giovedì 9 aprile 2020

IL VIRUS SIAMO NOI

Ecco ci siamo, direte voi lettori.
L’ennesimo articoletto su sto maledettissimo Covid-19, fiumi di parole su una catastrofe che improvvisamente accostiamo alla Guerra, ignorando che quest’ultima, a mio avviso, è tragedia di dimensioni superiori.
Sciocco però star qui a far  paragoni più o meno fuori luogo, quando lo scopo mio ora è soffermarmi su un elemento che ricorre in tutte le catastrofi e che posso sunteggiare con...tutto parte dall’Uomo.
Quando la condotta umana si rivela autolesionistica e innervata di incoscienza e criminalità comportamentale, l’unico colpevole è l’uomo, reo del più spregevole dei reati: l’oblio di sé e del mondo nel quale vive.
Conclusione banale si obietterà.
Ma troppe volte ed in troppe vite il male nasce dalla banalità (Arendt docet).

Il mio vuole essere uno sguardo più filosofico/antropologico che epidemiologico considerato che le mie nozioni virologiche sono pari a zero.
Soffermarmi sull’Umano (disumano e inumano) con la lanterna di Diogene il Cinico che  a chi gli chiedeva cosa cercasse lui rispondeva “cerco l’Uomo”.
Ecco perché, dove l’agire umano diventa irresponsabile, si afferma prepotentemente il “virus” che paradossalmente ha in sé la parola vir(uomo) cosa che rende il tutto tragicomico e che può aprire la strada a considerazioni che inizialmente spingono ad un sorriso che però ben presto si rivela essere ghigno.
Quando questo mio scritto sarà distribuito con Il Corace forse la situazione si sarà modificata, non risolta, ma avrà connotati che ora mi sembrano brutti assai. Peró, finalmente, il gioco di dare la colpa di ciò che accade sarà finito.
Per la pandemia che stiamo vivendo, ricorderete, era colpa dei cinesi che mangiano cani e pipistrelli.
Poi colpa dei cinesi “italiani” con la caccia a chi aveva gli occhi a mandorla.
Poi colpa dei nordisti che sono andati in giro a diffondere il virus da moderni untori nazionali.
Il doppio binario dei provvedimenti e l’impreparazione  dei nostri governanti che intervengono spesso male e quando i buoi sono scappati, ha fatto il resto.
Poi colpa dei terroni in fuga dal nord.
Gli Altri  siamo noi.
Questo è. Sic et sempliciter.
Questo dobbiamo capire (illusione?)
Il virus é democratico.
Non fa distinzioni di ceto, reddito o razza.
Se Dio è morto, l’Uomo non se la passa meglio.
Questa è la triste verità.
Unica e sola.
Siamo noi che discriminiamo qualsiasi persona che non ci piaccia.
Siamo noi che avveleniamo i nostri polmoni perché non siamo in grado di fare neanche pochi metri a piedi.
Siamo noi i maestri del “chiagno e fotto”.
Che facciamo la differenziata con fastidio e approssimazione.

Potrei continuare e scadere ancor di più in luoghi comuni triti e ritriti (drammaticamente veri).
IL VIRUS SIAMO NOI.
Speriamo di tornare alla normalità e questa è l’aspettativa peggiore di tutte.
Dimentichi, ahinoi, che proprio la normalità è il problema.
Tornare al passato recente che ci ha condotti giù nel burrone, assurdo non rendercene conto, è il “normale”. Eppure lo invochiamo.
Dobbiamo creare una nuova normalità, fatta di nuove regole che non ci siano imposte se non dalla nostra coscienza.
Confesso di non essere troppo ottimista sugli effetti di questa lezione ricevuta dal Cosmo e dalla Natura.
Tra qualche mese continueremo a far trionfare il cannibalismo che è in noi. Homo homini lupus.
Perdendo forse l’ultima occasione di umanizzare e forgiare prometeicamente ciò che appartiene più ad un Paradiso perduto che ad un Paradiso ritrovato. Torneremo a sopravvivere in un
Eden posticcio in cui il dolore prevale sulla meraviglia.

Scritto da Mario Trifari

Pubblicato sul numero 3 del 2020 del "Il Corace"

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