lunedì 29 marzo 2021

PROGRESSO

Una delle definizioni di progresso è "sviluppo verso forme di vita più elevate e più complesse, perseguito attraverso l’avanzamento della cultura, delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, dell’organizzazione sociale, il raggiungimento delle libertà politiche e del benessere economico, al fine di procurare all’umanità un miglioramento generale del tenore di vita, e un grado maggiore di liberazione dai disagi". Questa definizione rimanda al concetto illuminista del termine, in quanto l'uomo armato della propria ragione dovrebbe arrivare a uno stadio di perfezione associativa con i suoi simili. Il problema è che in alcuni ambiti l'idea illuminista si è trasformata fino a diventare un vero e proprio scopo di vita. E questo a discapito di altre forme di civiltà che nulla desideravano da questa frenesia evolutiva. Come non pensare allora a tutte quelle popolazioni semi primitive che l' uomo occidentale ha voluto in qualche modo riplasmare a propria immagine e somiglianza. E questo processo di evoluzione forzata, di progresso esasperato ha avuto, ragionando da perfetti colonialisti quali siamo (in ottemperanza al nostro modo occidentale di concepire il benessere e la prosperità), i suoi frutti. Pensiamo solamente che i_ paesi più industrializzati e ricchi del mondo hanno fondato sul progresso coloniale tutte le loro fortune. D'altro canto ci sono state regioni dove questo sistema non è riuscito a penetrare e quindi si è passati alla fase successiva del progresso, la distruzione del passato. Perché il progresso in sé implica una trasformazione, ma dove questa non può avvenire allora subentra la sostituzione del vecchio col nuovo, ed è una tattica che oltre a portare al suo scopo, seppur con strascichi imbarazzanti per chi ne è stato l'artefice (ma tanto chi se ne frega, pro domus sua), cancella di fatto un intero retaggio culturale e umano. Mancano in quei popoli catturati dalla rete dell'occidentalizzazione il tempo e i mezzi per comprendere e assimilare le nuove strutture, e questo crea un divario enorme tra il prima e il dopo. Immaginate di consegnare un fucile a un uomo dell'era glaciale. Per quanto possa essere istruito sul suo funzionamento e sulla sua utilità, finirà per forza di cose per fare più danni di quanti benefici ne possa trarre. Quello che è successo ad esempio nell'America del diciottesimo e diciannovesimo secolo. L'uomo bianco ha dato fucili e cavalli ai nativi e questi, organizzati in semplici comunità semi primitive, che non conoscevano nemmeno la lavorazione dei metalli (altro che la polvere da sparo), istigati e oppressi dai loro stessi "armatori" si sono trasformati in guerrieri sanguinari. O in Africa, dove le compagnie minerarie hanno introdotto popoli non pronti culturalmente, socialmente e politicamente nel sistema economico mondiale, con la conseguenza di aver impoverito quei paesi e averli portati e tutt'ora tenuti in uno stato di guerre civili perenni. In conclusione mi sento di dire che il progresso non sempre è la cosa migliore per le civiltà, o quantomeno non lo è il progresso forzato e "fagocitante" attuato senza le giuste e calcolate tempistiche. Siamo un prodotto della nostra società, un prodotto anche noi del progresso scellerato, un progresso che ormai ha vita propria e più dell'amore tutto muove.

Scritto da Matteo D'Achille - Pubblicato sul numero 3 del 2021 del Il Corace

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