giovedì 23 dicembre 2021
lunedì 29 novembre 2021
mercoledì 3 novembre 2021
LA LINGUA DI CORI
Òta, sf, volta; vuota; turno, avvicendamento; vóta (fv), giramento. (Na òta, una volta; la vasca è òta, la vasca è vuota; è la òta te, è il tuo turno; isso òta, lui vóta, esprime il voto; m'è dato de òta jo capo, mi ha preso un giramento di testa). Nel dialetto contemporaneo nel significato di volta, giramento, si sente anche òlta. Vedere anche vòta.
Azzìglio,
sm, pungiglione di insetto, euforia. E, inoltre, fastidio,
irrequietezza, smania, esaltazione, furore improvviso. Anche zzìglio.
Il lemma vale sia per animali, specie bovini, sia per il
comportamento delle persone (a
Pietro c'è pigliato j'azzìglio,
Pietro è stato colto da improvviso furore, da improvvisa
rabbia).
Diasilla,
loc, Dies Irae. Estensivamente morte, funerale. Il termine è
femminile. Il termine viene dal canto "Dies irae, dies illa,
giorno d'ira quel giorno" attribuito con molti dubbi a Tommaso
sa Celano e cantato durante i funerali (a
chìglio ci stao a ddi' la ddiasilla,
a quello gli stanno facendo i funerali).
Mpalà,
v, spalare, prendere con la pala, raccogliere con la pala; impalare;
mettere la pasta del pane a forma di pagnotta in una pala di legno
dal lungo manico e infornarla per poi accudirla e sfornarla appena
cotta. Anche rempalà,
reppalà.
Può essere sinonimo di nfórnà.
Per la pronuncia vedi mpacco.
Mpacco,
sm, impacco. Applicazione diretta sulla pelle di un panno imbevuto
nel liquido tiepido o freddo di sostanze medicamentose tratte da
piante medicinali. Vedi mpiastro.
Si evidenzia che il digramma mp
ha una pronuncia assai vicina al digramma mb.
Mpiastro,
sm e agg, impiastro, cataplasma, poltiglia di erbe, di pane, ecc. da
mettere su una ferita o un foruncolo, ecc.. Si dice di persona che si
comporta male o in modo non corretto, non ordinario; antipatico. Per
la pronuncia vedi mpacco.
TUTTA QUESTIONE DI PERSONALE, INCENTIVI PER FUNZIONI TECNICHE: L’IMPEGNO DEL SINDACO
L’assessore Fantini non si è mai fatto carico di rispondere alle interrogazioni dell’opposizione sulla modifica del Regolamento del fondo incentivante per lo svolgimento di funzioni tecniche che viene riconosciuto al RUP (responsabile unico del procedimento) e che eroga lo 0,8% del 2% degli importi a base d’asta dei lavori pubblici e dei servizi tecnici che attingono a grossi finanziamenti. Ma nel Consiglio Comunale di luglio, ci ha pensato il Sindaco! Stiamo parlando di finanziamenti che, a occhio, sfiorano i 20 MILIONI DI EURO, e forse sono pure sottostimati!!! Facendo due conti, le somme destinabili agli incentivi per le funzioni tecniche sono molto elevate: girano intorno ai 300.000,00 EURO!!!! SONO TANTI SOLDI!!!
Spieghiamo per chi è poco addentro. Nell’Ente Comunale, quando un responsabile gestisce dei contratti che possono essere di lavori e di servizi (ad esempio il servizio di raccolta dei rifiuti urbani, oppure progetti di opere pubbliche come le Sipportica, via delle Rimesse, via del Soccorso, etc. etc.) la legge consente che gli venga riconosciuto un incentivo per il lavoro in più e per le responsabilità che deve assumersi oltre quelli ordinari. Non solo!!! Il responsabile può nominare degli aiutanti interni oppure esterni (i così detti supporti al RUP) per ogni contratto di lavori e di servizi, con assegnazione di importi, a volte, anche molto significativi. Tutti capiamo bene che si tratta di una leva di potere non da poco!!!L’erogazione di questi incentivi deve essere regolata secondo un regolamento comunale che deve però rispettare alcuni criteri e limiti. Innanzitutto questi incentivi al responsabile non possono superare il 50% dello stipendio annuo e questo lo dice la Legge nazionale. Questi incentivi devono essere assegnati per competenza rispetto alla prestazione, vale a dire che se un responsabile ha diritto a prendere l’incentivo per la gestione del contratto per la raccolta dei rifiuti del 2019, qualora l’importo supera il limite del 50% del suo stipendio netto del 2019 non può prendere i soldi che esuberano negli anni successivi quando, ad esempio, non ha altri incentivi e quindi avrebbe capienza rispetto a quel 50%. Poi il responsabile non può autoliquidarsi questi incentivi, per evitare conflitti di interessi (ed anche questo lo dice la Legge nazionale e le regole dell’anticorruzione). Nel nostro caso, il regolamento interno consente, andando contro la legge, l’autoliquidazione degli incentivi, creando situazioni di evidente conflitto di interessi. Inoltre il regolamento interno dice che le somme che esuberano il 50% annuo dello stipendio base possono essere liquidate nella prima busta paga dell’anno successivo e facendo così parte del 50% di quell’anno. Su questo tema, molto delicato, l’opposizione aveva fatto interrogazioni e chiesto ripetutamente che la liquidazione di queste somme non fosse in mano alla stessa persona (nel nostro caso l’ingegnere) che fa i conti per se stesso per prendere questi soldi, perché configura