venerdì 10 aprile 2020

IL TEMPO DI AVERE TEMPO

"Non ho tempo.." quante volte abbiamo pronunciato questa frase! "Lo farò domani"... e poi quel domani è diventato un giorno unico e interminabile che porta il nome di quarantena. Privati improvvisamente di quella forte parola chiamata LIBERTÀ, liberi DI fare, liberi DA tutti, liberi PER poter decidere, in un batter d'orologio siamo passati da non avere tempo ad avere troppo tempo. Tempo per pensare alle persone care che possiamo sentire solo telefonicamente, tempo per riflettere se tutto questo ha un senso, tempo per capire se vale veramente la pena mettere in ballo ciò che realmente ci rende felici per sostituirlo con una mondanità più  frivola e leggera, tipica dei nostri giorni moderni. Tempo per riflettere.. ma a quanto sembra a molte persone questo tempo ancora non basta: si vedono ancora troppe persone in giro, persone che sottovalutano il problema. si sentono ancora "liberi di" decidere sulla vita futura di intere comunità. 

Stare a casa è difficile per tutti, per bambini, anziani, genitori.. ma farlo significa dimostrare di voler bene a sè stessi e agli altri. Tutti viviamo sulla stessa barca e da tutti i nostri comportamenti ne deriva la possibilità di far attraccare questa barca ad un porto sicuro; a volte però termini filosofici non convincono molto e allora è meglio usare un linguaggio più diretto, aspro e crudo. Siamo tutti potenziali diffusori del virus così come siamo tutti in grado di contrarlo, nessuno è escluso da questa fatalità. Se non si inizia a rinunciare alle nostre belle passeggiate, alle nostre sedute in piazza, se si continua in una linea di forte egoismo, potremmo vivere il dramma di molte persone del nord Italia. Potremmo trovarci a vivere situazioni di lontananza dai nostri cari, dai nostri affetti, dai nostri amici. Molte sono le persone che da un momento all'altro si sono ritrovate attaccate ad un macchinario per poter respirare, in una stanza di ospedale vuota e sterile, da soli a combattere perché a nessuno è permesso di far visita; molti si sono trovati nella peggiore delle condizioni umane, al cosiddetto bivio tra la vita e la morte, da soli, senza nessuno... 

E chissà quanti pensieri nelle loro teste, quante cose che avrebbero voluto dire ma non hanno potuto farlo, quante sensazioni indescrivibili che nessuno racconterà mai. Vivere con la consapevolezza che basta poco per non esserci più, con la paura di aver sfiorato con mano la morte; morire da soli, in un modo crudele, senza salutare per l'ultima volta una persona cara che possa essere la propria moglie, il proprio marito, i nipoti, i figli o chiunque altro.. questo potrebbe essere uno dei tanti pensieri che hanno attraversato tutte quelle persone che si sono trovate a perdere questa battaglia senza armi. E solo questo pensiero mi fa più paura del virus in sé; solo questo tipo di pensiero dovrebbe svegliare le masse convincendole che " la propria libertà finisce dove inizia quella dell'altro". Sì, voglio tornare libera, voglio avere la possibilità di rivivere la mia vecchia vita, di poter decidere, di poter scegliere; ma voglio tornare a farlo IO, e come me molte altre persone. Ma tutto ciò ci sarà negato fin quando qualcuno continuerà ad essere egoista, incosciente presuntuoso e ignaro di tutto ciò.

Sandra Mondaini avrebbe detto: "Che vita amara!"... tutto ci sembra superfluo fino a quando non ci viene negato, tutto è circoscritto in una lamentela fin quando le nostre routine non vengono stravolte e sconvolte. Impieghiamolo questo tempo a riflettere, a pensare; impieghiamolo questo tempo a capire che l'uomo è nato come essere sociale, che ha bisogno dell'altro per vivere, che ha bisogno di comunicare e sentirsi in contatto, prova ne sono i tanti flash mob di questi giorni che, oltre a portare una nota colorata in queste giornate, ci fanno capire che quando quello che chiamiamo normalità (come una canzone) ci viene negata, si trova sempre l'alternativa perché fa parte di noi, della nostra indole, del nostro modo umano di vivere. Pensiamo allora, in questo tempo dove le lancette dell'orologio sembrano ferme che, quell'Inno d'Italia, tanto acclamato in questi giorni, è stato frutto di chi ha combattuto una guerra diversa dalla nostra, in trincea, con bombe e cadaveri vicino; noi siamo stati più fortunati, stiamo combattendo seduti sul divano, nelle nostre case e con tutti i nostri confort e opportunità; quell'Inno non è solo legato ai nostalgici mondiali di calcio, ma ci è stato tramandato da chi nella costruzione della nostra Italia ci ha creduto fermamente tanto da lasciarcela bella e invidiata da mezzo mondo; a noi è stato chiesto un piccolo sacrificio, di continuare a cantare quell'Inno per creare italiani coscienziosi e uniti; ci è stato chiesto di crederci ancora per difenderci da un nemico invisibile, ci è stato chiesto di ricominciare intelligentemente, prima o poi....#iorestoacasa.

Lucia Pocci

Ricevuto e pubblicato sul numero 3 del 2020 del "Il Corace"

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