sabato 31 ottobre 2020

UN LIBRO, UNA CANZONE, UN FILM E ALTRE STORIE

Caro lettore, tutti (o quasi) almeno una volta nella vita abbiamo avuto modo di vedere l'emblematica scena di Totòtruffa '62, nella quale un Totò più istrionico che mai tenta di vendere nientemeno che la Fontana di Trevi a un malcapitato turista in visita a Roma, riuscendoci e intascando 500mila lire (cifra niente male per l'epoca), impacchettando alla perfezione una truffa bella e buona. Totòtruffa '62 è solo un film, eppure un fatto alquanto simile è accaduto veramente. In Francia, precisamente a Parigi, nel 1925. A pochi anni dalla sua inaugurazione avvenuta il 31 marzo 1889, la Tour Eiffel era ridotta in condizioni disastrose a causa del logorarsi del ferro, tanto che diversi giornali pubblicarono articoli su una possibile demolizione. La notizia giunse alle orecchie di Victor Lustig, noto truffatore ceco, che decise di sfruttare la cosa a suo vantaggio. Grazie all'aiuto di un complice, Robert Tourbillon, Lustig si procurò della carta da lettera con l'intestazione del Ministero delle Poste e dei Telegrafi, ente responsabile della torre, e si mise in contatto con diversi commercianti di rottami di ferro parigini, sostenendo che a causa delle sue cattive condizioni la Tour Eiffel sarebbe stata demolita e di conseguenza venduta molta merce. Il più ingenuo dei commercianti, un tale chiamato André Poisson, si fece abbagliare dalle false credenziali del truffatore e decise di corromperlo per avere il privilegio di comprare i residui metallici. La moglie di Poisson aveva dei forti dubbi sull'acquisto, tanto che provò in tutti i modi a convincere il marito a ritirare la sua offerta. Ci volle tutta l'abilità persuasiva di Lustig per convincere entrambi i coniugi: il truffatore disse di essere un funzionario sottopagato dal governo e di fare molta fatica ad arrivare a fine mese. Poisson e la moglie capirono di dover quindi pagare una tangente e gli consegnarono, oltre al denaro già dato come offerta per i residui della torre, anche un'elevata tangente. I coniugi Poisson pensarono di aver concluso l'affare del secolo. Ma una volta ottenuto il denaro, Victor Lustig fece perdere le sue tracce. Il commerciante si rese presto conto di essere stato raggirato, ma provò una tale vergogna che decise di non sporgere denuncia, rimanendo così con un pugno di mosche in mano. Negli anni successivi, Lustig continuò con il suo “lavoro” da truffatore in giro per il mondo: assieme alla Tour Eiffel, un'altra truffa degna di nota fu quella della Rumanian Box, ovvero una macchina in grado di produrre copie autentiche di banconote. E non solo: il truffatore ceco riuscì a far cadere nei propri inganni persino il famigerato Al Capone. Ma questa è un'altra storia. Lustig trascorse gli ultimi anni di vita nel carcere di Alcatraz. Trasferito nel centro medico per prigionieri federali di Springfield a causa di una polmonite, morì l'11 marzo 1947. Ancora oggi Victor Lustig è conosciuto come l'uomo che vendette la Tour Eiffel. Mica male.

Scritto da Tommaso Guernacci  - Pubblicato sul numero 7 del 2020 del "Il Corace"

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