un pesante conflitto di interesse, che la legge, ripetiamo, non ammette. Quindi, aveva chiesto di finirla con le auto-liquidazioni e di verificare se quelle fatte finora sono corrette. In consiglio comunale di luglio 2021, la minoranza aveva stigmatizzato la risposta da “yes man” del nuovo responsabile del personale, proveniente (citiamo il consigliere comunale di minoranza) dal “covatoio di Lariano”, che dimostra di non conoscere il Piano triennale anticorruzione 2021-2023 approvato nel marzo 2021, e risponde (sotto dettatura?), facendo riferimento ad un regolamento non più vigente. In quel consiglio comunale di luglio, è dovuto di nuovo intervenire il Sindaco che ha definito questa vicenda “noiosissima” e si impegnato a modificare i due regolamenti, sia quello del Piano triennale anticorruzione che indica chi e come si devono liquidare gli incentivi, sia il regolamento sugli incentivi chiarendo che in un anno un responsabile non può avere incentivi superiori al 50% del proprio stipendio annuale (come dice la legge) e che ciò che esubera dal 50% può averlo solo nel primo mese dell’anno successivo andando così a costituire il 50% dell’anno in corso e tutto ciò che esubera deve andare nelle casse comunali. Questa dichiarazione del Sindaco la troviamo veramente inquietante!!!! Cosa significa? Significa che nel corso degli anni qualche responsabile si è liquidato incentivi oltre il dovuto? Trasportando negli anni in cui non superava il 50% dello stipendio annuo ciò che non aveva potuto autoliquidarsi nell’anno di competenza e che quindi doveva andare nelle casse comunali? Certo la vicenda è “noiosissima”, ma va affrontata. E poiché l’assessore Fantini, che ha avuto delega al personale (oltre che alla cultura) non ha mai risposto, lo ha fatto di nuovo il Sindaco. Però ci chiediamo cosa ci sta a fare l’assessore al Personale? Se non controlla la regolarità delle autoliquidazioni degli incentivi tecnici degli anni scorsi, se non mette mano al regolamento comunale per fare definitivamente chiarezza e giustizia? I cittadini sanno che gli Uffici non funzionano ed ora sanno anche che c’è qualcuno che intasca (legittimamente?) molti soldi per seguire i contratti di appalto. Signor Sindaco, visto l’impegno che si è personalmente preso nel consiglio comunale di luglio, siamo nelle sue mani, visto che la delega al personale non viene onorata!!!!
Il Consigliere indipendente
Angelo Palliccia
IL LATIUM FESTIVAL È PROPRIETÀ DEL COMUNE
E non dell’associazione “Festival della Collina”?
Il “Latium Festival”, la bella manifestazione che da molti decenni viene organizzata a Cori, negli ultimi anni ha sempre creato numerosi interrogativi e interrogazioni sia da parte dell’opposizione, sia da parte nostra senza avere nessuna risposta da parte dell'Assessore Fantini. Chi la organizza? Chi la paga? A chi vengono dati i soldi? Questo perché risultano sempre le stesse Associazioni che prendono i soldi e che fanno capo, direttamente o indirettamente, sempre alla stessa persona: il Presidente della Pro Loco di Cori. Ma, a ben guardare, esiste un problema forse più importante “a monte” dei soldi stessi. Facciamo un po’ di chiarezza. Il “Latium Festival” risulta iscritto nell’Albo Regionale dei Festival del Folklore (Legge Regionale n. 15/2014, art. 9, comma 3 e “Disciplina dell’Albo Regionale del folklore-Linee Guida”, approvata con DGR n. 77/2017). L’Albo Regionale recita: - DENOMINAZIONE DEL FESTIVAL: Latium Festival-Musiche e Danze Popolari del mondo per una cultura della pace- CIOFF®. - PROPONENTE: Comune di Cori. Ecco!!!! Il “Latium Festival” è iscritto come iniziativa del Comune di Cori. Insomma è patrimonio immateriale dell’Ente e quindi di tutti i Cittadini di Cori. E qui inizia la GRANDE CONFUSIONE!!! Con Delibera di Giunta n. 92 del 15 luglio 2021, è stato approvato e sottoscritto un Protocollo di intesa, tra il Comune di Cori, nella persona del Sindaco Mauro De Lillis, e l’Associazione “Festival della Collina”, nella persona del presidente Tommaso Ducci. Con questo Protocollo (Art. 2) l’Amministrazione Comunale di Cori partecipa all’Organizzazione del LATIUM WORLD FOLKLORIC FESTIVAL – Musiche e Danze popolari del mondo per una cultura della Pace – CIOFF e si impegna a collaborare con l’Associazione Culturale “Festival della Collina” per la buona riuscita della manifestazione. NON ABBIAMO CAPITO!!!! Sembra che l’Amministrazione partecipi all’organizzazione che però sembrerebbe affidata ad un altro soggetto!!! Ma quando e come l’amministrazione Comunale ha appaltato la SUA MANIFESTAZIONE iscritta – a proprio nome - all’albo regionale dei festival del folklore all’associazione “Festival della Collina”? Poi (Art. 3) Il presente protocollo è da intendersi valido per l’edizione 2021-2022-2023, salvo rescissione da parte del Comune da comunicarsi in forma scritta entro il 31.03 di ogni anno. Notiamo che il Protocollo, sottoscritto dall’attuale Sindaco, impegna il Comune anche per il 2022 e per il 2023.
