PARTE PRIMA
I robot fanno paura… I
robot ci toglieranno il lavoro… è sempre la solita vecchia storia
che si ripete: cercare di fermare l’innovazione, perché agli
italiani fare tecnologia proprio non piace. Siamo tra gli ultimi in
Europa a livello informatico, investimenti pochissimi, la
disoccupazione giovanile è ad oltre il 50%. Le nostre menti migliori
sono costrette ad emigrare e… il ministro del lavoro Poletti se la
ride soddisfatto! (Ricordate le sue dichiarazioni sulla fuga di
cervelli?).
Questo è il triste e preoccupante scenario dell’Italia
di oggi. Secondo l’ultima indagine svolta da Agi-Censis
l’innovazione tecnologica e l’automazione spaventano gli
italiani, soprattutto quelli appartenenti ai profili sociali più
deboli e vulnerabili. Addirittura poi per un 10% parlare di
automazione e di robotica significa proiettarsi in un libro di Isaac
Asimov o tra gli androidi di Star Wars. Fantascienza, dunque, più
che attualità o futuro prossimo.
Ma queste persone dimenticano
quanta prosperità hanno portato le “macchine” (gli antenati dei
robot) in un passato recente e meno recente, e che oggi diamo per
ovvie e scontate. Provate a togliere un trattore a un contadino!
Vedrete cosa vi succede! Come la storia insegna, il progresso non si
può fermare. I robot esistono già da molti anni nelle grandi
fabbriche, facendo i lavori più duri, ma anche quelli dove è
richiesta la massima perfezione.
Pensate ad esempio
alle auto, all’industria alimentare, aereospaziale, militare e agli
altri tantissimi settori in cui vengono impiegati. In realtà la
robotica nasce soprattutto per incrementare il lavoro, per sostituire
mestieri faticosi, noiosi e pericolosi che nessuno più vuole o può
fare, per creare cose nuove in cui le aziende investono.
Il manager
della Wolkswagen Schwarzkopf contesta l’idea che la diffusione dei
robot sia in qualche modo correlata alla diminuzione dei posti di
lavoro, e cita come esempio contrario l’industria automobilistica
tedesca, i cui impiegati sarebbero aumentati del 13% tra il 2010 e il
2015, mentre la presenza di robot aumentava (nello stesso periodo)
del 17%. E così le macchine si sono evolute, si chiamano robot ma
sempre macchine sono, e nel prossimo futuro, che lo si voglia o meno,
saranno sempre più determinanti per l’economia di un Paese.
ROBOT,
DRONI E ANDROIDI
Dalle grandi fabbriche pian piano i robot stanno
arrivando tra noi. Robot che tagliano l’erba e puliscono le
piscine. Robot musicisti, giocatori di scacchi. Robot programmati per
aiutare non vedenti e disabili oppure per accudire bambini e animali.
Robot nella ristorazione: aiuto cuochi (come Flippy) che cuoce
hamburger perfetti e altri che servono ai tavoli e prendono le
ordinazioni. Il robot creato dal MIT di Boston che costruisce un
edificio di 600 mq in un solo giorno, facendo tutto da solo. Robot
artificieri che disinnescano ordigni pericolosi. Robot sottomarini.
Le auto senza conducente, da considerarsi a tutti gli effetti dei
robot, in cui stanno investendo i più grandi nomi mondiali, tra cui
Google, Apple e alcune case automobilistiche. Non dovrai far altro
che prenotare il servizio via smartphone e l’auto verrà a casa tua
per portarti dove vuoi magari guardando comodamente un film. E
probabilmente nel futuro, con l’abbattimento dei costi, potremmo
anche evitare di acquistare un auto, ma di affittarla solo quando ci
serve.
Tuttavia questi giorni sono ancora lontani… Poi ci sono i
droni, robot volanti che in alcuni paesi già consegnano i pacchi a
domicilio in pochi minuti, effettuano riprese aeree in luoghi
inaccessibili. Fra qualche anno trasporteranno via aerea persone da
un luogo all’altro delle città, muovendosi silenziosamente con
energia solare. Per non parlare di tutto quanto di illegale possano
fare (mettiamo in conto anche questa eventualità!). Gli androidi
sono sicuramente i robot più inquietanti poiché hanno sembianze
umane. Fa una certa impressione ritrovarsi a tu per tu con un
androide che con voce suadente ci pone domande guardandoci negli
occhi.
Ma ci dovremo abituare, poiché l’uomo sembra proprio aver
puntato molto su di loro. Il motivo? È presto detto: è un investimento che
si ripaga alla grande nel tempo in quanto i robot sofisticati possono
da soli svolgere il lavoro di decine di persone; non hanno pretese,
non si ammalano, non fanno sciopero, imparano velocemente eseguendo
molti lavori alla perfezione. Tanto per fare un esempio, in Giappone
si possono trovare androidi alla reception di un hotel per accogliere
i clienti, che rispondono alle domande, ritirano i documenti.
Conoscono tutte le lingue, sono spiritosi e gentili, stanno lì 24
ore su 24, non creano problemi, svolgendo il loro lavoro in modo
impeccabile, sempre. E la cosa più incredibile è che… attirano i
turisti! Sono a tutti gli effetti delle vere e proprie star.
Tutta
questa “roba” qui ci toglierà il lavoro. Sì, i lavori
tradizionali così come li abbiamo concepiti fino ad oggi, ma
sicuramente ci aiuteranno a crearne di nuovi. Tantissimi sono i
mestieri scomparsi nel secolo scorso e non solo a causa delle
macchine. Scompaiono proprio perché non più richiesti o troppo
onerosi. I tempi cambiano, le mode si evolvono e tutto va
costantemente ripensato. L’uomo, come è sempre stato, si adatterà
a questa evoluzione, plasmando il suo futuro proprio grazie a queste
innovazioni. Ma a cosa porterà tutto questo? Come possiamo
difenderci da questa “invasione”? Quale futuro ci dobbiamo
aspettare? (continua nel prossimo numero)
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