E’ stata di questi giorni
l’iniziativa della famiglia Ravizza Garibaldi di organizzare un
incontro a Carano, dove si trova la tomba di Menotti Garibaldi,
figlio del più noto Giuseppe, uno dei protagonisti indiscussi del
processo dell’unificazione italiana.
L’occasione è stato
l’anniversario dell’Unità d’Italia. 17 marzo 1861 – 17 marzo
2017, sono trascorsi 156 anni dalla nascita dello Stato italiano, ma
occorre precisare che l’unità ha lasciato aperte dei problemi non
ancora risolti. Intanto bisogna fare qualche precisazione non
scontata: nel 1861 nasce lo Stato, ma non l’Italia, che esisteva
già da secoli.
Dante Alighieri era italiano anche se ai suoi tempi
non esisteva lo Stato unitario e lo stesso si può dire di altri
personaggi; l’unità, soprattutto nel modo in cui è stata
realizzata, risulta criticabile, “fatta male” e proprio per
questo sembra aver lasciato alcune ferite. Ecco gli argomenti più
dibattuti.
Sicuramente la “questione meridionale”, che ancora
oggi continua drammaticamente a sanguinare. Nel periodo in questione
nel Sud si è combattuta una feroce guerra civile tra italiani,
frutto della volontà di imporre un sistema politico a un Regno
secolare, come quello di Napoli prima e delle due Sicilie poi. Questa
guerra ha lasciato tracce, consapevoli e non, che si esprimono
nell’antagonismo contro lo Stato, da allora considerato come un
corpo estraneo e ostile. E non basta che lo Stato riversi soldi su
una popolazione, quasi volesse farsi perdonare di averla umiliata.
La
questione è storica e culturale, politica ed economica.
Poi la
“questione della forma del nuovo Stato”: nel 1861 venne preferito
al federalismo uno Stato fortemente centralizzato sul modello
francese. Nacque così l’Italia dei Prefetti, da molti definito il
“vestito peggiore “ per popoli diversi, lontani, che forse
avevano bisogno di una Confederazione che li tenesse insieme, senza
che nessuno prevaricasse gli altri.
Lo Stato liberale e quello
fascista cercarono di risolvere la questione aumentando il
centralismo. Dopo il 1945 la Repubblica dei partiti ha cercato la
soluzione con l’istituzione delle Regioni, che sarà attuata dopo
il 1970.
Poi è storia di oggi: è nato il fenomeno leghista, che
dando obiettivi politici al movimento autonomista, ha posto
maggiormente la questione all’attenzione dell’opinione pubblica.
Infine la “questione cattolica”, perché è fuori dubbio che il
processo risorgimentale si è indirizzato esplicitamente contro la
Chiesa. Cavour sosteneva “libera Chiesa in libero Stato” e il
Risorgimento si concluse con la conquista militare di Roma nel 1870 e
poi nella lunga contrapposizione tra il Paese reale (cattolico) e il
Paese legale (dei poteri forti).
Il richiamo a problemi lasciati
aperti dal processo di unificazione nazionale, senza alcuna pretesa,
vuole semplicemente ricordare che la guarigione da queste ferite non
tollera scorciatoie, ma è lunga e difficile, perché passa
attraverso l’educazione degli uomini nel rispetto della loro
libertà.
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