Questo naturalmente accende in Dante la curiosità di sapere se i beati desiderino un grado di beatitudine più alto grado. La domanda fa sorridere le anime, dal momento che un simile desiderio sarebbe impossibile in Paradiso. La risposta di Piccarda precisa una legge che coinvolge tutti i beati del terzo regno, ovvero il fatto che essi ardono della virtù di carità e quindi, grazie ad essa, non possono che conformarsi alla volontà di Dio. Se i loro desideri fossero discordi da quelli divini ciò sarebbe incompatibile con la loro condizione stessa di beati. L'ultima parte del Canto è dedicata a Piccarda personaggio, la fanciulla conosciuta da Dante a Firenze e costretta dal fratello Corso a sposarsi contro il suo volere. Piccarda rievoca la sua vicenda umana per spiegare quale voto non ha portato a termine e per farlo indica a Dante due diverse donne, che costituiscono due diversi esempi di devozione religiosa: la prima è Santa Chiara d'Assisi, fondatrice delle Clarisse, alla cui regola Piccarda si era votata; mentre la seconda è l'imperatrice Costanza d'Altavilla, madre di Federico II di Svevia, che ha subìto il suo stesso destino e ora risplende accanto a lei in questo Cielo. Dante accoglie la leggenda della monacazione di Costanza e dell'obbligo impostole di sposare Enrico VI, matrimonio da cui era nato Federico II, accusato dalla pubblicistica guelfa di essere l'Anticristo in quanto frutto di un'unione peccaminosa, come del resto suo figlio Manfredi. Il fatto era totalmente falso, tuttavia ciò non impedisce a Dante di collocare la donna in Paradiso (e Manfredi in Purgatorio), a significare che la via della salvezza non è necessariamente legata alle vicende terrene o alla condanna della Chiesa. La spiegazione di Piccarda accende due nuovi dubbi in Dante, relativi all'inadempienza del voto e alla collocazione effettiva dei beati in Paradiso, che saranno spiegati da Beatrice nei Canti IV e V.
Buona lettura e buon #Dante700. Divina Commedia, Paradiso, III - Dante Alighieri, 1321
Buona lettura e buon #Dante700. Divina Commedia, Paradiso, III - Dante Alighieri, 1321
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