martedì 2 novembre 2021

“FENOMENO MELONI”

“Io sono Giorgia” è il nuovo libro edito dalla Rizzoli e scritto da Giorgia Meloni. Il volume è composto da 326 pagine di emozioni allo stato puro. Nella sua autobiografia la presidente del partito Fratelli d’Italia racconta da dove viene, quali sono le sue radici e le sue idee. L’incipit di ogni capitolo è composto da pezzi di canzoni a lei care di artisti italiani e stranieri. E partendo dal suo pezzo preferito, giù di lì per la lettura di un capitolo in cui ritroviamo una Meloni come noi, che vive la sua quotidianità.

 La struttura del libro percorre tutte le fasi principali della sua vita, dall’infanzia ad oggi e non tralascia nemmeno un dettaglio che non faccia comprendere fino in fondo la sua personalità. Una donna con un carattere tutto d’un pezzo, che ha dovuto affrontare diverse difficoltà, tra le quali quella economica in giovane età e l’abbandono di suo padre. Una come tante che si guadagnava da vivere facendo la barista, la cameriera, la baby-sitter e quant’altro per fare politica durante il giorno. Ha incominciato la sua carriera occupandosi dei giovani in quel di Roma e poi è stata scelta per ricoprire la carica di Ministro della Gioventù sotto il governo Berlusconi (2008 – 2011), sino a divenire leader del partito da lei fondato insieme a Guido Crosetto e Ignazio La Russa, dopo la scissione con il Popolo delle Libertà. Giorgia Meloni racconta così gli albori del suo attuale gruppo politico, descrivendo al lettore tutto il percorso storico che Alleanza Nazionale ha svolto sino a divenire la nuova fiamma tricolore FdI.

Solo chi svolge o ha svolto la militanza riuscirà a captare tutta la passione che scaturisce dal suo lavoro di scrittura, perché sicuramente si riconoscerà nelle sue parole. A prescindere dal colore politico di appartenenza, la passione per la politica è la stessa per tutti i militanti e non si tratta di certo di fame di potere, così come possiamo intuire dal testo. Nel volume si contemplano tutti i sacrifici fatti da attivisti politici come lei, sin dalla loro giovane età; quelle cause che l’iscritto ad un partito sente proprie e che muovono la sua passione al fine di raggiungere un obiettivo egualitario comune. Purtroppo, sentiamo troppo spesso parlare di politici corrotti e pochissimo di persone che credono e si battono davvero per un ideale di giustizia uguale a tutti, di qualsiasi colore sia la pelle degli altri o di qualsiasi ceto sociale essi siano.

Quando il corese giudica, se lo fa, non pensa che dietro ad un’azione ben definita di un amministratore locale possa avere una precisa ragione? Per quale motivo un politico dovrebbe svendere il suo credo, quello che muove tutto il suo fuoco verso il proprio ideale?

La risposta più ovvia è: il denaro. Siamo sicuri, cari coresi, che fare politica equivalga sempre e solo ad ottenere soldi? Siamo davvero sicuri che non esistano persone che vengono guidate dal loro spirito per lottare contro le malvagità di questa vita?

Allora Albert Einstein, Martin Luther King e Madre Teresa di Calcutta chissà quanti soldi avranno avuto tra le mani per vendere il personaggio.

Tornando a noi, Giorgia Meloni è divenuta oggi una leader di partito in gamba e ben preparata, ogni volta che le si pone una domanda ha una risposta non affatto ovvia. Si prepara, studia e non è scontata, come si dice. La mia simpatia non vuole essere di parte, ma vuole mettere in luce un aspetto molto oscuro della nostra società: non dimentichiamoci che Giorgia Meloni è una donna, altrimenti si sarebbe chiamata Giorgio. In quanto donna, non è ben vista da buona parte del sesso maschile d’Italia e di Cori da quel che appare.

Più il paese è piccolo e più la gente mormora; più il paese è piccolo e più c’è bisogno di un cambio culturale netto, se vogliamo cambiare l’Italia. Dunque, Giorgia non avrebbe il sacrosanto diritto di essere una leader di partito perché è donna! All’interno di questo paese e non solo per partito preso, infatti Cori è una roccaforte rossa per eccellenza, la “pesciaiola” (così come la chiamano), pare non essere degna di occupare il posto di cui è padrona perché è di un sesso inferiore a quello maschile e non perché dice cose prive di senso, cosa affatto vera tra l’altro. Infatti, chi sfreccia le sue dita sui cellulari e pubblica continuamente commenti denigratori su Facebook (l’art. 595 del Codice Penale italiano punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni ovvero una multa fino a 2.755 euro per diffamazione con pena aumentabile se l’offesa è arrecata ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario), non accusano il capo partito perché dice cose prive di senso e quindi le accuse a Giorgia Meloni non riguardano le sue idee politiche. E allora mi chiedo: le persone sono davvero informate ed è questa davvero una democrazia o l’informazione di cui si nutre la gente comune è fatta solo di parole che escono dalla bocca di quelli di sinistra con offese, denigrazioni e/o maldicenze?

Il maschilismo è una piaga della società italiana ed in particolare di quella corese. Oltre a ledere ogni diritto della donna in quanto essere umano, lede anche l’intera collettività. Pensare che, dati alla mano, se le donne lavorassero quanto gli uomini e allo stesso salario, non essendo più discriminate perché partoriscono, si ridurrebbe in misura netta il gap del PIL italiano e questo significa che ciascun italiano sarebbe più ricco di quel che è oggi e si ridurrebbe così anche il deficit europeo, permettendoci di accedere con più facilità ai finanziamenti dell’Unione Europea. In questo modo, anche un piccolo paese come Cori potrebbe ottenere più aiuti economici e convogliare le somme all’interno dell’economia reale del paese, costruendo opportunità di crescita lavorativa per i giovani, asfaltando le strade più periferiche di Giulianello, aiutando anche le piccole imprese coresi a crescere attraverso sgravi fiscali.

Concludo questo articolo regalandovi un piccolo passaggio del libro in cui la leader del partito di FdI riflette sul DDL Zan: “[…] non sono mai stata triste, […] avevo una famiglia che mi dava tutto l’amore di cui avevo bisogno. Lo dico perché, mentre difendo la famiglia naturale fondata sul matrimonio – credo che lo Stato debba incentivare la forma di unione più solida possibile, proprio guardando ai figli – sono testimone di come, anche in una famiglia nella quale una delle due figure genitoriali viene meno, si possa crescere perfettamente felici, grazie al sacrificio di chi si sobbarca questa responsabilità. […] Il collega Zan diceva di volere questo provvedimento perché lui, da bambino, era stato vittima di bullismo in quanto omosessuale. Anche io sono stata vittima di bullismo, e sono etero. […] È più grave insultare una donna o una persona gay? Una persona gay o qualcuno di colore? Un nero o un disabile? La discriminazione è discriminazione, punto. Non ce n’è una migliore o peggiore delle altre”.

Scritto da Ylenia Carosi - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

Nessun commento:

Posta un commento