venerdì 10 aprile 2020

OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA, ANCORA UNA LODE!

… noto già per le sue virtù salutari, per uno dei suoi composti (idrossitirosolo) e per una recente ricerca, adesso è anche un alimento anti-invecchiamento del cervello, soprattutto negli  anziani. 

È davvero una “panacea”, l’olio extravergine d’oliva è un alimento anti-invecchiamento del cervello, la cui conferma ci giunge da un recente studio dell’Istituto di biochimica e di biologia cellulare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ibbc), pubblicato all’inizio dello scorso febbraio su “FASEB Journal”, cioè una rivista scientifica relativa alle bioscienze sperimentali, che promuove il progresso scientifico e l’istruzione, ed è pubblicata dalla Federation of American Societies for Experimental Biology, fondata nel 1912 da 3 società (ad oggi circa 30) attive nel settore della ricerca biologica e medica.
Tale evidenza, per la sua importanza, rappresenta un’altra lode ad uno dei tradizionali e fondamentali prodotti dell’agricoltura mediterranea nonché alimento naturale e condimento universale, già molto apprezzato per le diverse benefiche proprietà a sostegno della salute umana.  


Proprio per questo, sembra utile ed opportuno ricordare che l’olio d’oliva, come già noto, è l’unico prodotto che non deve subire trasformazione alcuna né aggiunta di additivi per poter essere utilizzato. Deve, semplicemente, essere estratto dalle olive in cui è contenuto, senza alterarne le peculiari caratteristiche naturali, cioè mediante quelle operazioni (o tecniche) conosciute come:  frangitura dei frutti (polpa e nocciolo), gramolatura (che è un continuo rimpasto), spremitura (divisione del mosto dalla sansa) e separazione (divisione dell’olio dall’acqua di vegetazione). Tale prodotto, come sappiamo, si forma naturalmente nell’oliva, definita botanicamente drupa, la quale è composta dall’epicarpo (buccia) e dal mesocarpo (polpa) per il 75-80% circa, dall’endocarpo (nocciolo) e dall’endosperma (seme) per il restante 20-25%. Per quanto concerne la composizione chimica dell’oliva si può sicuramente asserire che essa contiene circa il 40-50% di acqua, il 22-28% di olio, il 20% di carboidrati, il 5-6% di cellulosa, 1-2% di proteina greggia ed 1-2% di ceneri.  

L’olio delle olive, detto anche ”l’oro verde”, per il suo particolare valore, è ritenuto altresì prodotto nutra-ceutico (da nutrizione e farmaceutica, correlato ai principi nutritivi contenuti negli alimenti) per i suoi importantissimi effetti benefici che svolge per la salute dell’Uomo, grazie ai suoi componenti di elevato valore biologico. I suoi grassi (chimicamente esteri) sono rappresentati prevalentemente da acidi grassi monoinsaturi (85,7%) di cui il 75,7% di oleico, da quelli polinsaturi l’8,7% (linoleico 8,1 e linolenico 0,6), da quelli saturi (14,3%) e da piccole quantità di fosfolipidi e glicolipidi. L’olio d’oliva, peraltro, alla luce delle attuali conoscenze, rappresenta una straordinaria risorsa per l’uomo e non solo per il suo contenuto energetico ma anche per gli acidi grassi essenziali, per il beta-carotene (provitamina A), per i tocoferoli (vitamina E) e per la dotazione di antiossidanti naturali (polifenoli), importanti sia per la conservazione dello stesso olio sia quali antagonisti dei radicali liberi nonché per il contenuto di  fitosteroli efficaci per la riduzione del colesterolo, per la prevenzione delle malattie cardio-vascolari e dell’invecchiamento in generale.  

Sappiamo anche che il termine “olio di oliva” viene usato, comunemente, in maniera generica per indicare o definire tutti gli oli derivanti dalla lavorazione delle olive. Tale termine, in realtà, comprende tuttavia una gamma di prodotti diversi per qualità e per le caratteristiche organolettiche.  
L’olio extra vergine di oliva, invece, è l’olio di categoria superiore, ottenuto direttamente dalle olive, unicamente mediante procedimenti meccanici e secondo specifico disciplinare di produzione.
Ad ogni modo, l’interessante ed importante studio condotto dai ricercatori del CNR dimostra appunto che l’olio extravergine d’oliva, per uno dei suoi composti denominato  “idrossitirosolo”, risulta un “toccasana” per il cervello, soprattutto per quello degli anziani; ciò in quanto in grado di invertire il processo d’invecchiamento neurale e di aggiungere, verosimilmente, altro valore notevole a un già tanto apprezzato prodotto o alimento naturale quale è l’olio da olive.  

