mercoledì 3 novembre 2021

OLIVE: ALLERTA PER POSSIBILI ATTACCHI

La diminuzione delle temperature, soprattutto nel Centro Nord Italia, ha favorito una ripresa dell’insidiosa attività della mosca olearia anche se, come sempre, a macchia di leopardo.


La mosca dell’olivo (Bactrocera oleae), temibile parassita delle produzioni olivicole, pur presente in diversa misura e in modo non preoccupante, sembra sia stata inosservata (se non addirittura sottovalutata) nel periodo di luglio e agosto a causa, tra l’altro, delle particolari condizioni climatiche con temperature alte ed assenza di piogge che hanno caratterizzato l’estate.

Come già accennato in precedenti articoli sembra opportuno ricordare che l’ovideposizione di questo insidioso insetto (Dittero) è fortemente influenzata dall’andamento delle temperature. Infatti, quando queste superano i 33-35 °C, la mosca non depone più uova ed è peraltro possibile osservare una elevata mortalità delle relative larve, specialmente se l’umidità atmosferica è bassa. Gli attacchi di tale insetto parassita risultano a volte quasi assenti in estate e insidiosi in autunno.

Infatti, da utili osservazioni effettuate nei diversi principali areali di produzioni olivicole italiani (Regione per Regione) risulta appunto che con l’abbassamento delle temperature B. oleae ha ricominciato a deporre le uova in conseguenza proprio delle ridotte temperature, causate dalle prime piogge autunnali e con una situazione che si presenta, generalmente, a macchia di leopardo.

Così, possiamo dire che a Sud l’ovideposizione è risultata piuttosto modesta, a prescindere da qualche focolaio; nel Centro Italia invece il temibile insetto ha ripreso attivamente ad ovideporre per cui nella maggior parte degli areali olivicoli è stato necessario intervenire per poter arginare la curva ascendente delle infestazioni. Sembra opportuno anche evidenziare che nel Nord la presenza e l’attività della mosca è risultata intensificata, tuttavia i diversi olivicoltori potrebbero anche decidere di non trattare in quanto le gelate primaverili hanno azzerato (o quasi) la produzione.

Siamo in pieno ottobre e la raccolta è prossima, ma il rischio di un attacco ulteriore della famigerata mosca non può dirsi escluso e le scelte per gli olivicoltori sono limitate ma il monitoraggio è raccomandato (o va proseguito) ed utile per scongiurare rischio di maggiori danni.


Ad ogni modo, in casi di seri attacchi tardivi i rimedi possibili riguardano: a) la raccolta anticipata delle olive cercando di portare la produzione al frantoio entro i 7-10 giorni dalle prime punture fertili (vale a dire quando ancora non si evidenziano i fori di uscita) oppure effettuare un opportuno trattamento; nel biologico, ovviamente, l’unica soluzione altro non è che la raccolta anticipata; b) la messa in atto di un intervento fitosanitario, una operazione possibile solo in agricoltura integrata (o convenzionale) ed in tal caso, tuttavia, sono da escludere i prodotti con tempi di carenza di 21-28 giorni (Spada e Epik) i quali rischierebbero di prolungare oltre misura l’inizio della raccolta. Rimangono pertanto, nelle mani dell’olivicoltore due possibilità solamente: - un trattamento adulticida mediante l’impiego di deltametrina (Decis) su tutta la chioma, con efficacia limitata e utile solo in caso di bassa popolazione (o infestazione); - oppure un trattamento con acetamiprid (Kestrel), a breve tempo di carenza di soli 7 giorni, il quale può offrire una buona funzione o attività larvicida. Comunque, entrambe le soluzioni (così come riportato da “Teatro-Naturale“) presentano delle criticità. La deltametrina infatti può residuare nell’olio extra vergine anche quando il tempo di carenza è abbondantemente superato (10-15 giorni dopo trattamento). Si tratta di residualità marginale però sufficiente ad inibire il commercio dell’olio negli Stati Uniti laddove tale sostanza può influire negativamente sul mercato di sbocco dell’importante prodotto.

