venerdì 10 aprile 2020

L’INIZIO DELLA GRANDE INVASIONE BIANCA (OVVERO IL VIAGGIO DI BJARNI)

“Ad ovest v’è una terra misteriosa e bellissima, dove gli alberi toccano il cielo e fitte foreste giungono fino al mare. Ivi bianche sponde lasciano spazio a verdi piane che non hanno fine”. Queste potrebbero essere state le prime parole che un certo Bjarni Herjolfsson rivolse al padre una volta ritornato in Groenlandia dopo che una tempesta lo aveva spinto troppo ad occidente nel lontano 986. Quella terra misteriosa era il continente americano, e Bjarni è universalmente riconosciuto come il primo europeo ad aver avvistato il Nuovo Mondo. Questo racconto è presente nella “Saga dei groenlandesi” (Groenlandinga saga) scritta due secoli più tardi dei fatti narrati. Anni dopo la scoperta da parte di Bjarni, verso il 1000, il figlio del ben più noto condottiero norreno Erik il Rosso, Leif, affascinato da quei racconti decise di salpare verso ovest e raggiungere quelle terre. Leif giunse nell’attuale isola di Baffin che chiamerà Helluland (terra delle pietre piatte) per poi approdare nel Markland (terra dei boschi) ovvero l’attuale Labrador. Navigando ancora verso ovest si stabilì in una nuova terra a svernare, tanto era rimasto colpito dal suo clima mite (“il clima di quella terra era così buono che il bestiame non avrebbe avuto bisogno di essere foraggiato in inverno…”). Quella splendida terra sarà chiamata Vinland (terra del vino, o terra dei pascoli, a seconda dell’interpretazione della parola “vin”) e da quei luoghi infatti Leif riportò in patria molti grappoli d’uva. 


Le seguenti spedizioni nel Vinland fecero incontrare per la prima volta le popolazioni indigene americane, che i vichinghi chiamarono “skraeling” (ovvero contorti), e gli “ospiti” europei. Il primo incontro tra questi due popoli fu disastroso. I vichinghi guidati da Thorvald, fratello di Leif, uccisero diversi nativi (probabilmente della grande tribù dei Naskapi) e poi ripartirono per la Groenlandia dopo circa un anno. Nelle successive spedizioni i vichinghi iniziarono a intrattenere dei proficui rapporti commerciali con questi popoli che durarono per tutto il medioevo creando un importante scalo commerciale a Gardhar, l’odierna Igaliku sita nella parte meridionale della Groenlandia, sotto il naso dei grandi sovrani europei che ancora cercavano una via più veloce e sicura verso le Indie. 

La sete di scoperta, la prospettiva d ricchezza, la gloria eterna e il bisogno di affermarsi su popoli tanto diversi e lontani furono le cause e le conseguenze di questo primo contatto tra americani ed europei. È proprio da qui che vorrebbe iniziare la mia riflessione su quella che poi diverrà nei secoli successivi quella massiccia migrazione oltreoceano degli uomini europei, che vedevano nel nuovo continente una terra di opportunità e ricchezze. I sovrani d’Europa, benedetti e legittimati dai pontefici, iniziarono dopo la fatidica data del 1492 a finanziare spedizioni verso quelle che credevano fossero le Indie, ingaggiando alcuni tra i più avventurosi e intrepidi esploratori del tempo. Il Vecchio Mondo iniziava ad andare stretto all’uomo moderno, il quale veniva da un periodo frenetico nel quale scoperte tecnologiche e un nuovo modo di porsi in rapporto all’Universo dava una esagerata considerazione delle proprie forze e delle proprie ragioni. E forse per questo l’uomo bianco desiderava plasmare il mondo a sua immagine e somiglianza, e quale migliore luogo di una terra vergine abitata solamente da “selvaggi” pronti da addomesticare per iniziare questo folle ma convinto progetto. Creare in definitiva un mondo per soli bianchi. La Grande Invasione Bianca poteva iniziare.

Scritto da Matteo D'Achille

Pubblicato sul numero 3 del 2020 del Il Corace

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