Con la sua opera, Merce Cunningham ha,
verso la metà del secolo scorso, rivoluzionato l’estetica della
danza moderna di origine grahamiana, aprendo la strada agli sviluppi
della coreutica post modern.
I punti cruciali su cui svilupperà la
sua opera coreografica sono:
- danza fine a se stessa, senza
interpretazioni o sviluppi narrativi;
- incursione di movimenti
quotidiani e stasi, affiancati (con la stessa
importanza) a elementi tecnici di danza moderna e balletto; -
decostruzione della prospettiva spaziale, rendendo omogeneo lo spazio
scenico;
- indipendenza delle diverse arti all’interno dello
spettacolo (danza, musica, scenografia...);
- tecniche aleatorie per
lo sviluppo della coreografia.
Formatosi in America con i grandi
della modern dance, dal 1939 al 1945 è soloist presso la Martha
Graham Dance Company, danzando ruoli principali in capolavori come El
Penitente, del 1940, o Appalachian Spring, del 1944.
Sentendo, però,
limitante per la sua coreutica l’attenzione alla drammaticità e
alla psicologia della Graham, comincia a creare in collaborazione con
John Cage, compositore e musicista fondamentale per le innovazioni
del Novecento, contemporaneamente interessandosi alla sua concezione
filosofico-musicale derivante dallo zen e dagli I-Ching.
Sempre in
collaborazione con John Cage, nel 1952 realizza presso il Black
Mountain College Theater Piece #1, che darà vita al movimento dello
happening. Da questa esperienza, nel 1953 creerà il primo nucleo
della Merce Cunningham Dance Company.
Per la compagnia collaboreranno
tutti i maggiori artisti attivi in America negli anni ’60, guru
della pop art come Robert Rauschenberg e Andy Warhol, o
sperimentatori in musica come David Tudor.
Merce Cunningham
attraversa tutte le più importanti correnti artistiche con lavori
del calibro di Summerspace, del 1958, Cross Currents, del 1964,
Walkaround Time, del 1968. Sempre negli anni ’60, concepisce un
nuovo modo di fare spettacolo: con gli Events, pezzi presi da
differenti coreografie sono legati casualmente l’un l’altro;
l’evento avviene, per l’appunto, una sera soltanto, nell’unicità
ed irripetibilità del caso.
Negli anni ’70 ecco l’affermazione
definitiva: Cunningham ormai collabora anche con importanti registi
come Elliot Caplan o Charles Atlas, creando video del calibro di
Westbeth (1974) o Locale (1979). Ma il suo rapporto con la tecnologia
non si limita alla telecamera: collaborando con centri di animazione
digitale, tra gli anni ’80 e ’90 crea software in grado di fargli
coreografare lontano dalla sala prove, e scenari innovativi, come
quello per BIPED, del 1999.
La sua creatività sembra non arrestarsi
nemmeno ora, continuando a coreografare capolavori come Way Station
(2001), Split Sides (2003) e EyeSpace (2006).
E’ stato insignito
delle onorificenze più importanti, come il Leone d’Oro alla
Carriera (Venezia, 1995), un Laurence Olivier Award (Londra), il
titolo di Chevalier de la Légion d’Honneur (Francia, 1989), la
National Medal of Arts (1990), il Kennedy Center Honors (1985),
l’onorificenza di Primo Cavaliere (1989) e, poi, di Officier de la
Légion d’Honneur (Francia, 2004), il Premio Speciale Nijinsky
(Monaco, 2000), il Praemium Imperiale (Tokyo, 2005), per citarne
alcune.
La sua produzione vanta più di duecento coreografie, molte
delle quali in repertorio delle migliori compagnie di danza e
balletto del mondo, se non create appositamente per esse, come
l’Opéra de Paris, il New York City Ballet, l’American Ballet
Theater, il Boston Ballet, il Pennsylvania Ballet, lo Zurich Ballet,
la Rambert Dance Company e, ovviamente, la Merce Cunningham Dance
Company, che mantiene intatta la grande tradizione del coreografo
americano.
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