B. oleae è sicuramente l’insetto chiave in olivicoltura poiché può causare ingenti danni alle produzioni sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Sembra pertanto importante, utile ed opportuno ricordarne sinteticamente il ciclo biologico. Come già noto, quindi, la femmina depone le uova sotto l’epidermide delle olive e le larve che ne derivano si nutrono della polpa di tali drupe (o frutti). I danni quantitativi sono determinati dalla riduzione della polpa derivante dall’azione trofica e dalla cascola precoce. Nelle annate particolarmente sfavorevoli l’infestazione può riguardare anche il 100% delle olive per cui i danni qualitativi sono determinati dalla rottura di tessuti e cellule che provoca un aumento dell’acidità libera, del numero di perossidi e l’avvio di fermentazioni-ossidazioni che in molitura possono causare difetti come: avvinato, riscaldo e verme.

Con la revoca definitiva del dimetoato gli agricoltori sono tenuti a cambiare la strategia di difesa, da tipo curativa a quella preventiva, che ha come obbiettivo quello di eliminare gli adulti della mosca dell’olivo ossia impedire alle femmine l’ovideposizione, spiega Giorgio Pannelli, agronomo, autore di numerose pubblicazioni e profondo conoscitore dell’olivicoltura italiana. Per colpire gli adulti tuttavia è fondamentale conoscere il ciclo biologico dell’insetto oltre che i vari fattori ambientali predisponenti. B. oleae sverna all’interno delle drupe rimaste sugli olivi o al suolo dall’anno precedente e riprende l’attività di volo allorché le temperature sono favorevoli; negli areali del Centro Sud d’Italia ciò avviene in marzo-aprile. La prima generazione, di scarsa consistenza, si sviluppa a scapito delle olive dell’anno precedente rimaste sulle piante. Quando le olive raggiungono lo stadio di indurimento del nocciolo e le condizioni ambientali sono favorevoli (temperatura di 20-27 °C ed elevata umidità) le femmine iniziano l’ovideposizione inserendo, normalmente, un uovo sotto l’epidermide dell’oliva (drupa o frutto). Dopo pochi giorni dall’uovo fuoriesce una larva che scava gallerie nella drupa e nel giro di tre settimane si impupa e dà vita ad un nuovo insetto adulto. I cambiamenti climatici, come noto, hanno determinato la presenza di inverni miti, che favoriscono la sopravvivenza della popolazione svernante e la comparsa di infestazioni precoci (sottolinea G. Pannelli). Periodi prolungati con temperature elevate (oltre i 33 °C) causano la morte della larva, soprattutto se l’umidità dell’aria è bassa. Sono dunque tipici i picchi di popolazione nel mese di giugno-luglio e poi in settembre-ottobre, quando le temperature calano e le piogge sono più frequenti. Buona norma sarebbe monitorare l’oliveto già sul finire dell’inverno, non tanto per intercettare la popolazione svernante, quanto per avere una idea sulla pressione dell’insetto nei mesi successivi. La popolazione della mosca potrà essere monitorata con l’impiego di specifiche trappole, delle quali risultano disponibili quattro modelli: - Cromotropiche gialle, - A feromone, - Ad attrattivo alimentare, - Mix dei precedenti sistemi.

Per quanto riguarda le soglie di intervento, sembra opportuno sottolineare che, se ad inizio stagione è inutile intervenire contro l’insetto, dal mese di giugno-luglio per le aziende in biologico si dovrebbe intervenire già con 3-4 femmine per trappola e alla settimana, in modo da non "far sfuggire" di mano la situazione. Chi opera in convenzionale può monitorare con le trappole e quando viene constatata la presenza delle femmine può intervenire o far seguire anche un monitoraggio delle olive. Solitamente si prelevano 100 olive, provenienti da dieci alberi per area omogenea, e si controlla la presenza dei fori di ovideposizione (e/o la presenza di larve). Se con il dimetoato la soglia di intervento era del 10-15%, poiché il prodotto aveva un effetto curativo, oggi occorre intervenire già ai primi segni di attacco, con il 7-8% di infestazione, soprattutto se si producono olive da mensa. Un’ alternativa è quella di affidarsi ai Bollettini dei Servizi fitosanitari regionali o dalle Associazioni di produttori. Il rischio concreto tuttavia è che questi siano poco aderenti alla realtà del proprio oliveto, sottolinea ancora G. Pannelli. Oppure utilizzare, tra l’altro, i Sistemi di supporto alle decisioni (Dss), programmi in grado di prevedere lo sviluppo della mosca dell’olivo, quindi di suggerire il momento migliore di intervento.

