lunedì 8 maggio 2017

MERCE CUNNINGHAM E LA POST MODERN DANCE

Con la sua opera, Merce Cunningham ha, verso la metà del secolo scorso, rivoluzionato l’estetica della danza moderna di origine grahamiana, aprendo la strada agli sviluppi della coreutica post modern.

I punti cruciali su cui svilupperà la sua opera coreografica sono:
- danza fine a se stessa, senza interpretazioni o sviluppi narrativi;
- incursione di movimenti quotidiani e stasi, affiancati (con la stessa importanza) a elementi tecnici di danza moderna e balletto; - decostruzione della prospettiva spaziale, rendendo omogeneo lo spazio scenico;
- indipendenza delle diverse arti all’interno dello spettacolo (danza, musica, scenografia...);
- tecniche aleatorie per lo sviluppo della coreografia.

Formatosi in America con i grandi della modern dance, dal 1939 al 1945 è soloist presso la Martha Graham Dance Company, danzando ruoli principali in capolavori come El Penitente, del 1940, o Appalachian Spring, del 1944.
Sentendo, però, limitante per la sua coreutica l’attenzione alla drammaticità e alla psicologia della Graham, comincia a creare in collaborazione con John Cage, compositore e musicista fondamentale per le innovazioni del Novecento, contemporaneamente interessandosi alla sua concezione filosofico-musicale derivante dallo zen e dagli I-Ching.
Sempre in collaborazione con John Cage, nel 1952 realizza presso il Black Mountain College Theater Piece #1, che darà vita al movimento dello happening. Da questa esperienza, nel 1953 creerà il primo nucleo della Merce Cunningham Dance Company.

Per la compagnia collaboreranno tutti i maggiori artisti attivi in America negli anni ’60, guru della pop art come Robert Rauschenberg e Andy Warhol, o sperimentatori in musica come David Tudor.
Merce Cunningham attraversa tutte le più importanti correnti artistiche con lavori del calibro di Summerspace, del 1958, Cross Currents, del 1964, Walkaround Time, del 1968. Sempre negli anni ’60, concepisce un nuovo modo di fare spettacolo: con gli Events, pezzi presi da differenti coreografie sono legati casualmente l’un l’altro; l’evento avviene, per l’appunto, una sera soltanto, nell’unicità ed irripetibilità del caso.
Negli anni ’70 ecco l’affermazione definitiva: Cunningham ormai collabora anche con importanti registi come Elliot Caplan o Charles Atlas, creando video del calibro di Westbeth (1974) o Locale (1979). Ma il suo rapporto con la tecnologia non si limita alla telecamera: collaborando con centri di animazione digitale, tra gli anni ’80 e ’90 crea software in grado di fargli coreografare lontano dalla sala prove, e scenari innovativi, come quello per BIPED, del 1999.

La sua creatività sembra non arrestarsi nemmeno ora, continuando a coreografare capolavori come Way Station (2001), Split Sides (2003) e EyeSpace (2006).
E’ stato insignito delle onorificenze più importanti, come il Leone d’Oro alla Carriera (Venezia, 1995), un Laurence Olivier Award (Londra), il titolo di Chevalier de la Légion d’Honneur (Francia, 1989), la National Medal of Arts (1990), il Kennedy Center Honors (1985), l’onorificenza di Primo Cavaliere (1989) e, poi, di Officier de la Légion d’Honneur (Francia, 2004), il Premio Speciale Nijinsky (Monaco, 2000), il Praemium Imperiale (Tokyo, 2005), per citarne alcune.

La sua produzione vanta più di duecento coreografie, molte delle quali in repertorio delle migliori compagnie di danza e balletto del mondo, se non create appositamente per esse, come l’Opéra de Paris, il New York City Ballet, l’American Ballet Theater, il Boston Ballet, il Pennsylvania Ballet, lo Zurich Ballet, la Rambert Dance Company e, ovviamente, la Merce Cunningham Dance Company, che mantiene intatta la grande tradizione del coreografo americano.

Scritto da Andrea Pontecorvi - Pubblicato sul numero 5 del 2017 nel "Il Corace"

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