domenica 14 maggio 2017

L'ECONOMIA A PORTATA DI TUTTI: PENSIONATI ALL'ESTERO E TENORE DI VITA

Da qualche anno assistiamo ad una vera e propria emigrazione dei nostri pensionati verso mete estere di notevole bellezza ed economicità. Si parla ad esempio della Tunisia, Costa Rica, Africa, Sud America ma soprattutto Paesi dell’Est Europa e non, ove il pensionato italiano gode di una miglior qualità della vita ed una notevole riduzione della pressione fiscale (livello di tasse applicate su un reddito percepito).
Addirittura, per chi fosse poco pratico con la burocrazia o per chi invece non ha voglia di pensare a tutto, sono nate delle vere e proprie agenzie di consulenza che, oltre a sbrigare le pratiche presso gli Istituti italiani, trovano anche sistemazioni immobiliari in base alle esigenze del richiedente, consigliando il luogo adatto dove risiedere, mettendoli in contatto con le agenzie locali e poter cosi cambiare vita nel giro di poco tempo.

Ma perché c’è questo fenomeno?
Perché il nostro Governo negli anni ha emanato leggi che incidono sempre più sul reddito percepito dagli individui (inteso come reddito derivante da attività lavorativa o da pensioni), i quali si riducono sempre più a causa della pressione fiscale (incidenza di tasse e imposte sul reddito). Questo tema da sempre affrontato per famiglie ed imprese, implica la minor possibilità di effettuare acquisti, a maggior ragione per i pensionati, i quali percepiscono una pensione purtroppo sempre meno adeguata al costo della vita attuale, dovendo scegliere ogni giorno se comprare le medicine od il pane.

Ciò accade perché non c’è relazione tra quanto versato e quanto percepito. Il problema viene eliminato spostandosi dall’Italia, dove si diventa “ricchi”, avendo un tenore di vita molto più alto rispetto a quanto possibile in Italia.
Ricordo un’intervista ad un anziano qualche tempo fa che dall’Italia era emigrato in Africa; con la sua pensione di soli cinquecento euro aveva una casa con la piscina, che non usava molto, ma aveva comprato perché era il suo sogno di una vita; la spesa massima mensile per il cibo era di cinquanta euro e le tasse paria a circa duecentocinquanta euro l’ anno. E l’ho visto felice.

Ora che questo fenomeno è divenuto importante lo Stato italiano ha pensato di tracciare i connazionali pensionati residenti all’ estero per controllarne il tenore di vita e l’adeguatezza dell’importo della pensione; credo invece che sia un modo per tassare alla fonte le pensioni prima di essere erogate all’estero in modo da disincentivare la fuga di capitali dall’Italia (le persone che posseggono denaro lo spendono o lo investono in altri Paesi diversi da quello di provenienza).
Riconosciuto il fatto che l’uscita dal nostro Pese delle pensioni implica riduzione degli investimenti e di produttività per l’Italia, non è anche vero che è lo stesso Stato che li ha costretti ad abbandonare il loro Paese, non sentendosi tutelati ed aiutati per le prime necessità? E poi, dopo un a vita a lavorare e a pagare tasse, i nostri pensionati non avranno il diritto di decidere dove passare gli anni che gli restano e magari avere tutto ciò che non hanno potuto avere?
Penso che lo Stato debba prima controllare le sue manovre, poi i nostri pensionati.

Scritto da Eleonora Angelini - Pubblicato sul numero 5 del 2017 nel "Il Corace"

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