Inoltre (Art. 4) L’Amministrazione Comunale di Cori si impegna a contribuire alla realizzazione della manifestazione con l’erogazione di un contributo annuale di € 7.500,00 (settemilacinquecento euro) e la concessione del patrocinio. Anche qualora l’Amministrazione avesse appaltato l’organizzazione del “Latium Festival” all’Associazione “Festival della Collina” (cosa che, ripetiamo, non ci risulta) come si fa a dire che deve contribuire con € 7.500,00? Ci sono dei preventivi di spesa sui quali l’amministrazione si impegna a pagare una quota del costo complessivo? A noi pare di no! È persino difficile avere i rendiconti, immaginiamoci i preventivi! E poi: il Comune che da il patrocinio a se stesso???? Se non fosse un paradosso, ci sarebbe da ridere!!! Ancora (art. 5) l’Amministrazione Comunale di Cori si impegna altresì a collaborare con l’Associazione Culturale “Festival della Collina” per la ricerca di eventuali ulteriori contributi aventi come finalità la crescita organizzativa, artistica e logistica, della manifestazione e/o l’organizzazione di progetti sociali e culturali ad essa collegati. Insomma, l’Amministrazione deve trovare tutti i finanziamenti oltre che mettere denaro fresco pari a € 7.500,00 ogni anno!!! Oltre a mettere a disposizione tutti i locali pubblici disponibili, nonché l’agriturismo Cincinnato! E per finire (Art. 10) l’Amministrazione Comunale di Cori si renderà disponibile a collaborare all’organizzazione di eventi nazionali e internazionali legati al CIOFF. Ma che c’entra il CIOFF in questo protocollo di Intesa? Non c’è nessun firmatario del CIOFF, che, a quanto ci risulta, è un’istituzione a se stante, con organi di rappresentanza autonomi che non comprendono l’onnipresente presidente della Pro Loco di Cori! Insomma a noi sembra un vero abuso su tutti i fronti. La manifestazione “Latium Festival”, riconosciuta dall’Albo Regionale dei festival del Folklore è proprietà del Comune di Cori e non risulta che esista un atto amministrativo che la affidi all’Associazione “Festival della Collina”. La gestione del “Latium Festival”, come patrimonio immateriale del Comune di Cori, alla stregua di qualsiasi altro bene pubblico, dovrebbe, secondo noi, essere messa a bando con precisi requisiti e non affidata direttamente ad alcuno. Tra l'altro risulta che il Comune, da qualche anno a questa parte, risulta coorganizzatore della manifestazione “Latium Festival”. La confusione è sovrana. Assessore Fantini ci fa chiarezza una volta per tutte? Grazie!
Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"
LE DONNE E LA POLITICA
Nei giorni 3 e 4 ottobre 2021 molte città sono state chiamate alle urne per rinnovare il sindaco e l'amministrazione comunale. Un dato che mi lascia perplessa è la scarsità di candidate donne e di conseguenza di elette. Basti pensare che su 20 capoluoghi di provincia su 164 candidati sindaco solo 29 erano donne. Inoltre le poche candidate non erano sostenute da quelle coalizioni con la più alta probabilità di vittoria, ma perlopiù da piccoli partiti sfavoriti nei sondaggi. Già questo dovrebbe bastare per farci pensare alla situazione italiana in materia di pari opportunità e pertanto di cariche pubbliche presiedute da donne. Questa situazione evidenzia come ci sia la necessità di rafforzare la parità di genere in ambito politico.
Il tema delle donne in politica è un dato che ha origini storiche, è stato (ed è ancora oggi purtroppo!) motivo di lotta e di rivendicazione da tempi ormai remoti. È sicuramente uno dei temi che viene tirato in ballo quando si parla proprio di pari opportunità. Ed il centrosinistra, che è storicamente il più sensibile su questo tema, dovrebbe interrogarsi maggiormente su come migliorare la rappresentanza di donne nelle amministrazioni comunali e negli enti pubblici. Riequilibrare la parità di genere è un'urgenza che riguarda tutte le forze politiche, che dovrebbero, a mio avviso, coalizzarsi per dare, finalmente, il giusto posto alle donne di valore e le stesse opportunità nell'interesse democratico del Paese. Come ben sappiamo le donne hanno ottenuto il diritto al voto solo nel 1946 e la loro partecipazione alla vita politica è andata sempre crescendo. Certo è che grazie ad alcune norme il divario che esisteva fino a qualche anno fa è stato ridimensionato, ma purtroppo è ancora esistente. Ma in questo caso non stiamo parlando di partecipazione alla vita politica del Paese ma alla sua rappresentanza, al potere in generale.
Dunque mi viene da chiedermi: è davvero sorprendente che nel 2021 ancora dobbiamo riflettere su questi temi di parità e valutare come solo una piccola quantità di donne viene candidata a cariche importanti come quella di sindaco? Probabilmente no. Diventerà un fatto strano quando vivremo in una società dove il sesso di una persona sarà super partes, quando diventerà (finalmente!) concreto il concetto di pari opportunità. Fino ad allora per quanto riguarda la carriera politica resterà, purtroppo, per noi donne solo “una tantum”.
Scritto da Costanza Placidi - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"
PARIGI, UN PO' DI STORIA E LETTERATURA
Ancora oggi la Senna rappresenta una grande risorsa per Parigi, non solo in termini di spostamenti sul fiume ma anche in termini di orientamento geografico, infatti, per facilitare gli spostamenti in città, è diventata pratica comune dividere la capitale prendendo come riferimento le sponde, sponda destra e sponda sinistra della Senna. Ognuna di queste rive ospita diversi monumenti.
Sulla riva destra c'è il quartiere di Montmartre dove sulla sua collina sorge il Sacré-Coeur, basilica costruita tra il 1876 e il 1914 e che domina tutta Parigi; e il Louvre, uno dei musei più importanti del mondo.
Sulla riva sinistra: la "Dame de fer", ovvero la Torre Eiffel, simbolo della città; e la stazione d'Orsay, un'antica stazione trasformata in museo d'arte impressionista nel 1986 dall'architetto italiano Gae Aulenti.
Il periodo storico-letterario in questione è quello del Naturalismo, periodo a cui appartiene il famoso scrittore parigino Émile Zola. Zola definisce il Naturalismo come "la formula della scienza moderna applicata alla letteratura". Negli anni dal 1870 al 1893 scrisse una serie di romanzi nell'ambito del ciclo “Les Rougon-Macquart”, in cui sono descritti gli stili di vita delle persone delle classi sociali più povere al tempo del Secondo Impero, con uno stile vigoroso e innovativo che caratterizza al meglio la trama. L'Assommoir è uno dei romanzi di questa raccolta. Questo contiene tredici capitoli: i primi sei raccontano come la protagonista, la lavandaia Gervaise, desideri una vita propria e indipendente anche se piena di difficoltà, il settimo racconta della festa di compleanno di Gervaise in cui si vede al culmine del suo obiettivo, mentre negli ultimi capitoli si parla della situazione che ha determinato il suo destino. Il titolo del romanzo deriva dal nome di uno dei club di Belleville, un quartiere di Parigi, e si concentra principalmente sulla piaga dell'alcol per le persone di questo periodo.
