martedì 16 maggio 2017

EMO-AZIONI E SENTIMENTI ISTRUZIONE PER SBAGLIARE DI MENO QUANDO INVESTIAMO I NOSTRI SOLDI

Sono quasi 30 anni che il modo in cui ragioniamo e il modo in cui prendiamo decisioni in campo economico e finanziario sono diventati oggetto di studio da parte della psicologia e delle neuroscienze. Grazie a questo approccio oggi conosciamo i punti di contatto tra i comportamenti economici, i meccanismi cognitivi e le funzioni celebrali.
Sappiamo cosa muove le nostre scelte, quali emozioni proviamo e quali motivazioni ci spingono. Almeno dal punto di vista accademico è ormai patrimonio acquisito il principio secondo il quale il solo calcolo utilitaristico non è che una (e una delle più rare) ragioni di scelta. A governare le scelte ci sono le nostre emozioni, le valutazioni che facciamo e gli atteggiamenti che ne discendono.

Non so quanti di voi abbiamo letto saggi e articoli scientifici in tema o siano consapevoli delle conseguenze di queste scoperte. Si tratta, tuttavia, di un patrimonio di conoscenza che vale oro per chi vive sulle nostre scelte finanziarie.
Immaginate ad esempio chi deve venderci un conto corrente, un servizio, un prestito o un investimento … C’è qualcuno che ci studia e ci conosce molto meglio di come ci conosciamo noi, per così dire. Tutti i giorni prendiamo decisioni in condizioni di incertezza, siamo vittime inconsapevoli di meccanismi mentali spontanei che rischiano di diventare nemici dei nostri risparmi. Come quando proviamo fiducia in modo ingiustificato verso qualcuno (“in banca ne sapranno sicuramente più di me”) e diffidiamo, apparentemente senza ragioni, di fenomeni e persone perché sono nuovi, ad esempio (“Mai investirei i miei soldi in quella società! Non ne ho mai sentito parlare prima”).

Talvolta restiamo affascinati da particolari irrilevanti ma che catturano la nostra attenzione e ignoriamo di ascoltare l’aspetto principale: le nostre emozioni. Al centro delle nostre scelte c’è soprattutto un sentimento, la fiducia: verso gli altri e verso se stessi. Si confida negli altri o nelle proprie possibilità e questo produce un sentimento di sicurezza e di tranquillità.
Se mi fido del mio consulente o della banca che frequento cambia il mio atteggiamento e il livello di attenzione che metto nei loro confronti si abbassa. Purtroppo - lo hanno dimostrato molti studi - quando ci sono di mezzo i soldi si verificano effetti distorsivi sulla fiducia.

Le persone, infatti, soffrono di un ‘eccesso di fiducia’ e questo eccesso le tradisce proprio quando mentre stanno affrontando scelte in situazioni di incertezza. Per essere più precisi sono due eccessi di fiducia che ci colpiscono: un eccesso verso le nostre conoscenze (quello che gli americani chiamano overconfidence, diffuso, ad esempio, tra gli esperti finanziari) e un eccesso verso gli altri (che gli inglesi chiamano trust), tipico dell’atteggiamento dei clienti verso i consulenti.
La maggior parte di noi ha troppo trust verso il proprio consulente e quest’ultimo ha bisogno di dimostrare (o spesso ha) troppa confidence nella propria capacità di fare valutazioni.

Come comportarsi allora quando facciamo previsioni su ciò che accadrà ai nostri investimenti?

Ciò che conta non è tanto quante cose sappiamo ma la capacità di coltivare il dubbio. Non la fiducia ma il dubbio verso il proprio giudizio. Molti studi hanno dimostrato che fanno previsioni più corrette coloro che sono cauti e umili perché prendono in considerazione un numero di variabili maggiori e talvolta pensano male (“… che a pensar male…”).
La capacità di dubitare e di imparare dal passato. Dagli errori propri e altrui. La capacità di diffidare dai pregiudizi, di non farsi influenzare dagli altri: tutto ciò fa di noi migliori ‘supervisori’ e investitori più efficienti. Diffidiamo sempre da chi ci vende certezze.

Scritto da Antonio Cajelli - Pubblicato sul numero 5 del 2017 nel "Il Corace"

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