mercoledì 3 novembre 2021

LA CAPITOLAZIONE DELLE BANDE APACHE

Kociss e i Chiricahua.

Negli anni sessanta dell'Ottocento il Passo Apache, sui Monti Chiricahua, era attraversato da migliaia di bianchi, tra coloni, minatori, affaristi e soldati unionisti, che lo usavano per andare a combattere le Giacche Grigie nel Texas. Erano stati gli Apache a tagliare il legname per la sua costruzione e avevano sempre tollerato il passaggio di tutta quella gente e dei soldati nel cuore del loro territorio. Tuttavia nel 1861, una banda di Coyotero assaltò un ranch rubando il bestiame e rapendo anche un giovane ragazzo. Il capitano Bascom, dell'esercito statunitense, il quale presidiava il territorio, era convinto che i Chiricahua di Kociss fossero i responsabili. Bascom mandò quindi a chiamare Kociss, e con una trappola imprigionò la sua famiglia, mentre questi riuscì a fuggire. Bascom desiderava che Kociss riconsegnasse bestiame e ragazzo in cambio della sua famiglia. Il capo Chiricahua non accettò lo scambio e si vendicò prendendo in ostaggio tre uomini bianchi. Iniziano le trattative, le quali però non vanno a buon fine. Allora Kociss decide con i suoi guerrieri di assaltare la stazione sul Passo Apache e giustizia i suoi prigionieri. A quel punto Bascom impicca tre suoi familiari, e da lì inizia un periodo di continua guerriglia. Nel 1862 le truppe del generale Carlton, che si dirigeva sul Passo Apache, vennero attaccate dai Chiricahua, i quali misero in fuga i soldati, ma dovettero arrendersi e fuggire a loro volta quando questi tornarono con potenti cannoni che esplodevano granate. Kociss scappò in Messico, mentre suo suocero Mangas, che partecipò alla battaglia di Passo Apache, l'anno seguente si recò a Fort McLean per negoziare una pace, dove però fu brutalmente assassinato con l'inganno. Da quel momento Kociss riunì tutte le bande Apache e iniziò una guerra senza tregua contro i bianchi del sud ovest americano.


Dopo che il governo messicano mise una taglia sugli Apache, Kociss tornò in Arizona e riuscì a negoziare un nuovo trattato con il generale Granger, dopo che ebbe saputo che il generale Crook lo voleva morto e gli Apache confinati. Riuscì ad ottenere da Granger Canada Alamosa, ma in seguito il governo statunitense ordinò che Kociss e i suoi sarebbero dovuti andare a Fort Tularosa. Per questo egli fuggì di nuovo sulle montagne, e tempo dopo incontrò il generale Howard, inviato direttamente dal presidente Grant, che gli concesse la pace e il suo territorio sui Monti Chiricahua, dove Kociss visse fino alla sua morte, nella speranza che le promesse sarebbero state mantenute.

Il massacro di Camp Grant.

Nel 1871, il tenete Whitman era riuscito a pacificare gli Apache Aravaipa, facendoli stabilire nelle vicinanze del forte e ricevendo la promessa che avrebbero consegnato le armi da fuoco. Gli Aravaipa si erano riconvertiti in laboriosi agricoltori e avevano trovato occupazione anche nei ranches limitrofi, e molti altri Apache di altre bande si erano uniti a loro, attratti dalla prospettiva di una vita più serena e in pace. Tuttavia, il fatto che le ostilità tra indiani e soldati erano cessate, era un male per i grandi speculatori di Tucson, città a 90 km da Camp Grant, i quali si erano prima arricchiti con i rifornimenti durante la Guerra Civile, ma ora vedevano i loro affari compromessi con lo stato di pace in cui si trovava il territorio. In aprile, ci fu una scorribanda di un gruppo Apache dove trovarono la morte quattro uomini bianchi. A Tucson era stato istituito il Comitato di Salute Pubblica, che aveva decretato responsabili dell'attacco gli Aravaipa di Camp Grant. Il Comitato si organizzò per una spedizione punitiva, ma prima che il messaggio riguardo queste manovre arrivò al tenente Whitman, il quale avrebbe fatto ritirare tutti gli Aravaipa dentro il forte, la spedizione di 140 uomini attaccò l'accampamento Apache uccidendo 144 persone, quasi tutti donne e bambini. Era come se il massacro del Sand Creek avvenuto sette anni prima si ripetesse. Il tenente Whitman, accorso sul posto trovò i superstiti ai quali promise di fare giustizia. E in effetti Whitman riuscì a portare davanti alla corte i responsabili del massacro, i quali, nonostante le testimonianze a favore dell'accusa, vennero assolti. Il tenente Whitman fu costretto a dimettersi poco tempo dopo. In seguito gli Aravaipa si videro spostare il loro accampamento a 100 km da Camp Grant, a San Carlos, dove però nel 1874 nuovi disordini portarono alla morte di un ufficiale dell'esercito. Ancora una volta incolpevoli, i pacifici Aravaipa furono accusati nuovamente e costretti a fuggire. Si nascosero sui monti tutto l'inverno, ma in primavera, stremati dalle dure condizioni in cui si erano ridotti, tornarono a San Carlos, dove il loro capo, Eskiminzin, fu arrestato e condannato ai lavori forzati. Solo l'intervento del nuovo agente a San Carlos, John Clum, riuscì a far scarcerare Eskiminzin, e gli Aravaipa poterono tornare a coltivare il loro mais.

Il generale Crook e Delshay dei Tonto.

Gli Apache Tonto, si erano stabiliti nella valle Sunflower, ed erano liberi di viaggiare per il paese grazie ad un accordo di non belligeranza. Tuttavia i bianchi che risiedevano nel territorio non accettavano questa condizione privilegiata dei Tonto, e per questo motivo il generale Crook, un ufficiale duro e spietato inviato nelle zone critiche dell'ovest, riuscì a condurre questa banda Apache in una trappola e a spostarli a Fort Apache, sui Monti White. Gli agenti che dovevano sorvegliarli si presero la libertà di far indossare loro delle medagliette come quelle dei cani, in modo che nessun indiano avrebbe potuto fuggire da lì senza che nessuno lo sapesse. Il regime particolarmente duro del campo, indusse Delshay, il loro capo, a fuggire e a riparare a Camp Verde. Qui i Tonto riuscirono a vivere in pace per un po', ma proprio a Camp Verde si rifugiarono anche i responsabili dei disordini di San Carlos. Crook accusò Delshay di nascondere i criminali, e per non perdere la libertà ritrovata, questi decise di fuggire con i suoi guerrieri nella valle del fiume Tonto. Crook intraprese subito una caccia spietata ai latitanti, ma quando si accorse che non poteva dissipare energie e risorse per cercare Delshay, affidò il compito a due mercenari Apache, i quali tempo dopo tornarono con la testa del capo, che fu esposta a San Carlos in segno di monito.

Il popolo Apache era stato segregato dal suo ambiente naturale, come un animale in cattività. Le ultime speranze per una rivalsa erano ora affidate nelle mani di un giovane guerriero, Geronimo.

Scritto da Matteo D'Achille - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

Nessun commento:

Posta un commento