lunedì 4 marzo 2019

RELAZIONI FAMILIARI NELL’ANORESSIA NERVOSA

Negli ultimi anni, l’anoressia nervosa sta diventando un problema emergente della nostra società. Si tratta di un disturbo dell’alimentazione caratterizzato da rifiuto del cibo, quindi ridotto introito alimentare, paura ossessiva di ingrassare e alterata percezione di sé e del proprio corpo. Questa patologia colpisce le ragazze giovani in piena età adolescenziale; in base agli ultimi dati, pare che in Italia l’1% delle ragazze di età compresa tra i 15 e i 25 anni sia affetta da questa malattia.
L’anoressia viene definita “malattia del benessere”, infatti, si riscontra nei Paesi ricchi; è raro trovare ragazze anoressiche nei Paesi sotto sviluppati.
L’eziologia, quindi la causa di questa patologia, è da ricercare negli aspetti culturali della nostra società, ovvero una società che esalta la magrezza e il bello aspetto, fino ad elevarli a status symbol, in relazione all’affermazione e al successo generale, a cui la maggior parte delle giovani ragazze aspira. Tuttavia, l’anoressia ha radici molto più profonde che vanno oltre l’emulazione. Spesso, le ragazze anoressiche tendono ad essere accomunate da un senso di vuoto interiore, dal bisogno continuo di avere conferme positive ed essere accettate da tutti, dal sentirsi dipendenti e impotenti nel determinare il proprio destino. Queste ragazze non riescono a chiedere aiuto e tendono a chiudersi in un loro mondo, prigioniere di se stesse. Il più delle volte, tutto questo disagio nasce nel contesto familiare, dove esistono già difficoltà comunicative tra i membri. La distruzione del proprio corpo, rinunciando al cibo, rappresenta, per queste giovani malate, un grido d’aiuto, a testimonianza di una società ed una famiglia disattente e indifferenti.
Di solito, in queste famiglie, si hanno una mamma ed un papà assenti, che creano un vuoto dentro alla giovane figlia che non si sente apprezzata e stimata per quello che è e che riesce a fare nella sua vita. Spesso, il problema nasce nella relazione con il genitore che, troppo preso dalle proprie preoccupazioni e dai propri problemi, non riesce a “vedere” ed aiutare la figlia, ma anzi tende ad avere un atteggiamento distaccato e anaffettivo.
Ecco, dunque, che è importante intervenire non solo sulla psiche della giovane malata, ma anche e soprattutto sul contesto familiare, sulla dinamica familiare e sui genitori stessi e le loro relazioni, al fine di ristabilire il giusto equilibrio, che permetta alla ragazza anoressica di non sentirsi più vuota, ma anzi piena di vita e di voglia di vivere almeglio.
Scritto da Emanuela Cappa - Pubblicato sul numero di Febbraio 2019 del Il Corace

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