Da qualche anno assistiamo ad una vera
e propria emigrazione dei nostri pensionati verso mete estere di
notevole bellezza ed economicità. Si parla ad esempio della Tunisia,
Costa Rica, Africa, Sud America ma soprattutto Paesi dell’Est
Europa e non, ove il pensionato italiano gode di una miglior qualità
della vita ed una notevole riduzione della pressione fiscale (livello
di tasse applicate su un reddito percepito).
Addirittura, per chi
fosse poco pratico con la burocrazia o per chi invece non ha voglia
di pensare a tutto, sono nate delle vere e proprie agenzie di
consulenza che, oltre a sbrigare le pratiche presso gli Istituti
italiani, trovano anche sistemazioni immobiliari in base alle
esigenze del richiedente, consigliando il luogo adatto dove
risiedere, mettendoli in contatto con le agenzie locali e poter cosi cambiare
vita nel giro di poco tempo.
Ma perché c’è questo fenomeno?
Perché il nostro Governo negli anni ha emanato leggi che incidono
sempre più sul reddito percepito dagli individui (inteso come
reddito derivante da attività lavorativa o da pensioni), i quali si
riducono sempre più a causa della pressione fiscale (incidenza di
tasse e imposte sul reddito). Questo tema da sempre affrontato per
famiglie ed imprese, implica la minor possibilità di effettuare
acquisti, a maggior ragione per i pensionati, i quali percepiscono
una pensione purtroppo sempre meno adeguata al costo della vita
attuale, dovendo scegliere ogni giorno se comprare le medicine od il
pane.
Ciò accade perché non c’è relazione tra quanto versato e
quanto percepito. Il problema viene eliminato spostandosi
dall’Italia, dove si diventa “ricchi”, avendo un tenore di vita
molto più alto rispetto a quanto possibile in Italia.
Ricordo
un’intervista ad un anziano qualche tempo fa che dall’Italia era
emigrato in Africa; con la sua pensione di soli cinquecento euro
aveva una casa con la piscina, che non usava molto, ma aveva comprato
perché era il suo sogno di una vita; la spesa massima mensile per il
cibo era di cinquanta euro e le tasse paria a circa duecentocinquanta
euro l’ anno. E l’ho visto felice.
Ora che questo fenomeno è
divenuto importante lo Stato italiano ha pensato di tracciare i
connazionali pensionati residenti all’ estero per controllarne il
tenore di vita e l’adeguatezza dell’importo della pensione; credo
invece che sia un modo per tassare alla fonte le pensioni prima di essere
erogate all’estero in modo da disincentivare la fuga di capitali
dall’Italia (le persone che posseggono denaro lo spendono o lo
investono in altri Paesi diversi da quello di provenienza).
Riconosciuto il fatto che l’uscita dal nostro Pese delle pensioni
implica riduzione degli investimenti e di produttività per l’Italia,
non è anche vero che è lo stesso Stato che li ha costretti ad
abbandonare il loro Paese, non sentendosi tutelati ed aiutati per le
prime necessità? E poi, dopo un a vita a lavorare e a pagare tasse,
i nostri pensionati non avranno il diritto di decidere dove passare
gli anni che gli restano e magari avere tutto ciò che non hanno
potuto avere?
Penso che lo Stato debba prima controllare le sue
manovre, poi i nostri pensionati.
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