Attenzione, attenzione! E’ arrivata
la nuova Bibbia, la Bibbia 3.0!
Internauti, amici, curiosoni, la vera
bibbia è finalmente online! A vostra disposizione l’opera
completa, definitiva e accuratamente aggiornata, che vi regalerà
notti insonni e piene, piene di rivelazioni. Così si presenta “La
bibbia 3.0”: un enorme dossier di scatti pornografici e
pedo-pornografici.
La notizia, arrivata sui giornali nazionali poco
più di un mese fa, non tratta di un archivio trovato in un qualsiasi
PC di un comune pedofilo o, volendo creare un neologismo,
sessual-tossico (stando al fatto che la pornografia non solo può
creare dipendenza ma può risultare anche tossica).
Quella di cui si
parla è la notizia che ha sconvolto l’Italia e che riguarda un
raccoglitore telematico consultabile online con un semplice movimento
del mouse: una lista accurata e apparentemente interminabile di
documenti privati, foto intime, testimonianze di veri e proprio
rapporti sessuali, spesso perfino all’insaputa delle protagoniste.
Su Facebook, la pagina che sponsorizza questo progetto e di cui qui
non diremo il nome, conta più di 100 mila iscritti. L’opera è
mastodontica e ha l’obiettivo di crescere ulteriormente.
Ma come
funziona questa “nuova e sacra parola dell’immagine”?
È
semplice: all’origine c’è un dropbox in cui sono memorizzati i
file. Questi vengono aggiornati periodicamente e l’aggiornamento
non solo è attuato dai creatori, che si fanno chiamare, alcuni, con
i nomi degli apostoli, ma la raccolta avviene anche tramite
contributo spontaneo degli utenti del web. In un certo senso funziona
come Wikipedia.
C’è una comunità potenzialmente in crescita che
collabora per appagare il desiderio perverso dello sguardo di
un’altra comunità spettatrice. Come ogni grande opera letteraria
c’è perfino una divisione in capitoli. Cartelle dettagliate divise
per luoghi, nazionalità, età, orientamento sessuale.
In aggiunta,
chiunque si riconosca in una delle fotografie può comunicare il
proprio nome e cognome e finire nella cartella apposita. “Il frutto di questo lavoro -
scrivono gli autori - è tutto italiano”.
In realtà, questo,
potrebbe risultare come uno dei tanti siti – anche fotografici –
riguardanti la pornografia se non fosse che, in questo database sono
finite ragazzine, alcune nate tra il 2000 e il 2004.
Secondo
un’indagine condotta da “Il Giornale” in un file disponibile su
Google Drive campeggia così in bella vista il nome di M.M. che non
nasconde di esserne un fruitore: “Ho scaricato i file e li ho
raggruppati in un’unica cartella” di Drive. È illegale, ma
quando gli viene chiesto se teme condanne, afferma di essere
tranquillo. Come se fosse solo un gioco.
Ciò che duole e che, allo
stesso tempo, è sintomo di qualcosa che non va nel nostro vivere il
corpo oggi e, soprattutto, nella relazione che abbiamo con
l’avanzamento delle tecnologie, è la consapevolezza con cui alcune
persone, soprattutto donne, sanno di esserci. “Sì, sono io.
Quindi?”. Quindi nessun problema, se non fosse che questa risposta
arrivi da una ragazza di 17 anni. Scene di sesso orale, rapporti con
animali e nei bagni della discoteca: scatti spesso rubati e condivisi
da amici di amici di amici.
Tra i nomi anche quello di Giulia Sarti,
deputata del Movimento Cinque Stelle il cui scandalo scoppiò
nell’aprile del 2013 a seguito di un attacco hacker alla posta
elettronica personale.
Ora, non sia mai si diventi come i cinesi, che
da Pechino hanno attuato una guerra popolare contro il porno, con
tanto di premi di segnalazione di siti specifici, giacché la guerra
al porno web è un’esigenza imprescindibile. Si tratta di materiali
che “aggrediscono gravemente la società, inquinano l’ambiente
sociale e danneggiano la salute fisica e psicologica dei giovani”.
In fondo la pornografia è una bella cosa, quella di classe però,
quella da VHS con tanto di nomi come Moana Pozzi o Tinto Brass. Il
resto rientra in quella che Pasolini definiva “la metafora di ciò
che il potere fa del corpo umano. La riduzione del corpo umano a cosa
è tipico del potere. Di qualsiasi potere”.
Ma attenzione
attenzione: è già pronta la “bibbia 3.1”. Questa volta con i
numeri di telefono.
Nessun commento:
Posta un commento