mercoledì 8 novembre 2017

SCONTRO POLITICO NAZIONALE SEMPRE PIU' VIOLENTO

Consoliamoci (si fa per dire) con quello che sta accadendo in Spagna, dove è in atto una crisi statuale con l’indipendentismo catalano, impensabile fino a ieri nella civile moderna Europa protesa (almeno così pensavamo) ad unire ed allargarsi e dove invece la realtà di questi giorni presenta spinte e pulsioni frazionistiche e disgregatrici che avremmo ritenuto anacronistiche. Consoliamoci nel ritenere che in Italia le rivendicazioni autonomiste del lombardo-veneto sono di ben minor tenore (economico-fiscali) e che nessuno pensa seriamente ad una repubblica della serenissima o a una Milano tipo Barcellona punto due. Consoliamoci. Ma non troppo. Perché le pagine politiche che stiamo scrivendo non appaiono non solo brillanti, ma proprio nemmeno tanto belle.
Su tutte le questioni mi preme sottolinearne una, particolarmente significativa, ed in senso negativo: mi riferisco al livello del dibattito e dello scontro politico (non ha più senso riferirsi al confronto, ormai di fatto desueto), dove l’affermazione delle proprie tesi e convinzioni viene fatta con una violenza verbale inaudita e col corollario di insulti e contumelie verso quelli che non sono più antagonisti o competitori, ma odiosi avversari e nemici, senza spazio per riflessioni e composizioni di alcun genere. Questo livello altamente violento dello sconto politico è alimentato dalle classi dirigenti e dai leaders o presunti tali, in primis (ma non solo) delle componenti populiste (Grillo e i suoi pentastellati; Salvini e la sua Lega; la Meloni), ma anche altre componenti non scherzano (a sinistra del PD il rancore verso Renzi arriva a punte inusitate), con accuse che addirittura scomodano troppo spesso e del tutto impropriamente e fuori luogo il fascismo, insomma chi non la pensa come te è quasi sempre un fascista e giù improperi e accuse di ogni tipo.
Se questo dicono le classi dirigenti, non meraviglia il linguaggio che prorompe dai social dove ognuno si reputa autorizzato a lanciare accuse, offese, volgarità verso chi la pensa diversamente o è schierato diversamente, con un livello dialettico scadentissimo e con mancanza di alcun freno inibitorio, anche di quelli imposti dalla legge e dal codice penale, figurarsi il c.d. politically corect che lì non è proprio di casa, e non parliamo di un piano di competenze e conoscenze, perché ognuno ormai discetta di questioni costituzionali, di leggi elettorali, di metodi e quant’altro senza alcuna remora, e meno si è culturalemente attrezzati e più si scrive con l’accetta e si danno legnate verbali. E non mancano anche gli acculturati che spesso nella vita sono persone tranquille e che, su Facebook o altri social, ci vanno giù con insolita durezza e senza vergogna alcuna e dalle aggettivazioni pesanti su quanti in fin dei conti sono colpevoli soltanto di pensarla diversamente o di essere diversamente schierati, e che per questo motivo diventano "delinquenti", "citrulli, "babbei" e via dicendo, oltre che ovviamente "fascisti".

Negli ultimi tempi lo scontro si è acceso soprattutto sulla riforma elettorale, poi divenuta legge in un clima incandescente: una legge non perfetta come tutte le altre, che comunque ha il pregio di dare una risposta a chi a gran voce e da tutte le parti chiedeva di superare le disconnessioni sistemiche esistenti con le norme che erano rimaste in vigore dopo il referendum costituzionale e la mannaia costituzionale. La legge ha avuto anche il merito di trovare ampio consenso tra forze di maggioranza e opposizione (dal PD e dai centristi, fino a Forza Italia e Lega), ma chi non è d’accordo ed è risultato perdente nel voto parlamentare (è così che ci si esprime in democrazia) si sente autorizzato a dirne di tutti i colori agli antagonisti, che sono ovviamente bollati di essere fascisti e via dicendo: e passi se così si comporta il Movimento Cinque Stelle, che è nato in questo modo e ci campa ad aizzare così gli umori della gente, ma dai fuoriusciti del PD si usano epiteti e si lanciano accuse anche peggiori, con un’ossessione anti-renziana rispetto a cui quella anti-berlusconiana di ventennale memoria quasi scompare, e anche l’ossessione verso la Boschi meriterebbe letture psico-analitiche e qui si condisce di aspetti sessisti preoccupanti!
La legge elettorale non risolve i problemi di un panorama politico altamente frazionato e scomposto, ma tenta di salvare un rapporto decente tra maggioritario e proporzionale, favorendo peraltro minimamente le coalizioni e comunque dando ampia rappresentanza anche alle aggregazioni minori, con candidati scelti direttamente dagli elettori ed altri indicati dai partiti, e ciò come in passato e come in tante parti d’Europa. Qualcuno ci sarà sempre tra gli scontenti, ma la legge un proprio equilibrio (politico e tecnico) ce l’ha, e in una situazione come quella nostra, di certo non predetermina alcunché, nel senso che i giochi sono aperti per tutti i competitori, come è giusto che sia. Non c’è alcunché di scandalizzante (e pazienza se qualcuno prestato alla politica e alle istituzioni, dopo aver ricevuto e tanto per cinque anni, sbatte la porta di chi lo ha beneficiato e se ne va urlando, ma senza abbandonare l’alto scranno istituzionale ovviamente) né di problematico per la tenuta democratica del sistema. Ci vorrebbe senso della misura (che non c’e però), e ritorno a schemi del passato dove tra contrapposizioni forti e coinvolgenti (si pensi all’uiltra quarantennale sfida tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista, che si dividevano su questioni di grande rilevanza) c’era poi un terreno di rispetto dell’altro e delle altrui convinzioni e dei mondi di appartenenza, nella consapevolezza che la verità non ce l’ha in tasca nessuno e che la politica si fa mediano e componendo ragioni diverse. In questa fase forse questa pacatezza, il senso della misura, questo modo di operare con determinazione nelle proprie convinzioni e con rispetto per quelle degli altri, ce lo testimonia però il Premier Paolo Gentiloni (oltre ovviamente a Presidente della Repubblica Sergio Mattarella), che non a caso ha il massimo gradimento nei sondaggi, e gode di grande autorevolezza in Italia e all’estero.


Scritto da Antonio Bellazzi - Pubblicato sul numero 8 del 2017 nel "Il Corace"

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