Ad ogni modo, premesso che in una strategia di difesa preventiva il monitoraggio di campo è essenziale, gli olivicoltori oggi si possono affidare a 5 metodi di difesa alternativi al dimetoato: Difesa insetticida, Esche insetticide, Trappole massali, Polveri di roccia, Prodotti rameici (Agr/Not).

*Acetamiprid e fosmet (neonicotinoide e fosforganico) sono due insetticidi con una buona attività citotropica ed abbattente nei conforti della mosca (anche se non efficaci come il dimetoato). Entrambi hanno un tempo di carenza di 21 giorni (tranne un formulato a base di acetamiprid che ne ha solo sette), e si possono effettuare al massimo due trattamenti l’anno. Sarebbe buona norma riservare i trattamenti con gli insetticidi per le fasi terminali della coltura e quando la presenza di drupe suscettibili e di condizioni ambientali favorevoli espongono il raccolto ad elevati rischi (sottolinea G. Pannelli). Tuttavia il tempo di carenza di 21 giorni limita la finestra di impiego, considerando anche che l’efficacia è di soli 15 giorni. Si può dunque intervenire per coprire l’ultima settimana prima della raccolta con un trattamento a base di deltametrina che ha un tempo di carenza di soli sette giorni o altri formulati con un tempo di carenza simile.


*Esche insetticide, tecnica utilizzata sia in agricoltura biologica che in difesa integrata e riguarda l’impiego di spinosad, un insetticida naturale di origine batterica e abbinato ad una esca attrattiva per la mosca. In commercio vi sono dei formulati pronti all’uso (Spintor fly) che devono essere applicati in campo preferibilmente con la pompa a spalla, se su piccoli appezzamenti, oppure con apposite attrezzature collegate al trattore, erogando gocce di grandi dimensioni (evitando però il gocciolamento). La miscela attira l’insetto che nutrendosi del composto assume l’insetticida e muore. Sono ammessi al massimo otto trattamenti all’anno. Il prodotto deve essere applicato preferibilmente nella parte alta della chioma esposta a Sud e in maniera localizzata, facendo cioè delle "macchie" e non irrorando tutta la vegetazione. Si consiglia inoltre di impiegare un adesivante che migliori l’aderenza del prodotto alle foglie e lo renda maggiormente resistente in caso di piogge. Le applicazioni, avendo come target gli adulti del Dittero parassita, devono essere effettuate quando le trappole intercettano i voli e in maniera tempestiva, vale a dire prima che avvenga l’ovideposizione. Il trattamento dovrà essere ripetuto ogni sette - otto giorni.

*Le trappole massali hanno il compito di attirare gli adulti di B. oleae attraverso l’impiego di colori, di feromoni o di attrattivi alimentari e di eliminarli attraverso l’uso di insetticidi o di liquidi o di colle che ne impediscano il volo. Sono strumenti efficaci solo se adottati a livello di comprensorio, mentre se è la singola azienda ad usarli non sono in grado di controllare l’infestazione (evidenzia G. Pannelli). Anche in questo caso devono essere applicati in campo precocemente, in modo da intercettare i voli degli adulti prima che avvenga l’ovideposizione.

Il punto di forza di questi strumenti è che possono coprire un lasso di tempo lungo (anche 180 giorni per alcuni modelli) e che sono altamente sostenibili. Il lato negativo è che devono essere usati in numero elevato (da un minimo di cinquanta ad ettaro fino ad uno per pianta) e che quindi richiedono una "adeguata logistica" importante, sia in fase di posa che di ritiro e smaltimento.

