lunedì 4 marzo 2019

FINO A QUI TUTTO BENE

Chiamalo cornetto, chiamalo brioche, chiamalo croissant. Ma postalo sullo stesso social: Instagram. Un interessante articolo di Withney Filloon su Eater sostiene la tesi che la popolare piattaforma basata sull’upload di fotografie stia progressivamente deteriorando la qualità del cibo.
Siamo al conflitto tra il buono e il bello, quello che i greci indicavano nel καλὸς καὶ ἀγαθός (Kalos kai agatos), o meglio nella crasi di kalokagathìa (in greco antico: καλοκαγαθία), il bello e buono, inteso, con riferimento all’uomo, come valoroso in guerra e in possesso di tutte le virtù, il modello di perfezione fisica e morale dell’essere umano.
Oggi, invece, ciò che risulta bello non è necessariamente buono. Per attrarre sempre più l’attenzione dell’utente medio, e mediamente distratto, si tendono a postare foto di cibi stravaganti, il che indurrebbe i fornai a fare croissant con ingredienti sempre più colorati o calorici, inseguendo un arcobaleno di possibilità.
Non troviamo nulla di male nella sperimentazione, anche la più azzardata. In fondo, è soltanto di poche settimane fa la notizia della clonazione di due primati, tra gli esseri viventi più prossimi al genoma umano. La questione è “che cosa induce a sperimentare?”. La fantasia, la curiosità, la ricerca di un gusto migliore oppure l’inseguimento ad ogni costo di un maggior numero di likes? Quale sarà il cliente più soddisfatto? Colui che mangerà o colui che posterà?
Questa è una delle strade in cui si espleta la tendenza al foodporn, una vera e propria pornografia del cibo, che dimentica il senso dell’erotismo.
"Le otturazioni o aggiunte non devono nascondere la qualità del croissant", afferma Yann Ledoux, executive chef fornaio presso la pasticceria di New York Maison Kayser. "Quando produci una brioche bella e sfogliata, non vuoi distruggerla mettendo la crema dentro. È un peccato".
"Non c'è niente di sbagliato nell'innovare il mondo della viennoiserie", afferma Preston. Fa riferimento ai croissant al cioccolato e al lampone fatti dal pasticcere Francois Brunet alla Epicerie Boulud come esempio di un tocco creativo su un croissant che mantiene intatta un tocco creativo su un croissant che mantiene intatta l'integrità della pasticceria classica. Ma, dice, "C'è una linea sottile tra una pasticceria ingannevole e una pasticceria innovativa". Questa è la distrazione, questa è società liquida di Bauman.
A conclusioni analoghe è arrivata la riflessione dello scrittore scozzese Andrew O’ Hagan il quale, in un recente articolo su Rivista Studio, sostiene che “Gli scrittori prosperano nella privacy, non su Twitter, e lo stesso vale per i lettori. Dare via le proprie frasi senza pensarci, e per giunta gratis, danneggia la scrittura come professione, l’idea di pagare qualcuno perché è bravo a scrivere, e uccide la concentrazione. Oggi siamo tutti intrattenitori, i politici sono teatrali in ogni loro mossa, ma anche gli scrittori a malapena passabili hanno molto da perdere in questo campionato mondiale di stupidità”.
E ancora Ballard, autore del profetico libro “Regno a venire”, sosteneva che il ruolo dello scrittore sarebbe venuto meno nella società, visto che una grande quantità di finzione era già disponibile nella realtà stessa. Il mercato della fiction non è più corale o collettivo, ma individuale: costruiamo la nostra storia a colpi di foto e status. La storia perfetta, il cornetto per la colazione perfetta.
E gli uomini come le donne stanno correndo il rischio di diventare come quei croissant. Se non siamo abbastanza buoni e bravi da poter essere incastrati su instagram insieme al nostro partner, da essere presenti non solo davanti ai suoi occhi ma, ogni tanto, anche davanti agli occhi degli altri, allora saremo sostituiti.
Con la prossima brioche.
Scritto da Fabio Appetito - Pubblicato sul numero di Febbraio 2019 del Il Corace

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