martedì 1 dicembre 2020

CONDANNE POETICHE

 In un bar, a volte, si possono conoscere persone interessanti. Altre volte, no. “Ma scusi, a lei non è mai capitato di dubitare dell’esistenza di dio?”. Il barista, che era evidentemente affaccendato, non sapeva bene cosa rispondere e frettolosamente disse “Sì, ma non ci ho mai fatto caso”. Quel signore, l’altro che aveva appena finito del caffè, ringraziò, alzò il cappello, se ne andò e disse “Io ci ho fatto caso, ma anch’io ne dubito tuttora”. Adesso, quel signore, se imposto da varie norme contro la libertà del dubbio, non avrebbe mai iniziato la conversazione, non avrebbe mai fatto aggrottare la fronte al barista, né probabilmente sarebbe entrato a prendersi un caffè. Neanche questa storia sarebbe mai iniziata, quella che state ascoltando, né tantomeno chi fa arte si sarebbe mai preso la briga di farla. Kant diceva che l’arte bella è un’arte che ha il suo scopo in se stessa e che promuove la cultura delle facoltà dell’animo, e non l’arte che fa semplicemente ‘piacere’ o che riproduce una serie di operazioni. È così che il poeta palestinese Ashrad Fayadh è stato condannato a morte, dopo 22 mesi di detenzione ad Abha, in Arabia Saudita. Tutto nasce dall’interpretazione che è stata fatta del suo libro, “Le istruzioni dentro”, per cui viene accusato di pensieri eversivi. In realtà, come tiene a precisare l’artista, è una poesia che nasce dal suo essere un rifugiato palestinese e dei suoi dilemmi esistenziali. Ashrad Fayadh è un rifugiato palestinese, ha genitori apolidi e ha dedicato la propria giovane vita nel far conoscere artisti sauditi nel mondo. È accusato di aver dubitato dell’esistenza di dio, per cui di apostasia. Le organizzazioni internazionali che operano per la difesa dei diritti umani sono subito insorte, nonché di moltissimi artisti nel mondo. La poesia è sotto attacco, si dice. Sorte simile per certi versi è quella toccata a Mohammad Al-Ajami, poeta del Qatar, condannato all’ergastolo per aver incitato nei propri versi all’eversione. Il messaggio è chiaro: bisogna avere delle sicurezze nella vita. Vietato dubitare, giusto asservirsi al pensiero imposto da un certo tipo d’intellighenzia. Vietato far vedere la realtà nelle sue sfumature. Vietato rendersi indipendenti: il pensiero unico. Ciò che vediamo, in particolare, è un puzzle impossibile, in cui si colloca in un certo modo la stessa vita di Fayadh: il vuoto ‘vacante’ di Assad (parte di una minoranza sciita), l’insorgere di Daesh e il rafforzamento delle potenze del Golfo, nonché il ruolo di un Iran che è per il contenimento del fondamentalismo sunnita, creano giochi degli specchi ed effetti boomerang che, per ora, è difficile prevedere. Sicuramente vi è l’accentuamento dei fondamentalismi di origine sciita e sunnita in cui il ruolo dell’arte non ha asilo. L’arte ha un limite: non prevede i ritorni.

Scritto da Fabio Appetito - Pubblicato sul numero 8 del 2020 del "Il Corace"

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