Scritto da Natalino Pistilli - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"
CRISI DEMOCRATICA ED ELITE DI RAPPRESENTANZA
Ha perso anche Fratelli d'Italia che, pure andando avanti nei voti, ma presentando candidati di coalizione, comunque ne è uscita sconfitta. Vince però nell'ambito del suo schieramento risultando il primo partito e superando la Lega. C'è poco da girare la frittata: le cose stanno così. Ed è altrettanto vero che nelle elezioni non ci sta quorum e quindi, avesse votato anche il 10% il quadro non sarebbe cambiato.
Bene, premessa necessaria. Ora punto e a capo e riflettiamo sul dato astensionistico perché è su questo che noi de "Il Corace" vorremmo richiamare l'attenzione dei nostri cortesi lettori.
Abbiamo avuto, in questa competizione amministrativa, oltre la metà degli aventi diritto al voto che ha ritenuto di non doverlo esercitare questo diritto. Bene o male che abbia fatto non spetta a noi giudicarlo perché di soloni e mammasantissimi in giro ce ne sono anche troppi ed è irriverente, verso chi legittimamente decide di non votare, pontificare con banalità tipo: non avete votato quindi non vi lamentate, oppure con il classico, anche se veritiero: voi non vi occupate di politica ma la politica si occupa di voi. Lo sanno.
Il ragionamento da fare è, tutto sommato, pur nella sua complessità perché richiederebbe una articolata argomentazione, abbastanza semplice: cosa ci sta dietro il non voto?
Lo diciamo subito: l'astensione non ci inquieta, né ci preoccupa né ci allarma. E ci allarma in modo grave e cupo. Vediamo ombre sul futuro del paese e sulla tenuta dello Stato democratico, e non perché un manipolo di fascisti e neonazisti esagitati e con precedenti penali hanno compiuto un gesto gravissimo come l'assalto alla Cgil, il più grande sindacato italiano, e con esso anche di fatto aggredito le organizzazioni sindacali e il mondo del lavoro e il movimento operaio; un gesto feroce che ci riporta indietro nel tempo e che richiama chi di dovere a procedere allo scioglimento di questi movimenti applicando la legge Scelba e la legge Mancino. Si decidessero a farlo e usino tutti i mezzi che la legge mette a disposizione per isolare dai no vax e no green pass in buona fede queste squadracce di energumeni.
Ci allarma perché verifichiamo, nell'astensione di massa, non un semplice per quanto pericoloso distacco tra la maggior parte dei cittadini e la politica, espressione molto vaga, o dalle Istituzioni, definizione altrettanto vaga, o dallo Stato, che vuol dire tutto e niente perché lo Stato siamo noi, ma perché leggiamo una frattura profonda tra cittadini e democrazia: è il concetto stesso di democrazia, che in occidente si esprime attraverso la rappresentanza, cioè la democrazia partecipata, ad essere messo in discussione da oltre la metà degli italiani. Una frattura che potrebbe diventare insanabile e che corrode la convivenza civile e il comune "sentiment" della nazione intorno al valore di questa categoria, sino ad ora considerata non negoziabile. La democrazia come valore assoluto, superiore ad ogni dittatura, la democrazia come certezza e non come possibilità, la democrazia come precondizione della nostra convivenza, e non come opzione. Noi vediamo tutto questo in grave pericolo. La storia ci insegna che quando, nel profondo di un popolo ci sta malessere, e quando nessun partito il cittadino sente come proprio rappresentante, o da esso si sente deluso, ci si apre dinanzi a quel popolo e a quella nazione un baratro. Lo capissero i partiti di estrema destra, Lega e Fratelli d'Italia, che soffiano sul fuoco dei no vax e dei no green pass, per alimentare un fuoco che prima o poi travolgerà anche loro, apprendisti stregoni come sono.
E lo deve capire anche il PD, che sebbene con Letta pare sia su una strada più o meno giusta, quella del campo progressista largo, lo vediamo, almeno in questa fase post elettorale troppo euforico, come se l'astensionismo fosse un dato secondario. Ribadiamo, non è così: coloro che sono andati a votare è quella quasi metà degli elettori che rientra nella oligarchia dell'appartenenza. Una oligarchia per fortuna molto ampia, ma pur sempre oligarchia. Non è un voto dato a destra o a sinistra fideistico, perché il fideismo non esiste più, ma è un voto di ulteriore fiducia dentro un contesto di vaga appartenenza e di zoccolo duro di militanza. Ma una democrazia che si divide tra delusi da essa e larghe oligarchie è una democrazia zoppa. Cammina su una sola gamba e potrebbe perdere anche l'altra. Se proprio vogliamo trovare una parola d'ordine che dovrebbe riguardare tutti: ricucire, ricucire, ricucire. Partendo dalle periferie abbandonate ad un destino "cinico e baro" per dirla come Saragat e basta con la demagogia, la retorica, i comizi perpetui. Pare che la nostra economia stia dando qualche segnale di timida ripresa: non perdiamo anche questa occasione che potrebbe essere l'ultima. Fate i seri.
Scritto da Emilio Magliano - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"
#DANTE700: III CANTO DEL PARADISO
Buona lettura e buon #Dante700. Divina Commedia, Paradiso, III - Dante Alighieri, 1321
Scritto da Tommaso Guernacci - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"
VIAGGI DEL GUSTO A CORI
«Due belle giornate per Cori – commenta con soddisfazione il sindaco, Mauro De Lillis - Tanti visitatori in giro per il paese, lunghe file davanti ai luoghi di cultura, ristoranti stracolmi, le degustazioni dei nostri prodotti tipici in piazza Pozzo Dorico prese d’assalto. Siamo felici e orgogliosi di tutto questo. Grazie al FAI per aver scelto Cori e per credere, sempre di più, in questo territorio. Grazie a tutte le persone che hanno collaborato alla buona riuscita della manifestazione ‘Viaggi nel Gusto a Cori’: in particolare all’assessore alla Agricoltura Simonetta Imperia e a tutta l’amministrazione comunale, all’Ente Carosello Storico, a tutte le aziende produttrici, agli Sbandieratori del Leone Rampante di Cori, agli artisti che si sono esibiti e alla Protezione Civile di Cori. Grazie soprattutto ai cittadini che, come sempre, non fanno mancare il loro sostegno in queste iniziative».
