giovedì 13 luglio 2017

PER NON DIMENTICARE

Il 19 luglio prossimo ricorre il 25° anniversario della morte di Paolo Borsellino.

Il 19 luglio del 1992 una Fiat 126 imbottita di tritolo e posteggiata tra le tante auto di Via D’Amelio, viene fatta esplodere. La bomba viene azionata con un telecomando da un giardino vicino. A premere il pulsante sarebbe stato il boss di Brancaccio, Graviano, già condannato all’ergastolo come mandante della strage. Non ci sarà scampo per il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, i cui corpi verranno ridotti a brandelli. Si salverà solo l’agente rimasto alla guida di un’auto di scorta, sopravvissuto a quell’inferno, da cui resterà segnato per tutta la vita. Quel pomeriggio un pugno nello stomaco colpisce i palermitani e l’Italia intera, il ricordo corre a qualche mese prima, quando a cadere per mano della mafia è stato Giovanni Falcone. Già la mafia, cosa complicata, omertosa, radicata, violenta. Ma la mafia comprende anche la storia di chi l’ha voluta stanare e combattere, uomini come Falcone e Borsellino.
La storia della mafia è anche la storia di uomini giusti come loro.

Paolo Borsellino legato dalla nascita a Palermo, divenne il più giovane magistrato d’Italia, vincendo il concorso a ventitré anni. Presto fece sentire la sua voce quando nel 1980 cominciò a collaborare con il pool antimafia. Anni fatti di indagini e di messa a punto di nuovi metodi per combattere Cosa nostra. Anni di omicidi, di paura, senza mai cedere, anni difficili di cui Borsellino disse di essere un testimone. Uomo giusto, appassionato, allegro ed integerrimo: questo è stato Paolo Borsellino.

Scritto da Letizia Carpineti - Pubblicato sul numero 6 del 2017 nel "Il Corace"

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