sabato 8 febbraio 2020

MA I LIBRI DOVE ANDRANNO?

“…….Quasi 300 librerie chiuse negli ultimi anni. Tutti indignati! Chi si straccia le vesti per il dolore, chi inveisce, governo ladro, chi è pronto per la rivoluzione. Come facciamo noi senza librerie? Ma poi a pensarci bene….beh un po' se la sono cercata eh….i libri a dirla tutta costano troppo e in libreria non ti fanno manco lo sconto, poi figuriamoci per me la cultura dovrebbe essere gratuita….E se la vogliamo dire proprio tutta è colpa loro se non sono stati capaci di adeguarsi ai tempi, mancano di visione, che so, almeno un angolo bar con wi-fi dove un povero cristo possa lavorare un sette/otto ore consumando un buon caffe (la qualità prima di tutto!), oppure non so, organizzando eventi culturali. Ma non di lunedì che il lunedì non ce la faccio, neanche il martedì che ho il corso di macumba, il mercoledì per carità è contro la mia religione, neppure il giovedì che porto il gatto dallo psicologo, né il venerdì che sono sconvolto di stanchezza. Il sabato forse sì, quelli senza pioggia però che soffro di reumatismi al gomito. Invece la domenica tra le 17,10 e le 18.20 sarebbe perfetto. Ecco la domenica andrei volentieri, specialmente se facessero presentazioni-con aperitivo- di qualche libro interessante, di autori à la page, ecco allora sì che andrei ad ascoltare, il libro purtroppo non potrei comprarlo, non ho più spazio sugli scaffali, leggo assai io, però un bicchiere di vino sì, ecco quello lo prenderei volentieri grazie! E invece niente, la domenica le librerie sono chiuse, e allora ditelo che non avete voglia di lavorare, che avete abdicato ad Amazon che invece mi fa gli sconti e mi porta i libri a casa il giorno dopo! Vabbè, è andata così, ma quanto mi dispiace, erano punti di aggregazione importanti le librerie e poi vuoi mettere l’odore della carta che ti accoglieva all’entrata. Un vero peccato!”

Bellissime le parole scritte da Palmira Pregnolato (Orientalia editrice), ci danno la misura del nostro vivere, del nostro tempo, del nostro divenire. Sono 2.332 le librerie che hanno chiuso i battenti in Italia negli ultimi 5 anni: un dato che fa certamente impressione e che merita di essere preso seriamente in considerazione e analizzato in profondità. La crisi del settore non riguarda solo le piccole realtà indipendenti ma anche colossi come Feltrinelli. Le ragioni per cui le librerie chiudono sono tante e variegate: anche questo fenomeno, come altri della nostra contemporaneità, va contestualizzato e non può certo essere archiviato banalmente. Viviamo in una società complessa, in rapido cambiamento e spesso soggetta a improvvise sferzate. Come altre realtà commerciali, anche le librerie subiscono inevitabilmente il successo dei portali online dove di libri se ne trovano molti di più, spesso a prezzi ridotti e con il vantaggio della consegna a domicilio nel giro di pochissimi giorni. 
Ci sono poi i dati sulla lettura in Italia che di certo non confortano: le statistiche evidenziano implacabili il disinteresse della maggior parte dei nostri concittadini nei confronti dei libri e sembrano quasi decretare la fine della letteratura, soppiantata da altre forme di narrazione più avvincenti e, guarda caso, “veloci”, come i film e le serie tv. Di converso, però, laddove alcune realtà esauriscono il loro ciclo, altre ne intraprendono uno nuovo: si tratta, sempre più spesso, di progetti innovativi e originali che sorgono dalla creatività e dalla perspicacia di chi nella cultura e nella letteratura ci crede fortemente e ci investe in tutti i sensi. Uomini e donne che decidono di spendere tempo e denaro per concretizzare un’idea, per creare uno spazio di divulgazione e di condivisione, rigenerando con intelligenza il ruolo delle librerie e infondendo nuova linfa vitale a tutto il mondo della cultura e della conoscenza.  

Pensiamo ad una realtà come La Piccola Farmacia Letteraria a Firenze: nata da un’idea di Elena Molini, in collaborazione con le psicologhe Ester Molini e di Deborah Sergiampietri, la PFL costituisce un esempio eccellente di reinvenzione del ruolo delle librerie e dei librai. I libri qui sono catalogati non per autore o per genere ma in base alle emozioni e agli stati d’animo che contengono. Ogni titolo è corredato da un bugiardino – proprio come quello dei farmaci – con tanto di indicazioni terapeutiche, posologia ed effetti collaterali: la relazione con i lettori è così altamente valorizzata e arricchita, a partire dalla convinzione che leggere non è semplicemente un atto di evasione ma può diventare una vera e propria cura per l’anima. Anche i giovani grafici e designer di Tic Edizioni hanno deciso di mettere in campo la loro idea di libreria: il Punto TIC, che ha due sedi a Roma, è uno spazio dove è possibile trovare libri ma anche non-libri. Poesie in forma di magneti, cartoline che ritraggono una Capitale decisamente insolita, le avventure di Er Cane e, da poco, anche di Er Gatto e molto altro ancora. Una sorta di wunderkammer di parole e immagini che si fanno potenti strumenti della fantasia, innescando possibilità di ulteriori creazioni e invenzioni. Siamo di fronte ad un enorme, meraviglioso cambiamento in atto: a dispetto di chi si ostina a credere che di libri possano e debbano parlare soltanto i critici letterari, possibilmente attraverso i canali tradizionali di comunicazione, o che il mestiere di libraio non abbia futuro, assistiamo (con gioia) al fiorire di profili Instagram e canali Youtube dedicati ai libri ma anche di iniziative pregevoli e assai stimolanti che riguardano la lettura, come il bookcrossing o il progetto di Ambulanza Letteraria. La realtà che ci circonda merita di essere interpretata e non sempre criticata. 

Scritto da Alessia Pieri

Pubblicato sul numero 3 del 2020 del Il Corace

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