sabato 31 ottobre 2020

AMORE E SPERANZA, I SANTI E I CARI DEFUNTI

Novembre ha nell’aria il sapore dell’inverno che avanza, l’odore di pioggia mista al fumo dei comignoli, le giornate uggiose con il sole che tramonta presto insomma tutto ci dice che è tempo di ritmi lenti e riflessivi, è tempo di pensare al mistero della vita. L’aria novembrina si sposa molto bene con due grandi misteri che la Chiesa ci invita a contemplare: la solennità di Ognissanti e la commemorazione dei nostri fratelli e sorelle defunti. In un mondo ormai indaffarato in ogni cosa, nella fretta delle nostre giornate intense e non prive di fatiche da dover superare, abbiamo smarrito la dimensione verticale della vita ossia la considerazione di qualcuno che ci supera, ci precede e ci accompagna. Risuonano veritiere e attuali le parole di Papa Benedetto XVI nel suo libro “La Gioia della fede” quando dice «noi credenti del nuovo millennio, che viviamo in una cultura post cristiana e post moderna, sentiamo nel cuore lo stesso ardore provato dai discepoli quando videro il maestro? La fede cambia la percezione della vita. Senza Cristo tutto sfocia nel nulla. In Lui invece, si conquista tutto. Ci dona la vita eterna. È ciò che la Chiesa proclama senza sosta da due millenni.» i nostri santi tutto ciò lo hanno compreso e nell’arco della loro vita terrena hanno imparato a spendere l’esistenza per Cristo e i fratelli, in ultima analisi potremmo dire che hanno saputo amare come Cristo ha amato! Oltre ai Santi Novembre ci fa commemorare i defunti. Il paradosso dei nostri tempi ci porta ad evitare la dura e seria verità della morte. Non di rado si priva ai nostri bambini di visitare qualche parente defunto al campo santo perché considerato “un luogo non adatto ai bambini” mentre non ci accorgiamo di far venir meno un importante occasione di educazione, oppure capita tra gli adulti sentir cambiare discorso sull’argomento quasi a dire “non avverrà mai”. Il paradosso però poi sta nel fatto che o si banalizza l’argomento (vedi halloween) oppure si promuove morte (aborto, eutanasia). Tutto questo fa parte della nostra cultura edonista nella quale non c’è spazio certo per la sofferenza, e la morte si sa è sofferenza, distacco. Commemorare i fedeli defunti non vuol dire certo rinnovare la sofferenza del lutto subito, al contrario vuole aprirci alla speranza cristiana, alla certezza della resurrezione e della vita vera. In fondo il desiderio che alberga in ognuno è quello di vivere ed essere beati. Proprio in questo nostro desiderio si interseca il desiderio di Dio: darci vita in abbondanza! Non solo qui e ora, ma anche dopo questo nostro “esilio terreno”.  Dunque si pone davanti a noi due grandi occasioni, quella di trovare uno sprone per vivere la fede cristiana (o per conoscerla meglio) andando a conoscere la vita dei santi, e quella di pregare per chi non è più tra noi. In ogni tempo il Signore suscita santi alla sua Chiesa che sono come dei fari che vengono ad illuminare le nostre buie notti. Tra le figure di santità dei nostri giorni spicca la splendida figura di Carlo Acutis questo giovane ragazzo di quindici anni proclamato Beato il 10 ottobre scorso e morto nel 2006. I santi e i defunti. Novembre inizia con queste due immagini: una comunione tra noi e loro che dice tanta vita, tanta speranza.

Scritto da Giovanni Grossi - Pubblicato sul numero 7 del 2020 del "Il Corace"

Nessun commento:

Posta un commento