Scritto da Simonetta Imperia - Assessore al Bilancio e Agricoltura del Comune di Cori - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"
OLIVE: ALLERTA PER POSSIBILI ATTACCHI
La diminuzione delle temperature, soprattutto nel Centro Nord Italia, ha favorito una ripresa dell’insidiosa attività della mosca olearia anche se, come sempre, a macchia di leopardo.
La mosca dell’olivo (Bactrocera oleae), temibile parassita delle produzioni olivicole, pur presente in diversa misura e in modo non preoccupante, sembra sia stata inosservata (se non addirittura sottovalutata) nel periodo di luglio e agosto a causa, tra l’altro, delle particolari condizioni climatiche con temperature alte ed assenza di piogge che hanno caratterizzato l’estate.
Come già accennato in precedenti articoli sembra opportuno ricordare che l’ovideposizione di questo insidioso insetto (Dittero) è fortemente influenzata dall’andamento delle temperature. Infatti, quando queste superano i 33-35 °C, la mosca non depone più uova ed è peraltro possibile osservare una elevata mortalità delle relative larve, specialmente se l’umidità atmosferica è bassa. Gli attacchi di tale insetto parassita risultano a volte quasi assenti in estate e insidiosi in autunno.
Infatti, da utili osservazioni effettuate nei diversi principali areali di produzioni olivicole italiani (Regione per Regione) risulta appunto che con l’abbassamento delle temperature B. oleae ha ricominciato a deporre le uova in conseguenza proprio delle ridotte temperature, causate dalle prime piogge autunnali e con una situazione che si presenta, generalmente, a macchia di leopardo.
Così, possiamo dire che a Sud l’ovideposizione è risultata piuttosto modesta, a prescindere da qualche focolaio; nel Centro Italia invece il temibile insetto ha ripreso attivamente ad ovideporre per cui nella maggior parte degli areali olivicoli è stato necessario intervenire per poter arginare la curva ascendente delle infestazioni. Sembra opportuno anche evidenziare che nel Nord la presenza e l’attività della mosca è risultata intensificata, tuttavia i diversi olivicoltori potrebbero anche decidere di non trattare in quanto le gelate primaverili hanno azzerato (o quasi) la produzione.
Siamo in pieno ottobre e la raccolta è prossima, ma il rischio di un attacco ulteriore della famigerata mosca non può dirsi escluso e le scelte per gli olivicoltori sono limitate ma il monitoraggio è raccomandato (o va proseguito) ed utile per scongiurare rischio di maggiori danni.
Ad ogni modo, in casi di seri attacchi tardivi i rimedi possibili riguardano: a) la raccolta anticipata delle olive cercando di portare la produzione al frantoio entro i 7-10 giorni dalle prime punture fertili (vale a dire quando ancora non si evidenziano i fori di uscita) oppure effettuare un opportuno trattamento; nel biologico, ovviamente, l’unica soluzione altro non è che la raccolta anticipata; b) la messa in atto di un intervento fitosanitario, una operazione possibile solo in agricoltura integrata (o convenzionale) ed in tal caso, tuttavia, sono da escludere i prodotti con tempi di carenza di 21-28 giorni (Spada e Epik) i quali rischierebbero di prolungare oltre misura l’inizio della raccolta. Rimangono pertanto, nelle mani dell’olivicoltore due possibilità solamente: - un trattamento adulticida mediante l’impiego di deltametrina (Decis) su tutta la chioma, con efficacia limitata e utile solo in caso di bassa popolazione (o infestazione); - oppure un trattamento con acetamiprid (Kestrel), a breve tempo di carenza di soli 7 giorni, il quale può offrire una buona funzione o attività larvicida. Comunque, entrambe le soluzioni (così come riportato da “Teatro-Naturale“) presentano delle criticità. La deltametrina infatti può residuare nell’olio extra vergine anche quando il tempo di carenza è abbondantemente superato (10-15 giorni dopo trattamento). Si tratta di residualità marginale però sufficiente ad inibire il commercio dell’olio negli Stati Uniti laddove tale sostanza può influire negativamente sul mercato di sbocco dell’importante prodotto.
B. oleae è sicuramente l’insetto chiave in olivicoltura poiché può causare ingenti danni alle produzioni sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Sembra pertanto importante, utile ed opportuno ricordarne sinteticamente il ciclo biologico. Come già noto, quindi, la femmina depone le uova sotto l’epidermide delle olive e le larve che ne derivano si nutrono della polpa di tali drupe (o frutti). I danni quantitativi sono determinati dalla riduzione della polpa derivante dall’azione trofica e dalla cascola precoce. Nelle annate particolarmente sfavorevoli l’infestazione può riguardare anche il 100% delle olive per cui i danni qualitativi sono determinati dalla rottura di tessuti e cellule che provoca un aumento dell’acidità libera, del numero di perossidi e l’avvio di fermentazioni-ossidazioni che in molitura possono causare difetti come: avvinato, riscaldo e verme.
