lunedì 5 febbraio 2018

RETI TEMATICHE COME SVILUPPO TURISTICO DEL TERRITORIO

Nel mese passato, ho avuto l’onore di discutere presso la città di Trikala in Grecia nell’ambito del progetto DenCupid, il lavoro di tesi che ho sviluppato in collaborazione con la facoltà di Architettura di Roma dell’Università “La Sapienza” nell’ambito del Master di II°livello in ACT “Valorizzazione e Gestione dei Centri Storici minori – Azioni Integrate, Cultura e Territorio”, riguardante un progetto di sviluppo turistico e valorizzazione del territorio lepino attraverso dei percorsi tematici, generati dalle potenzialità che offre il territorio locale, coinvolgendo alcuni paesi dei monti Lepini tra cui Cori. Lo studio nasce dalla necessità di contrastare le problematiche che stanno riguardando ormai da anni i centri storici minori italiani ed il loro territorio, ovvero lo spopolamento di essi, causato da diversi fattori: come il lavoro e lo studio (incentrato verso le grandi città metropolitane), eventi naturali catastrofici come terremoti, difficoltà di collegamento e di posizionamento geografico, degrado del paesaggio, turismo minore e poca visibilità….

I territori comunali presi in considerazione nel progetto sono stati Cori e la frazione Giulianello, Rocca Massima, Sermoneta, Bassiano e Norma (per ragioni di tempistiche), ma il progetto può essere naturalmente esteso anche agli altri comuni lepini presenti che qui non vengono citati.
Il lavoro è stato suddiviso in due parti: una di analisi e una progettuale. Nella fase analitica sono stati presi in considerazione diversi fattori: indice di accessibilità al territorio (analisi delle infrastrutture per raggiungerlo dalle grandi città o capoluoghi kilometraggio, tempi di percorrenza sia con servizi privati che pubblici, costi dei mezzi pubblici…), collegamento interno tra i centri storici interessati e qualità delle infrastrutture esistenti, analisi demografica attraverso dati (instat) reali e numeri riguardanti l’affluenza turistica, mappatura delle potenzialità dal punto di vista monumentale, culturale, storico, naturale, paesaggistico, agricolo ed enogastronimico…

I risultati di queste indagini sul turismo, evincono come il giardino di Ninfa sia un faro catalizzatore per il territorio, con i suoi circa 50.000 visitatori annui aperto solo in determinate giornate/weekend, un sito trainante con numeri pazzeschi, limitato al luogo e alla vicina Sermoneta. La strategia di progetto, è stata quella di tracciare sul territorio, una rete di collegamenti divisa per tematismi sfruttandone le varie potenzialità che esso ci offre, come ad esempio: le bellezze naturali, monumentali, enogastronomiche, e potenziarne i percorsi esistenti, progettarne di nuovi, implementandoli dove non ce ne sono, collegati alla ferrovia Roma-Napoli, l’infrastruttura più importante per raggiungere la nostra area. Viene progettato un percorso Tematico Storico, con l’obiettivo di unire e far scoprire attraverso un percorso dedicato i centri storici, ricchi di storia e di monumenti, con eventuali collegamenti tra di essi attraverso servizi di Navetta, o di car sharing con stazioni di ricarica presenti in ogni borgo; percorsi tematici naturalistici, con obiettivi di promuovere e far conoscere le bellezze naturalistiche e paesaggistiche, attraverso una rete di connessione tra le più importanti attrazioni presenti nell’area dal lago di Giulianello, passando per Ninfa ed il parco Pantanello fino a giungere all’area di Monticchio, tutti monumenti naturali; infine un percorso dedicato al tema dell’enogastronomia, con l’obiettivo di portare il turista alla scoperta dei prodotti tipici locali, dalla fase di produzione agricola e di allevamento, alle tecniche innovative utilizzate fino alla degustazione, individuando nella rete location adeguate ad accogliere tali eventi, sempre con l’implementazione di servizi di spostamento sopra citati.

L’obiettivo finale (del masterplan) è racchiudere il tutto attraverso la creazione di un parco vero e proprio, che possa da una parte tutelare in modo definitivo tutto quello presente al suo interno e che possa diventare un modus operandi da esportare in tutto il mondo, un po’ come è avvenuto in altre realtà italiane, come ad esempio la Val d’Orcia.

Scritto da Fernando Bernardi - Pubblicato sul numero 1 del 2018 nel "Il Corace"

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