*Le polveri di roccia, come già accennato nel precedente articolo del mese di settembre u.s., si riferiscono ai diversi prodotti, quali il caolino, le bentoniti o le zeoliti. Si tratta di terre che devono essere applicate sulle piante in maniera preventiva e hanno come obiettivo quello di "camuffare" le olive rendendole poco attrattive per le femmine della micidiale mosca. Molti studi hanno infatti confermato che la femmina esegue un preciso rituale nella scelta della drupa, di cui valuta le dimensioni, la consistenza e l’odore. Le polveri di roccia modificano questi parametri scoraggiando la femmina dall’ovideposizione. L’efficacia del metodo è ormai comprovata, ma la pecca è che i trattamenti devono essere ripetuti ad ogni pioggia, sottolinea peraltro G. Pannelli. Sono comunque poi in fase di valutazione alcuni aspetti positivi collaterali, come un aumento della fotosintesi e la prevenzione di scottature.

*Per quanto riguarda l’uso di prodotti rameici, prove di campo hanno dimostrato che trattamenti con agrofarmaci rameici o con concimi fogliari, contenenti elevate percentuali di rame, sono in grado di scoraggiare l’ovideposizione. La ragione di tale efficacia è dovuta al fatto che il rame altera gli aspetti organolettici delle olive, camuffandola come avviene per le polveri di roccia e sembra, inoltre, che tale sostanza elimini i batteri simbionti presenti che risultano indispensabili alle larve per il loro sviluppo. La mosca, pertanto, percepisce che l’ambiente non è idoneo alla deposizione delle uova e si allontana. Alcuni prodotti rameici hanno peraltro una buona resistenza al dilavamento e quindi se ne consiglia l’impiego nei periodi più piovosi, ad esempio in settembre, e somministrando le polveri di roccia nei mesi estivi. Chi opera in difesa integrata deve ricordarsi di rispettare le quantità annue ammesse di rame, mentre chi opera in biologico può impiegare anche concimi rameici solo ed esclusivamente se vi è una accertata carenza di questo metallo in campo.

Concludendo possiamo dire che se il dimetoato in passato era considerata la “bacchetta magica” che permetteva di produrre delle olive di ottima qualità senza grandi difficoltà sul fronte della difesa, con la sua revoca la situazione si è fatta davvero non facile. Oggi l’olivicoltore dovrà essere rigorosamente vigile e tempestivo durante tutto l’anno. Finché era disponibile dimetoato gli olivicoltori hanno sempre fatto coincidere il periodo di difesa contro la mosca con i mesi estivi e con quelli autunnali e fino al momento della raccolta. Oggi si deve invece vigilare sull’annata nel suo complesso, passando da un approccio curativo (intervenendo cioè sulle larve) ad uno approccio preventivo, che mira a tenere bassa la popolazione di adulti limitando, pertanto, la ovideposizione.

Con lo stop al dimetoato non sono più ammessi errori, ma è ancora possibile ben gestire la coltura tenendo anche presente che pur rispettando gli obiettivi aziendali la raccolta precoce è comunque una soluzione per sottrarre le olive ai dannosi attacchi della mosca e per preservare la quantità e qualità delle olive e dell’olio derivante, prodotto virtuoso e riconosciuto nutraceutico!

La campagna olivicola 2021, a prescindere dalle condizioni climatiche, sembra preannunciarsi in lieve ripresa rispetto alla performance produttiva realizzata nella scorsa annata, con un range produttivo attualmente stimato che oscillerebbe tra le 290 mila e le 310 mila tonnellate di olio di olive da pressione. Ciò è quanto risulta dalle prime previsioni o indagini effettuate da Italia Olivicola (Consorzio Nazionale) e Aifo (Associazione Italiana Frantoiani Oleari) che tracciano le tendenze della campagna in corso, in attesa della disponibilità dei dati provinciali. Nella ipotesi peraltro di un aggancio della reale produzione al valore medio della accennata previsione (di 300 mila tonnellate nella campagna 2021) sarebbe ad ogni modo un risultato positivo rispetto alla produzione dello scorso 2020, conclusa con 270 mila t.

A –Olive colpite dalla mosca delle olive (Bactrocera oleae) per cui s’impone attento monitoraggio ed interventi adeguati e tempestivi per evitare la cascola ed i gravi danni alle drupe a sfavore della quantità e qualità dei prodotti derivanti e soprattutto dell’olio EVO, eccellenza italiana!


Scritto da Giovanni Conca - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

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