L’olio delle olive, pertanto, è un importante alleato del cervello e gli anziani peraltro sono le persone che ragionevolmente possono trarne i maggiori benefici, anche dai componenti della dieta mediterranea che è un modello nutrizionale ispirato, come già noto, ai modelli alimentari solitamente diffusi in alcuni Paesi del bacino mediterraneo e riconosciuta, tra l’altro, dall’UNESCO.        
In particolare, l’accennata ed importante ricerca, che risulta effettuata da un team di studiosi guidati dal Dott. Felice Tirone ed in collaborazione con la Dott.ssa Laura Micheli, il Dott. Giorgio D’Andrea e la Dott.ssa Manuela Ceccarelli, dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio Nazionale Ricerche (Cnr-Ibbcc), ha consentito di dimostrare, in un modello animale anziano, che l’idrossitirosolo [un composto chimico vegetale naturalmente presente nell’olio extravergine di oliva, sotto forma del suo estere con l’acido elenolico (oleuropeina)] possiede  notevoli proprietà antiossidanti ed è in grado di invertire il processo di invecchiamento neurale.    
Tale studio che, come già accennato, è stato pubblicato su “FASEB Journal”, dimostra peraltro che nel cervello dei mammiferi e particolarmente nell’ippocampo (che è quella parte importante del nostro cervello, situato nella regione interna del lobo temporale), vengono prodotti nell’arco di tutta la vita i nuovi neuroni (vale a dire le cellule nervose che costituiscono il tessuto nervoso e che formano altresì il sistema nervoso) e questo processo, denominato neurogenesi (cioè il processo per la formazione delle nuove cellule nervose derivanti da quelle staminali neurali o da cellule progenitrici), è indispensabile per la formazione della memoria episodica. Peraltro, così come dimostrato da altre recenti ricerche, abbiamo anche conoscenza del fatto che i nuovi neuroni dell’ippocampo vengono generati a partire dalle cellule staminali. Tuttavia, durante l’invecchiamento, come è a tutti noto, si verifica comunque un calo progressivo di entrambe che, purtroppo, risulta all’origine ed è causa, pertanto, di una drastica riduzione della memoria episodica  (quella di tutti gli avvenimenti della nostra vita ed è un tipo di memoria a lungo termine).

Ad ogni modo, risulta che l’assunzione orale di idrossitirosolo per un mese conserva in vita i nuovi neuroni prodotti durante tale periodo sia nell’adulto che, ancor più, nell’anziano nel quale stimola anche la proliferazione delle cellule staminali, dalle quali vengono generati i neuroni - spiega così il Dottor Tirone -. Inoltre, grazie alla sua attività antiossidante, l’idrossitirosolo riesce a “ripulire” le cellule nervose, perché determina altresì una riduzione di alcuni marcatori dell’invecchiamento, come le lipofuscine, che sono accumuli di detriti nelle cellule neuronali.
Abbiamo poi verificato, grazie ad un marcatore dell’attività neuronale (c-fos) - continua così invece la Dott.ssa Micheli - che i nuovi neuroni prodotti in eccesso nell’anziano vengono effettivamente inseriti nei circuiti neuronali, indicando così che l’effetto dell’idrossitirosolo si traduce, realmente, in un aumento di funzionalità dell’ippocampo. La dose utilizzata o assunta quotidianamente durante la sperimentazione è equivalente alle dosi che un uomo potrebbe assumere peraltro con una dieta arricchita e/o con integratori (circa 500 mg/die per persona).   
L’assunzione di idrossitirosolo, comunque, può avere un’efficacia anche maggiore se avvenisse mediante il consumo di un alimento funzionale quale è l’olio di oliva. Questi risultati confermano peraltro gli importanti effetti benefici della dieta mediterranea, in particolare per l’anziano, ed aprono ad un potenziale risvolto ecologico. Infatti, i residui della lavorazione delle olive, ritenuti molto inquinanti, contengono anche una grande quantità di idrossitirosolo per cui migliorare le procedure di separazione delle componenti buone nella lavorazione delle olive consentirebbe non solo di ottenere dell’idrossitirosolo ma anche di ridurre l’impatto nocivo, conclude così il Dott. Tirone. Si evidenzia che a tale studio hanno partecipato anche i ricercatori dell’Università della Tuscia: Carla Caruso del Dipartimento di scienze ecologiche e biologiche ed un team del Dipartimento di scienze agrarie e forestali composto da Roberta Bernini, da Luca Santi e da Mariangela Clemente, che ha sintetizzato l’idrossitirosolo con una nuova procedura brevettata. 
Diversi studi scientifici, ad ogni modo, confermano gli effetti benefici dell’idrossitirosolo e quello pubblicato nel 2015, dall’UOC (Universitat Oberta de Catalunya), risulta così intitolato: “Idrossitirosolo, il miglior antiossidante naturale e il meno conosciuto”. Uno studio, così come spiega il portale di Humanitas (rinomato polo ospedaliero nel Milanese), riguardante la parte caratterizzante l’amaro ed il piccante dell’olio extravergine di oliva che, con l’oleocantale e l’oleuropeina, lo fanno uno tra i migliori prodotti dotati di importanti virtù salutari, anche per la dieta mediterranea. Sostanze tutte che, tra l’altro, rappresentano i cosiddetti  “polifenoli da olivo”.   

