mercoledì 8 novembre 2017

IMPRENDITORI: NUOVA SOGLIA DI MILLE EURO AL GIORNO PER I PRELIEVI DAL CONTO CORRENTE

Il Governo italiano, con il D.L. n. 193/2016, ha modificato la disciplina dei prelevamenti dal conto corrente bancario, introducendo, solo per gli imprenditori, un tetto massimo di prelievo, oltre il quale potrà scattare l’allerta del fisco, il quale sarà legittimato a considerare tali importi quali "ricavi non dichiarati". Per i versamenti su conto corrente è prevista la libertà di deposito di qualsiasi somma, anche superiore a tremila euro, dato che il divieto di utilizzo del denaro contante per somme superiori a tale indice non si applica nei rapporti con la banca. I versamenti in conto corrente, pertanto, non hanno limiti e possono essere disposti per qualsiasi importo, a condizione che il contribuente sappia dimostrare, in caso di richiesta di chiarimenti, da dove provengono i soldi.
L’Agenzia delle Entrate, infatti, sarà sempre e comunque legittimata a richiedere informazioni sulla provenienza di tale denaro, soprattutto quando manchi una proporzionalità tra la disponibilità di tali somme ed il reddito prodotto. L’art. 32, comma 1, numero 2) del DPR n. 600/1973 attribuisce al fisco il potere di effettuare tutte le indagini ritenute opportune su cui basare le proprie rettifiche del reddito e gli accertamenti fiscali, imponendo al contribuente di dimostrare la fonte dei propri redditi versati sul proprio conto corrente bancario. Un versamento non giustificato attiverà il controllo del fisco, con conseguente rettifica della tassazione del reddito ed applicazione delle relative sanzioni. Tale norma è una disposizione generica, in quanto applicabile a tutti i contribuenti, a prescindere dall’attività svolta: imprenditori, professionisti, lavoratori dipendenti, ecc. Anche se la Corte di Cassazione ha stabilito che tale norma non è applicabile ai professionisti (cfr Cass. sentt. n. 23041/2015, n. 12779/2016, n. 12781/2016, n. 16440/2016), la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 228/2014 ha chiarito che l’esclusione delle indagini per i professionisti riguarda unicamente i prelievi in conto corrente e non anche i versamenti.

Più complicata, al contrario, appare la disciplina dei prelevamenti dal conto corrente bancario. Anche in tali ipotesi non si applicano le norme sulla tracciabilità dei pagamenti, con limite di utilizzo del denaro contante di euro tremila, ed il correntista sarà libero di prelevare dal proprio conto qualsiasi somma di cui possa disporre. Il problema, anche in questo caso, si pone per i rapporti con il fisco quando si tratta di prelievi di denaro contante non giustificati, allorquando non viene dichiarato il beneficiario di tali somme.
Per i lavoratori dipendenti non ci sono limiti, né possibilità di controlli fiscali. Tali lavoratori sono liberi di prelevare dal proprio conto senza dover preoccuparsi di eventuali controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. Per i professionisti, cui inizialmente i prelievi non giustificati erano ritenuti al pari di ricavi, tali da giustificare l’accertamento fiscale, attualmente, come i lavoratori dipendenti, sono liberi di effettuare prelievi senza dover tenere traccia del beneficiario delle somme (cfr. Corte Cost. sent. n. 228/2014). Unicamente per gli imprenditori, per i quali era previsto l’obbligo di dover sempre giustificare i prelievi in conto corrente, con conseguente presunzione di acquisti e vendite "in nero", il decreto fiscale approvato prevede dei limiti (cd. "tetti") che, soltanto se superati, comportano l’obbligo di fornire chiarimenti sul beneficiario dei prelievi. Solo i prelievi non giustificati superiori a mille euro giornalieri e comunque superiori a cinquemila euro mensili potranno eventualmente generare un accertamento fiscale. Quelli invece inferiori a tali importi restano liberi.

Scritto da Manuela Rapino - Pubblicato sul numero 8 del 2017 nel "il Corace"

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