Con la revoca definitiva del dimetoato gli agricoltori sono tenuti a cambiare la strategia di difesa, da tipo curativa a quella preventiva, che ha come obbiettivo quello di eliminare gli adulti della mosca dell’olivo ossia impedire alle femmine l’ovideposizione, spiega Giorgio Pannelli, agronomo, autore di numerose pubblicazioni e profondo conoscitore dell’olivicoltura italiana. Per colpire gli adulti tuttavia è fondamentale conoscere il ciclo biologico dell’insetto oltre che i vari fattori ambientali predisponenti. B. oleae sverna all’interno delle drupe rimaste sugli olivi o al suolo dall’anno precedente e riprende l’attività di volo allorché le temperature sono favorevoli; negli areali del Centro Sud d’Italia ciò avviene in marzo-aprile. La prima generazione, di scarsa consistenza, si sviluppa a scapito delle olive dell’anno precedente rimaste sulle piante. Quando le olive raggiungono lo stadio di indurimento del nocciolo e le condizioni ambientali sono favorevoli (temperatura di 20-27 °C ed elevata umidità) le femmine iniziano l’ovideposizione inserendo, normalmente, un uovo sotto l’epidermide dell’oliva (drupa o frutto). Dopo pochi giorni dall’uovo fuoriesce una larva che scava gallerie nella drupa e nel giro di tre settimane si impupa e dà vita ad un nuovo insetto adulto. I cambiamenti climatici, come noto, hanno determinato la presenza di inverni miti, che favoriscono la sopravvivenza della popolazione svernante e la comparsa di infestazioni precoci (sottolinea G. Pannelli). Periodi prolungati con temperature elevate (oltre i 33 °C) causano la morte della larva, soprattutto se l’umidità dell’aria è bassa. Sono dunque tipici i picchi di popolazione nel mese di giugno-luglio e poi in settembre-ottobre, quando le temperature calano e le piogge sono più frequenti. Buona norma sarebbe monitorare l’oliveto già sul finire dell’inverno, non tanto per intercettare la popolazione svernante, quanto per avere una idea sulla pressione dell’insetto nei mesi successivi. La popolazione della mosca potrà essere monitorata con l’impiego di specifiche trappole, delle quali risultano disponibili quattro modelli: - Cromotropiche gialle, - A feromone, - Ad attrattivo alimentare, - Mix dei precedenti sistemi.
Per quanto riguarda le soglie di intervento, sembra opportuno sottolineare che, se ad inizio stagione è inutile intervenire contro l’insetto, dal mese di giugno-luglio per le aziende in biologico si dovrebbe intervenire già con 3-4 femmine per trappola e alla settimana, in modo da non "far sfuggire" di mano la situazione. Chi opera in convenzionale può monitorare con le trappole e quando viene constatata la presenza delle femmine può intervenire o far seguire anche un monitoraggio delle olive. Solitamente si prelevano 100 olive, provenienti da dieci alberi per area omogenea, e si controlla la presenza dei fori di ovideposizione (e/o la presenza di larve). Se con il dimetoato la soglia di intervento era del 10-15%, poiché il prodotto aveva un effetto curativo, oggi occorre intervenire già ai primi segni di attacco, con il 7-8% di infestazione, soprattutto se si producono olive da mensa. Un’ alternativa è quella di affidarsi ai Bollettini dei Servizi fitosanitari regionali o dalle Associazioni di produttori. Il rischio concreto tuttavia è che questi siano poco aderenti alla realtà del proprio oliveto, sottolinea ancora G. Pannelli. Oppure utilizzare, tra l’altro, i Sistemi di supporto alle decisioni (Dss), programmi in grado di prevedere lo sviluppo della mosca dell’olivo, quindi di suggerire il momento migliore di intervento.
Ad ogni modo, premesso che in una strategia di difesa preventiva il monitoraggio di campo è essenziale, gli olivicoltori oggi si possono affidare a 5 metodi di difesa alternativi al dimetoato: Difesa insetticida, Esche insetticide, Trappole massali, Polveri di roccia, Prodotti rameici (Agr/Not).
*Acetamiprid e fosmet (neonicotinoide e fosforganico) sono due insetticidi con una buona attività citotropica ed abbattente nei conforti della mosca (anche se non efficaci come il dimetoato). Entrambi hanno un tempo di carenza di 21 giorni (tranne un formulato a base di acetamiprid che ne ha solo sette), e si possono effettuare al massimo due trattamenti l’anno. Sarebbe buona norma riservare i trattamenti con gli insetticidi per le fasi terminali della coltura e quando la presenza di drupe suscettibili e di condizioni ambientali favorevoli espongono il raccolto ad elevati rischi (sottolinea G. Pannelli). Tuttavia il tempo di carenza di 21 giorni limita la finestra di impiego, considerando anche che l’efficacia è di soli 15 giorni. Si può dunque intervenire per coprire l’ultima settimana prima della raccolta con un trattamento a base di deltametrina che ha un tempo di carenza di soli sette giorni o altri formulati con un tempo di carenza simile.
*Esche insetticide, tecnica utilizzata sia in agricoltura biologica che in difesa integrata e riguarda l’impiego di spinosad, un insetticida naturale di origine batterica e abbinato ad una esca attrattiva per la mosca. In commercio vi sono dei formulati pronti all’uso (Spintor fly) che devono essere applicati in campo preferibilmente con la pompa a spalla, se su piccoli appezzamenti, oppure con apposite attrezzature collegate al trattore, erogando gocce di grandi dimensioni (evitando però il gocciolamento). La miscela attira l’insetto che nutrendosi del composto assume l’insetticida e muore. Sono ammessi al massimo otto trattamenti all’anno. Il prodotto deve essere applicato preferibilmente nella parte alta della chioma esposta a Sud e in maniera localizzata, facendo cioè delle "macchie" e non irrorando tutta la vegetazione. Si consiglia inoltre di impiegare un adesivante che migliori l’aderenza del prodotto alle foglie e lo renda maggiormente resistente in caso di piogge. Le applicazioni, avendo come target gli adulti del Dittero parassita, devono essere effettuate quando le trappole intercettano i voli e in maniera tempestiva, vale a dire prima che avvenga l’ovideposizione. Il trattamento dovrà essere ripetuto ogni sette - otto giorni.
*Le trappole massali hanno il compito di attirare gli adulti di B. oleae attraverso l’impiego di colori, di feromoni o di attrattivi alimentari e di eliminarli attraverso l’uso di insetticidi o di liquidi o di colle che ne impediscano il volo. Sono strumenti efficaci solo se adottati a livello di comprensorio, mentre se è la singola azienda ad usarli non sono in grado di controllare l’infestazione (evidenzia G. Pannelli). Anche in questo caso devono essere applicati in campo precocemente, in modo da intercettare i voli degli adulti prima che avvenga l’ovideposizione.
