mercoledì 3 novembre 2021

#DANTE700: III CANTO DEL PARADISO

Caro lettore, il Canto III del Paradiso presenta la prima schiera di beati incontrati da Dante nel I Cielo e la protagonista assoluta è Piccarda Donati, che spiega al poeta il motivo per cui lei e le altre anime sono rilegate nel Cielo più basso e qual è la legge che regola i diversi gradi di beatitudine in Paradiso. La collocazione in Cielo di Piccarda era già stata preannunciata dal fratello Forese nel XXIV Canto del Purgatorio («La mia sorella, che tra bella e buona / non so qual fosse più, triunfa lieta / ne l'alto Olimpo già di sua corona»), in contrapposizione alla futura dannazione di Corso (capo dei guelfi neri), su domanda diretta di Dante che quindi conosceva la giovane. Ciò è confermato in questo episodio, nel quale Dante non riconosce subito Piccarda, complice il diverso aspetto di queste anime rispetto a quello che avevano in vita. In effetti gli spiriti difettivi, che in vita non portarono a compimento il voto e perciò godono del più basso grado di felicità eterna, sono gli unici beati a mostrarsi a Dante con un'immagine vagamente umana, talmente evanescente da sembrare riflessi nell'acqua. Beatrice dichiara che gli spiriti difettivi sono confinati in questo I Cielo per manco di voto, anche se in realtà lei stessa spiegherà più avanti che i beati risiedono tutti nell'Empireo e semplicemente appaiono a Dante nel Cielo il cui influsso hanno subìto in vita: il poeta chiede infatti a Piccarda di rivelare il proprio nome e la sorte sua e degli altri beati, per cui la giovane si presenta e spiega che essi godono del grado più basso di beatitudine, proprio perché indotti o forzati in vita a non rispettare il proprio voto (nel suo caso il voto di castità seguente alla monacazione). 



Questo naturalmente accende in Dante la curiosità di sapere se i beati desiderino un grado di beatitudine più alto grado. La domanda fa sorridere le anime, dal momento che un simile desiderio sarebbe impossibile in Paradiso. La risposta di Piccarda precisa una legge che coinvolge tutti i beati del terzo regno, ovvero il fatto che essi ardono della virtù di carità e quindi, grazie ad essa, non possono che conformarsi alla volontà di Dio. Se i loro desideri fossero discordi da quelli divini ciò sarebbe incompatibile con la loro condizione stessa di beati. L'ultima parte del Canto è dedicata a Piccarda personaggio, la fanciulla conosciuta da Dante a Firenze e costretta dal fratello Corso a sposarsi contro il suo volere. Piccarda rievoca la sua vicenda umana per spiegare quale voto non ha portato a termine e per farlo indica a Dante due diverse donne, che costituiscono due diversi esempi di devozione religiosa: la prima è Santa Chiara d'Assisi, fondatrice delle Clarisse, alla cui regola Piccarda si era votata; mentre la seconda è l'imperatrice Costanza d'Altavilla, madre di Federico II di Svevia, che ha subìto il suo stesso destino e ora risplende accanto a lei in questo Cielo. Dante accoglie la leggenda della monacazione di Costanza e dell'obbligo impostole di sposare Enrico VI, matrimonio da cui era nato Federico II, accusato dalla pubblicistica guelfa di essere l'Anticristo in quanto frutto di un'unione peccaminosa, come del resto suo figlio Manfredi. Il fatto era totalmente falso, tuttavia ciò non impedisce a Dante di collocare la donna in Paradiso (e Manfredi in Purgatorio), a significare che la via della salvezza non è necessariamente legata alle vicende terrene o alla condanna della Chiesa. La spiegazione di Piccarda accende due nuovi dubbi in Dante, relativi all'inadempienza del voto e alla collocazione effettiva dei beati in Paradiso, che saranno spiegati da Beatrice nei Canti IV e V.

Buona lettura e buon #Dante700. Divina Commedia, Paradiso, III - Dante Alighieri, 1321

Scritto da Tommaso Guernacci - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

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