lunedì 4 marzo 2019

QUARANTA GIORNI AL MATTINO DI PASQUA

Le belle giornate iniziano a farsi avanti, anche se come dice il proverbio “una rondine non fa primavera” e il rigido inverno ancora non è cessato. Tutto vero, come è anche vero che ci si avvicina alla primavera e alle feste pasquali, sebbene viste da lontano. Un altro proverbio che è entrato nel linguaggio comune, al di là del credo religioso (anche qualche musulmano lo usa e ciò fa sorridere), è proprio “lungo come una Quaresima” per indicare il molto tempo che ci vuole per raggiungere degli obiettivi o per andare al sodo in una questione. In effetti è così, la Quaresima è un lungo periodo di quaranta giorni che precede la festa di Pasqua. Ma perché è lunga la Quaresima? E come è nata? Marzo sarà interamente vissuto nel pieno di questo particolare periodo liturgico e spirituale. Occorre dire che la nota caratteristica della Quaresima è esattamente la conversione a Dio attraverso la penitenza, un ritorno al Signore mettendo in discussione il proprio vissuto di fede per poter ben disporsi a celebrare il centro di tutto il cristianesimo: la passione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo.
Questo speciale tempo liturgico anticamente non era così lungo e soprattutto per quanto riguarda la chiesa di Roma non si comprende molto bene la sua origine; si può dire che si è andato formando progressivamente. La storia precedente la collega a una prassi penitenziale preparatoria alla Pasqua che ha cominciato ad affermarsi fin dalla metà del II secolo. Finoal IV secolo, l’unica settimana di digiuno e di penitenza era quella cheprecedeva la Pasqua. A metà del IV secolo sono state aggiunte altre tre settimane per comprendere poi complessivamente quattro settimane. L’uso di iscrivere i peccatori alla penitenza pubblica quaranta giorni prima di Pasqua determinò la formazione di una “quadragesima” (quaresima) che cadeva nella sesta domenica prima di Pasqua.
Dal momento che non si celebrava (e non si celebra) l’inizio di un cammino penitenziale in giorno di Domenica, definita fin dall’antichità la Pasqua della settimana, si fissò l’inizio di questo tempo speciale, “forte”, al mercoledì precedente. Ecco l’origine del mercoledì delle ceneri. Le ceneri cosparse sul capo dei fedeli e il parato color viola indossato dal clero durante le liturgie, sono i segni evidenti dell’inizio del periodo di Quaresima. Il digiuno e l’astinenza dalle carni, nato fin dall’inizio, accompagnava anticamente tutto il periodo dei quaranta giorni, con una chiarissima allusione al vangelo dove Gesù fu tentato quaranta giorni e quaranta notti, digiunando nel deserto. Successivamente il digiuno divenne precetto solo il mercoledì delle ceneri e il Venerdì santo, facendo permanere l’astinenza dalle carni tutti i venerdì di Quaresima, tale prassi resta attualmente valida.
La Quaresima però non è compiere una serie di atti religiosi ma vuole essere, come fin dall’antichità, una modalità per revisionarsi di fronte a Dio (con la preghiera personale dunque) cercando di scrollarsi di dosso tutte le pesantezze e le strutture che ci fanno ripiegare su noi stessi e che ci chiudono all’altro e a Dio. La Riscoperta o la scoperta dell’essenziale (Cristo e la sua Volontà da compiere) si attua in Quaresima. Da questo punto di vista diviene un periodo che apre al mistero, alla conoscenza di sé, al discernimento tra ciò che ci fa bene e ciò che ci appesantisce; le cose che ci appesantiscono e ci inquietano nel linguaggio di fede si chiamano peccati. Il sacramento della riconciliazione (la confessione dei peccati) diviene il frutto di tutto questo periodo lungo e ben vissuto che ci permetterà di assaporare fin da subito il “mattino di Pasqua”.
Scritto da Giovanni Grossi - Pubblicato sul numero di Febbraio 2019 del Il Corace

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