giovedì 27 aprile 2017

L’ ECONOMIA A PORTATA DI TUTTI: LA BREXIT

Il 23 Giugno del 2016 la Gran Bretagna ha affrontato uno dei più importanti referendum per la storia economica e politica del Paese: la scelta di continuare a far parte o meno dell’Unione Europea (UE); dai risultati è emerso che il popolo britannico ha votato per il temuto si (si, usciamo dall’ UE) e da quel momento in poi c’è stato un crescendo di tensione sia interno che esterno alla Gran Bretagna.

Ma quali sono i motivi per i quali si teme così tanto la sua uscita?
Sicuramente le preoccupazioni sono principalmente di carattere economico, dato che si parla di una delle Nazioni fondatrici dell’UE con un importante peso economico. Nel dettaglio, venendo meno la libera circolazione delle merci tra Paesi membri dell’UE (pilastro importante dell’ economia europea) uno dei problemi potrebbe riguardare i dazi doganali (tasse che si applicano sull’ esportazione/ importazione di beni da e verso altri Paesi), poiché la Gran Bretagna effettua molte esportazioni verso l’Unione Europea.

Questo comporterebbe un danno per la Gran Bretagna, la quale dovrebbe pagare i suddetti dazi ogni volta che esporta merce verso altri Paesi, implicando un aumento dei prezzi dei beni; gli altri Paesi quindi, vedendosi applicare un prezzo più alto, sceglieranno di non acquistare più dalla Gran Bretagna, causando un calo della produzione delle imprese anglosassoni, quindi disoccupazione.

Qui si collega un altro dei possibili problemi, quale la riduzione degli investimenti, non solo interni al Paese, ma anche esteri; nel primo caso, potendo esserci disoccupazione, le famiglie e le imprese investiranno sempre meno a causa di una riduzione del loro reddito, nel secondo invece si parla di una riduzione di introito di capitali esteri, i quali hanno sempre garantito al Paese un ottimo afflusso monetario utile all’economia ed alla finanza.
Non di minor importanza è la restrizione alla libera circolazione delle persone (altro pilastro fondamentale dell’UE, collegato al precedente) la quale implicherà che le persone dovranno richiedere un permesso per recarsi in Gran Bretagna; sul piano economico ci saranno importanti risvolti, soprattutto dal lato del lavoro, in quanto molti giovani italiani e non si sono ivi trasferiti in cerca di un’ occupazione.
In questo caso ci saranno sicuramente problemi burocratici per la validazione dei permessi di soggiorno, sia di lavoro che di studio che di turismo, e questo scoraggerà le persone a recarsi in Gran Bretagna.

I problemi vengono rilevati anche dal punto di vista dell’UE, la quale vede l’uscita della Gran Bretagna come un affronto alla memoria della fondazione dell’UE stessa; per altri si parla di abbandono in un momento di forte crisi dell’Unione sia di carattere politico che economico; ancora si parla di sopravvalutazione delle potenzialità di un Paese per la possibilità di riuscire a ricrearsi una posizione vincente nel quadro economico mondiale senza l’appoggio di altri Stati, i quali subiranno le conseguenze di tale scelta senza potersi opporre.
I Paesi europei hanno timore della perdita della Gran Bretagna perché dagli albori è stata una grande potenza che ha sempre assicurato stabilità e garanzia per l’economia europea; ha partecipato attivamente alla creazione ed alla storia di ciò che venne pensata come una forza economica in grado di competere con l’America e l’Asia, anche se l’intento non riuscì appieno.

I problemi legati all’uscita non saranno dei più facili, né per la stessa Gran Bretagna né per i Paesi che resteranno nell’Unione, dove tutti si ritroveranno a fare i conti con un nuovo status che potrebbe segnare la riuscita degli sforzi fatti.
Non possiamo dire con certezza cosa accadrà e non possiamo prevedere tutte le conseguenze possibili, e nell’attesa del trascorrere di questi altri tre anni, mi auguro che la Gran Bretagna riesca nel suo intento.

Scritto da Eleonora Angelini - Pubblicato sul numero 4 del 2017 nel "Il Corace"

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