, attenzione! E’ arrivata la nuova Bibbia, la Bibbia 3.0!

Internauti, amici, curiosoni, la vera bibbia è finalmente online! A vostra disposizione l’opera completa, definitiva e accuratamente aggiornata, che vi regalerà notti insonni e piene, piene di rivelazioni. Così si presenta “La bibbia 3.0”: un enorme dossier di scatti pornografici e pedo-pornografici.

La notizia, arrivata sui giornali nazionali poco più di un mese fa, non tratta di un archivio trovato in un qualsiasi PC di un comune pedofilo o, volendo creare un neologismo, sessual-tossico (stando al fatto che la pornografia non solo può creare dipendenza ma può risultare anche tossica).
Quella di cui si parla è la notizia che ha sconvolto l’Italia e che riguarda un raccoglitore telematico consultabile online con un semplice movimento del mouse: una lista accurata e apparentemente interminabile di documenti privati, foto intime, testimonianze di veri e proprio rapporti sessuali, spesso perfino all’insaputa delle protagoniste.

Su Facebook, la pagina che sponsorizza questo progetto e di cui qui non diremo il nome, conta più di 100 mila iscritti. L’opera è mastodontica e ha l’obiettivo di crescere ulteriormente.

Ma come funziona questa “nuova e sacra parola dell’immagine”?

È semplice: all’origine c’è un dropbox in cui sono memorizzati i file. Questi vengono aggiornati periodicamente e l’aggiornamento non solo è attuato dai creatori, che si fanno chiamare, alcuni, con i nomi degli apostoli, ma la raccolta avviene anche tramite contributo spontaneo degli utenti del web. In un certo senso funziona come Wikipedia.

C’è una comunità potenzialmente in crescita che collabora per appagare il desiderio perverso dello sguardo di un’altra comunità spettatrice. Come ogni grande opera letteraria c’è perfino una divisione in capitoli. Cartelle dettagliate divise per luoghi, nazionalità, età, orientamento sessuale.
In aggiunta, chiunque si riconosca in una delle fotografie può comunicare il proprio nome e cognome e finire nella cartella apposita. “Il frutto di questo lavoro - scrivono gli autori - è tutto italiano”.

In realtà, questo, potrebbe risultare come uno dei tanti siti – anche fotografici – riguardanti la pornografia se non fosse che, in questo database sono finite ragazzine, alcune nate tra il 2000 e il 2004.
Secondo un’indagine condotta da “Il Giornale” in un file disponibile su Google Drive campeggia così in bella vista il nome di M.M. che non nasconde di esserne un fruitore: “Ho scaricato i file e li ho raggruppati in un’unica cartella” di Drive. È illegale, ma quando gli viene chiesto se teme condanne, afferma di essere tranquillo. Come se fosse solo un gioco.

Ciò che duole e che, allo stesso tempo, è sintomo di qualcosa che non va nel nostro vivere il corpo oggi e, soprattutto, nella relazione che abbiamo con l’avanzamento delle tecnologie, è la consapevolezza con cui alcune persone, soprattutto donne, sanno di esserci. “Sì, sono io. Quindi?”. Quindi nessun problema, se non fosse che questa risposta arrivi da una ragazza di 17 anni. Scene di sesso orale, rapporti con animali e nei bagni della discoteca: scatti spesso rubati e condivisi da amici di amici di amici.

Tra i nomi anche quello di Giulia Sarti, deputata del Movimento Cinque Stelle il cui scandalo scoppiò nell’aprile del 2013 a seguito di un attacco hacker alla posta elettronica personale.
Ora, non sia mai si diventi come i cinesi, che da Pechino hanno attuato una guerra popolare contro il porno, con tanto di premi di segnalazione di siti specifici, giacché la guerra al porno web è un’esigenza imprescindibile. Si tratta di materiali che “aggrediscono gravemente la società, inquinano l’ambiente sociale e danneggiano la salute fisica e psicologica dei giovani”.

In fondo la pornografia è una bella cosa, quella di classe però, quella da VHS con tanto di nomi come Moana Pozzi o Tinto Brass. Il resto rientra in quella che Pasolini definiva “la metafora di ciò che il potere fa del corpo umano. La riduzione del corpo umano a cosa è tipico del potere. Di qualsiasi potere”.

Ma attenzione attenzione: è già pronta la “bibbia 3.1”. Questa volta con i numeri di telefono.

Scritto da Fabio Appetito - Pubblicato sul numero 3 del 2017 nel "Il Corace"

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