sabato 31 ottobre 2020

LA PAURA DELL'ALTRO DA SE'

In questi tempi di pandemia e di costante chiusura, lì dove le coste si affacciano sul Mediterraneo, mi pare chiaro come la paura dell’altro sia un problema che, subdolo, si sta insinuando dentro di noi. La paura dell’altro da sé, amplificata da le dovute precauzioni che bisogna necessariamente e moralmente adottare per evitare qualsiasi contagio dovuto al Covid-19, potrebbe domani farci alzare con un sentimento di chiusura ancora maggiore, specie verso coloro che non desiderano altro che una vita migliore dall’altra parte del mare, giacché il loro futuro sta tutto nel giorno presente che vivono. Così ho ripensato ad un anno fa, che ero in viaggio verso Marsiglia. Giunto in quella città dove ogni cosa è attraversata, quasi trafitta, da un sentire differente e simultaneo, mi apparve chiaro sin da subito l’insegnamento che questa città porta in grembo. A Marsiglia l'anima torna ad essere duale. A Marsiglia tutto è meticcio, tutto è incrocio, incontro. Il solo dramma culturale e razziale che si rischia è quello che ci vede convinti di una patria quando, da sempre, l'uomo proviene ed è diretto da un luogo chiamato dappertutto. Ma questo i Marsigliesi lo hanno appreso con il tempo e una cultura basata sull’accoglienza. In quei giorni mi tornò alla mente che, nell’argot popolare francese, c’è un termine: “Ritals”. È un termine dispregiativo che i Francesi utilizzavano per etichettare gli italiani che approdavano a Marsiglia. Lo scrittore Jean Claude Izzo, in un’intervista, ha spiegato il senso e il peso  di quest’ultimo. Di padre salernitano e madre spagnola, giunti a Marsiglia, i genitori gli avevano proibito di parlare la lingua paterna e materna per imparare il più in fretta possibile il Francese, in modo che i suoi coetanei la smettessero di insultarlo, e chiamarlo, appunto, “Ritals”. Io credo che non dovremmo dimenticarci questo concetto tanto semplice quanto umano: emigriamo tutti da qualcosa o da qualcuno, e così come la natura e la Storia ci insegna, è ciò che ci salvaguardia come specie e come esseri umani.

Scritto da Fabio Appetito - Pubblicato sul numero 7 del 2020 del "Il Corace"

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