mercoledì 8 novembre 2017

RENZI CONTRO VISCO PER INDEBOLIRE GENTILONI, MA PERDE GRASSO


La tregua armata tra il Segretario del PD e il Premier, firmata a Napoli nella giornata dello scorso sabato nel corso della conferenza programmatica dem, forse al momento in cui leggete questo articolo è già saltata. O forse no. Ma è solo apparente. Le ultime settimane dell’agenda politica del Segretario PD sono state una collana di gaffe, volendo essere eufemistici. Quella che doveva essere una grande vittoria del PD, l’approvazione della legge elettorale, talmente strampalata che persino chi l’ha votata e sin anche chi l’ha scritta, l’On Rosato (da cui rosatellum), pare disconoscerne la paternità, giustificandola come la meno peggio, ha dato inizio, dal momento dell’approvazione in Senato, ad una rovinosa sequela di incidenti di percorso. Ed anche qui siamo generosi.
Si è iniziati con il sostegno dei verdiniani alla legge i cui voti si sono rivelati, ancora una volta, indispensabili e bene ha fatto, con il suo consueto cinismo, Denis Verdini a dichiararlo nel suo intervento in aula: "Noi siamo sempre stati indispensabili, lo siamo e lo saremo". Insomma, i verdiniani sono parte integrante del governo, ed a nulla è servito la non convinta stigmatizzazione del Segretario PD che dal suo treno, che pare salti sempre più stazioni per evitare le contestazioni, ha cercato di dimostrare l’indimostrabile: che non era e non è cosi.

Nel frattempo, al momento del voto, era già scoppiata la vicenda Visco. Con una procedura diciamo anomala, il PD ha pensato bene di presentare una mozione con la quale si chiedeva al governo di non rinnovare l’incarico a Visco come Governatore della Banca d’Italia, cioè di una delle massime Istituzioni dello Stato indipendente e per la quale la designazione del Governatore spetta solo ed esclusivamente all’esecutivo. Renzi lo sapeva bene, e sapeva bene che quella mozione era una sfida a Gentiloni: qui si fa quello che dico io perché io ti ho messo lì. E, dato che come diceva Andreotti, "a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca" i dubbi di autorevolissimi opinionisti, anche di area moderata, e non solo del solo del solito "Fatto Quotidiano" o del "Manifesto" si sono subito palesati intorno ad una domanda: vuoi vedere che questa provocazione è stata concepita proprio perché il segretario dem voleva che il contrasto con Gentiloni venisse fuori, in modo da arrivare subito ad una resa dei conti, ad una conta nel governo per capire su chi fidarsi e su chi non fidarsi?
Dubbi leciti convalidati dal tormentone del leader di maggioranza, sempre dal suo treno "destinazione Italia": "tra i risparmiatori e i poteri forti preferisco i risparmiatori perché il PD è di sinistra". Facile la replica dei suoi oppositori. "E lo scopre a pochi mesi dalle elezioni, quando si è accorto che se non recupera a sinistra ci sta il rischio concreto che con questa legge che si regge sulle coalizioni vince la destra?". Senza considerare che far passare una mozione, cioè un atto formale e sostanziale, come legittima critica (che tra l’altro è venuta da quasi tutte le forze politiche) all’operato di Visco nel controllo delle banche, ha una credibilità pari allo zero. Se l’obiettivo era questo, provocare Gentiloni, c’è riuscito in pieno perché il Premier ha ignorato l’emendamento del PD, di cui neanche era a conoscenza, ed ha riproposto Visco alla guida di Bankitalia. D’intesa con il Capo dello Stato Mattarella e forte anche di un inusuale e forte intervento del Presidente emerito Napolitano.
La reazione di Renzi è stata quella di ordinare ai Ministri a lui fedeli, quattro in tutto (Boschi, Martina vicesegretario PD, Del Rio e Lotti), di boicottare il cdm. Cosa che ha creato ancor più malessere nel PD, in modo particolare in Veltroni e soprattutto in Franceschini, sempre più critico verso il Segretario e con ambizioni altrettanto palesi di avere un ruolo di primissimo piano nella futura dirigenza del Partito. Ma il capolavoro maggiore il Segretario lo ha avuto con le inattese dimissioni di Grasso dal PD, non appena la legge elettorale è stata approvata. Quel giovedì sarà per Renzi il "giovedì Grasso" fuori stagione di cui non si dimenticherà facilmente.

Le riflessioni di fondo sono due: la prima che Matteo non ha capito nulla della lezione del 4 dicembre e dell’esito referendario, la seconda che non ha appreso la lezione che fu impartita a Berlusconi (con il quale sembra quasi inevitabile andrà al governo dopo l’esito del voto che proporrà un paese ingovernabile se non con un inciucio devastante), quando si schierò contro i poteri forti: europei, banche, finanza, governi centrali etc., e nel giro di poco tempo (complice Confindustria, il Sole 24 Ore, Napolitano, Bankitalia) fu fatto cadere e sostituito con Mario Monti. Lo capirà.

Scritto da Emilio Magliano - Pubblicato sul numero 8 del 2017 nel "Il Corace"

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