Il punto di forza di questi strumenti è che possono coprire un lasso di tempo lungo (anche 180 giorni per alcuni modelli) e che sono altamente sostenibili. Il lato negativo è che devono essere usati in numero elevato (da un minimo di cinquanta ad ettaro fino ad uno per pianta) e che quindi richiedono una "adeguata logistica" importante, sia in fase di posa che di ritiro e smaltimento.
*Le polveri di roccia, come già accennato nel precedente articolo del mese di settembre u.s., si riferiscono ai diversi prodotti, quali il caolino, le bentoniti o le zeoliti. Si tratta di terre che devono essere applicate sulle piante in maniera preventiva e hanno come obiettivo quello di "camuffare" le olive rendendole poco attrattive per le femmine della micidiale mosca. Molti studi hanno infatti confermato che la femmina esegue un preciso rituale nella scelta della drupa, di cui valuta le dimensioni, la consistenza e l’odore. Le polveri di roccia modificano questi parametri scoraggiando la femmina dall’ovideposizione. L’efficacia del metodo è ormai comprovata, ma la pecca è che i trattamenti devono essere ripetuti ad ogni pioggia, sottolinea peraltro G. Pannelli. Sono comunque poi in fase di valutazione alcuni aspetti positivi collaterali, come un aumento della fotosintesi e la prevenzione di scottature.
*Per quanto riguarda l’uso di prodotti rameici, prove di campo hanno dimostrato che trattamenti con agrofarmaci rameici o con concimi fogliari, contenenti elevate percentuali di rame, sono in grado di scoraggiare l’ovideposizione. La ragione di tale efficacia è dovuta al fatto che il rame altera gli aspetti organolettici delle olive, camuffandola come avviene per le polveri di roccia e sembra, inoltre, che tale sostanza elimini i batteri simbionti presenti che risultano indispensabili alle larve per il loro sviluppo. La mosca, pertanto, percepisce che l’ambiente non è idoneo alla deposizione delle uova e si allontana. Alcuni prodotti rameici hanno peraltro una buona resistenza al dilavamento e quindi se ne consiglia l’impiego nei periodi più piovosi, ad esempio in settembre, e somministrando le polveri di roccia nei mesi estivi. Chi opera in difesa integrata deve ricordarsi di rispettare le quantità annue ammesse di rame, mentre chi opera in biologico può impiegare anche concimi rameici solo ed esclusivamente se vi è una accertata carenza di questo metallo in campo.
Concludendo possiamo dire che se il dimetoato in passato era considerata la “bacchetta magica” che permetteva di produrre delle olive di ottima qualità senza grandi difficoltà sul fronte della difesa, con la sua revoca la situazione si è fatta davvero non facile. Oggi l’olivicoltore dovrà essere rigorosamente vigile e tempestivo durante tutto l’anno. Finché era disponibile dimetoato gli olivicoltori hanno sempre fatto coincidere il periodo di difesa contro la mosca con i mesi estivi e con quelli autunnali e fino al momento della raccolta. Oggi si deve invece vigilare sull’annata nel suo complesso, passando da un approccio curativo (intervenendo cioè sulle larve) ad uno approccio preventivo, che mira a tenere bassa la popolazione di adulti limitando, pertanto, la ovideposizione.
Con lo stop al dimetoato non sono più ammessi errori, ma è ancora possibile ben gestire la coltura tenendo anche presente che pur rispettando gli obiettivi aziendali la raccolta precoce è comunque una soluzione per sottrarre le olive ai dannosi attacchi della mosca e per preservare la quantità e qualità delle olive e dell’olio derivante, prodotto virtuoso e riconosciuto nutraceutico!
La campagna olivicola 2021, a prescindere dalle condizioni climatiche, sembra preannunciarsi in lieve ripresa rispetto alla performance produttiva realizzata nella scorsa annata, con un range produttivo attualmente stimato che oscillerebbe tra le 290 mila e le 310 mila tonnellate di olio di olive da pressione. Ciò è quanto risulta dalle prime previsioni o indagini effettuate da Italia Olivicola (Consorzio Nazionale) e Aifo (Associazione Italiana Frantoiani Oleari) che tracciano le tendenze della campagna in corso, in attesa della disponibilità dei dati provinciali. Nella ipotesi peraltro di un aggancio della reale produzione al valore medio della accennata previsione (di 300 mila tonnellate nella campagna 2021) sarebbe ad ogni modo un risultato positivo rispetto alla produzione dello scorso 2020, conclusa con 270 mila t.
Scritto da Giovanni Conca - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"
AGGIUNGERE MASSA MUSCOLARE ANCHE DURANTE LA NOTTE
Rimanere piacevolmente sorpresi nell'accorgersi che usando alcune piccole strategie si può tranquillamente guadagnare muscolo anche durante la notte è ormai stato ampiamente dimostrato in questi ultimi anni da diversi studi effettuati in atleti di svariate discipline. Una miscela di proteine del siero del latte e delle caseine sembra infatti attualmente dare i risultati migliori per quanto concerne il mantenimento della massa muscolare durante il digiuno forzato, quindi presumibilmente durante la notte.
Mentre nelle prime ore di sonno il corpo secerne l'ormone della crescita (GH), che mantiene ben conservati i nostri muscoli durante la prima fase di digiuno notturno, nelle ore successive che portano a notte inoltrata e poi successivamente alla sveglia mattutina gradatamente il nostro fisico si incammina verso un pericoloso stato di catabolismo generale, che purtroppo a nostra insaputa induce a catabolizzare i muscoli.
La miscela di proteine che sensatamente quindi potremmo ingerire poco prima di coricarci, ci aiuterebbe ad evitare perciò questa probabile disgregazione muscolare; infatti, le frazioni proteiche della proteina del siero entrerebbero nel sangue abbastanza velocemente lasciandoci in un bilancio azotato positivo per un bel po' di tempo, evitando così di farci trovare impreparati durante queste ore di digiuno forzato.
Le caseine, diversamente, che producono un effetto anticatabolico per più tempo, entrerebbero nel flusso ematico molto più lentamente, protraendo il loro effetto per circa 4 - 6 ore.
Il nostro corpo individuando gli amminoacidi presenti nel sangue eviterebbe perciò per lungo tempo di disgregare le proteine muscolari salvaguardando così i muscoli da questa inesorabile condizione.
