sabato 31 ottobre 2020

DOPO L'INGANNO, LO STERMINIO

Per almeno un secolo, dalla scoperta dell'America da parte di Colombo, i conquistadores spagnoli avevano di fatto sterminato il 70% delle popolazioni indigene del sud e Mesoamerica. Grandi civiltà come quella Inca del Perù o quella Azteca del Messico, erano sparite sotto i colpi degli archibugi e delle malattie portate dagli europei. L'impero spagnolo aveva colonizzato in brevissimo tempo gran parte del nuovo continente. A nord le cose andarono in maniera leggermente diversa. Nel 1607 i primi coloni inglesi sbarcarono in Virginia. Alle orecchie dei nativi era giunta la voce dei metodi di civilizzazione degli spagnoli. Le tribù erano preparate a diffidare degli stranieri venuti dal mare. Gli inglesi all'inizio, cautamente, strinsero alleanze commerciali con gli indigeni e nominarono re di tutte le tribù della Virginia il Capo Powhatan. Egli fu convinto a far lavorare il suo popolo per i nuovi coloni bianchi, e acconsentì addirittura al battesimo e matrimonio cristiano di sua figlia, Pocahontas, con un latifondista inglese, John Rolfe. Tuttavia, nonostante le buone condizioni con le quali convivevano nativi e coloni, dopo la morte del Capo Powhatan, gli indiani ribelli che mai avevano digerito la politica filo-inglese del loro capo, vennero inevitabilmente a scontrarsi con gli europei. Il risultato fu la decimazione della popolazione indigena. Più a nord, in Massachussetts, nel 1620, il rigido inverno americano stava minacciando la sopravvivenza di nuovi coloni inglesi. Gli indigeni di quei posti aiutarono gli europei, altrimenti spacciati, a superare il freddo, e insegnarono loro come coltivare e dove pescare. Molti altri coloni arrivarono in seguito su quelle coste, e le foreste iniziarono a scomparire. Gli inglesi vollero mettere tutto nero su bianco, alla maniera europea, e comprarono decine di migliaia di acri di terra dalla tribù dei Pemaquid. Gli indiani assecondarono quelle che a loro sembravano delle strane usanze, dato che per loro la terra non apparteneva a nessun uomo, ma solo al Grande Spirito. Quella fu la prima cessione di terra indiana agli inglesi. Dal 1662 gli europei iniziarono a respingere sempre più nella foresta i nativi, e iniziarono a chiamare quella terra Nuova Inghilterra. Il capo tribù Metacom, nonostante fosse osannato dai coloni e incoronato da questi re Filippo, per tutta la sua vita lavorò a una grande alleanza indiana per respingere gli invasori bianchi. Gli scontri culminano nel 1675 quando Metacom fu sconfitto e ucciso in battaglia, e la sua testa esposta nella piazza principale della città di Plymouth per ben venti anni. Gli Olandesi si rivelarono anche loro come dei grandi ingannatori per i nativi: acquistarono l'intera isola di Manhattan dai nativi per perline di vetro e ami da pesca, ottenendo di continuare a scambiare con loro le pregiate pelli in cambio di beni effimeri. Willem Kieft, abile mercante e politico olandese, impose ai Mohicani un tributo e punì ingiustamente i Raritan per alcuni crimini commessi però da coloni bianchi. I Raritan ovviamente si opposero con tutte le loro forze e intrapresero degli scontri con gli olandesi. Questi in poco tempo misero a ferro e a fuoco diversi villaggi e massacrarono la popolazione indigena, facendo vilipendi dei cadaveri di uomini donne e bambini. I seguenti due secoli furono caratterizzati da episodi di questo genere in tutto il nord America. La potenza militare degli europei, diventati poi i nuovi americani, costrinse le tribù native a ritirarsi verso ovest. La minaccia delle rappresaglie indiane favorì la stipula di accordi che limitassero l'autonomia politica delle diverse tribù in cambio di nuove terre fertili. Inizia così la lenta e sanguinosa deportazione indiana oltre il Mississipi, verso il selvaggio ovest americano, dove i nativi non trovarono terre o pace, ma solo altri campi di filo spinato e pallide baionette.

Scritto da Matteo D'Achille - Pubblicato sul numero 7 del 2020 del "Il Corace"

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