A – L’idrossitirosolo, presente nell’olio extravergine d’oliva è, soprattutto, per gli anziani, un valore aggiunto per gli effetti benefici a favore del processo della neurogenesi; la dieta mediterranea, oltre ad essere un salutare stile di vita, è un modo naturale (e sicuramente gradevole)  per assumerlo.


Così, l’idrossitirosolo presente nell’olio extravergine d’oliva rappresenta una risorsa di  antiossidanti ed un alleato dell’attività cellulare ma ci offre anche la consapevolezza che ogni tipo relativo alla sua assunzione, dieta inclusa, è in grado di stimolare la già citata neurogenesi adulta.  
A tal fine, la dieta mediterranea, modello nutrizionale ispirato ai modelli alimentari diffusi in alcuni Paesi del bacino mediterraneo, è quella riconosciuta dall’UNESCO quale bene protetto ed inserito (nel 2010) nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità. Tale regime alimentare si fonda su alimenti il cui consumo è abituale in Paesi del bacino mediterraneo, in una proporzione che privilegia cereali, frutta, verdura, semi ed olio di oliva (grasso insaturo), rispetto ad un più raro uso di carni rosse e di grassi animali (saturi), mentre presenta un consumo moderato di pesce, di carne bianca (pollame), legumi, uova, latticini, vino rosso e dolci. Già alcuni medici dietologi, come  il francese Paul Carton o lo svizzero Maximilian Bircher-Benner, avevano avanzato alcune ipotesi sugli effetti di un regime alimentare con limitato consumo di alimenti di origine animale come latticini, carne e uova. Però, il concetto di dieta mediterranea fu introdotto e studiato inizialmente dal fisiologo statunitense Ancel Keys, il quale ne indagò gli effetti sull’incidenza epidemiologica di malattie cardiovascolari e proprio in una celebre ricerca su sette nazioni,  la Seven Countries Study.   
Fu così che, negli anni cinquanta e per la prima volta, tale moderno modello alimentare venne studiato in maniera sistematica in alcuni Paesi del bacino mediterraneo (dall’epidemiologo e fisiologo Ancel Keys) e in una situazione di notevole difficoltà economica e di limitazione delle risorse, a causa della Seconda guerra mondiale. Queste condizioni, associate ad un basso livello della tecnologia, favorirono uno stile di vita fisicamente attivo e frugale, con una predominanza di diversificati prodotti vegetali e di una scarsità, invece, di prodotti di origine animale nella dieta. 

La dieta mediterranea, nota e consigliata ormai dai vari esperti e caratterizzata dall’uso dei diversi ed abbondanti alimenti di origine vegetale, stagionali, freschi e al naturale e di origine locale o autoctona, unitamente all’olio extravergine d’oliva (suo vero “principe”) rappresenta la migliore soluzione per proteggerci dai tumori, dalle malattie cardiovascolari e da quelle neurodegenerative!  

Scritto da Giovanni Conca

Pubblicato sul numero 3 del 2020 del Il Corace

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