Tuttavia, quando anche la caseina completa il suo effetto "preservante e ricostituente" per evitare il ripetersi del passaggio ad un nuovo stato di "sofferenza fisica", potrebbe essere consigliabile assumere una nuova e ricca bevanda.
Ecco perché molti bodybuilder, anche nel bel mezzo della notte, preferiscono interrompere il loro sonno per assumere un buon beverone a base di proteine del siero, delle caseine e proteine delle uova.
Senza dubbio non è sicuramente facile abituarsi a delle sistematiche levatacce notturne e probabilmente molteplici sono anche le eventuali alternative alle buste proteiche che in questo frangente ci consentirebbero comunque di conservare per quanto possibile la massa muscolare magra.
Tenendo però sempre presente che rimane molto difficile e impegnativo costruire e migliorare il nostro fisico e le nostre performance pur seguendo tutte le migliori regole imposte ad ogni atleta che si allena e si impegna costantemente nell'intento di migliorare e migliorarsi, potrebbe essere una buona idea, un’alternativa valida e un efficace consiglio interagire con il nostro corpo anche attraverso questa facile e semplice soluzione.
Scritto da Andrea Pistilli – Istruttore FIF e Personal Trainer - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"
TERRORISMO E FAKE NEWS
Scritto da Ezio Cecinelli - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"
"MALASANITA'"
"Chiederemo", "faremo", "ci confronteremo". Denunce minacciate poi subito ripensate. E dopo mesi non è ancora risolta né la questione PAT né la carenza dei medici di base sul territorio. Nessuna azione concreta è stata intrapresa nei confronti della Asl di competenza e della Regione Lazio. Ancora una volta l'Amministrazione monocolore PD corese si presenta troppo debole davanti al gioco al massacro che la giunta regionale, anch'essa a trazione PD, sta perpetrando ai danni della sanità laziale e corese.
Scritto dal Gruppo Consiliare "L'Altra Città" - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"
L'AVVOCATO RISPONDE: TASSE ACQUISTO IMMOBILI
Egregio Avvocato,
è vero che i giovani con meno di 36 anni possono acquistare un immobile a uso residenza senza dover pagare tasse e notaio.
Il decreto Legge 73/2021 (cosiddetto Sostegni bis) ha introdotto diverse agevolazioni per l’acquisto della casa per i giovani che hanno meno di 36 anni, dal fondo di garanzia statale per la stipula del mutuo a importanti sconti sulle imposte da pagare all’atto dell’acquisto.
In particolare, è stato introdotto il cosiddetto “bonus prima casa giovani” che permette, ai giovani, di non pagare le imposte sull'acquisto della prima casa.
Il beneficio consiste nella totale esenzione dalle imposte, a differenza dell’ordinario «bonus prima casa» che invece è usufruibile dai contribuenti di tutte le età, qualunque sia la loro condizione economica e reddituale ed implica solo uno sconto sulle tasse da pagare (Iva al 4% o, in alternativa, per le vendite da privato, imposta di registro al 2%).
Si tenga però presente, che tale bonus al momento, si configura come una misura temporanea (salvo proroghe), infatti, si applica solo alle compravendite della “prima casa” e al relativo mutuo per finanziarla stipulati tra il 26 maggio 2021 e il 30 giugno 2022.
L’articolo 64, commi 6-8, dl 73/2021 stabilisce che la compravendita della “prima casa”, ad eccezione di quelle di categoria catastale A/1, A/8 e A/9, e il mutuo per finanziarla sono esenti da imposta di registro e dalle imposte ipotecaria e catastale se stipulati tra il 26 maggio 2021 e il 30 giugno 2022 in favore di soggetti che non hanno ancora compiuto 36 anni nell’anno in cui l’atto è registrato e che il cui Isee non sia superiore a 40mila euro annui. Il bonus vale anche per gli atti che trasferiscono la nuda proprietà, il diritto di usufrutto, uso ed abitazione relativi alla prima casa.
In merito all’Isee, l’Agenzia delle Entrate con la circolare 12/E ha precisato che l’indicatore da considerare è quello calcolato sulla base dei redditi percepiti e del patrimonio posseduto nel secondo anno solare precedente la presentazione della dichiarazione sostitutiva unica (Dsu). Quindi, per gli atti stipulati nel 2021, l’Isee è quello riferito a redditi e patrimonio dell’anno 2019; per gli atti del 2022, l’Isee è quello del 2020. Inoltre, la Dsu non può essere presentata in una data successiva a quella dell’atto notarile in quanto, sempre nella su richiamata circolare 12/E, la stessa Agenzia afferma che il requisito Isee deve riscontrarsi alla data di stipula del contratto e, pertanto, non è possibile per un contribuente ottenere un Isee con validità retroattiva (si pensi, ad esempio, a una richiesta effettuata nel dicembre del 2021 a fronte di un rogito stipulato nell’ottobre 2021). Quindi, dato che l’Isee deve essere in corso di validità alla data del rogito, la presentazione della relativa Dsu deve essere avvenuta in data anteriore (o almeno contestuale) all’atto notarile. Qualora ricorra una situazione di significativa variazione della situazione lavorativa, economica o patrimoniale dei componenti del nucleo familiare rispetto a quanto certificato nella Dsu “ordinaria” è consentito far ricorso all’Isee corrente: si tratta dei casi di sospensione, riduzione o perdita dell’attività lavorativa, di interruzione di trattamenti previdenziali, assistenziali e indennitari, di diminuzione (rispetto all’Isee ordinario) superiore al 25% del reddito familiare complessivo oppure superiore al 20% della situazione patrimoniale.
Tale bonus spetta anche nel caso in cui il contribuente con meno di 36 anni e con Isee inferiore a 40mila euro acquisti l’immobile in comproprietà con un altro soggetto che invece non ha tali requisiti. In tale ipotesi, il bonus spetta solo per metà, ossia in relazione alla quota del contribuente in possesso delle condizioni di legge. L’altra metà della compravendita sconta le imposte ordinarie.