giovedì 9 aprile 2020

LA PAURA COME VALORE SALVIFICO

Nel pieno del periodo di quarantena e astensione dai contatti sociali alcune riflessioni diventano importanti per comprendere come questa emergenza Covid-19 influisce sui nostri comportamenti, a volte in maniera del tutto irrazionale. Se infatti la maggioranza degli italiani si è chiusa in casa, hanno colpito le immagini di gente affollata in alcune metro della città o semplicemente davanti ai supermercati attendendo il turno senza il minimo rispetto delle distanze di sicurezza. Difficile comprendere quali sono i nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre azioni, in una parola il nostro comportamento, in questo drammatico frangente nell'emergenza coronavirus, ma comprendere il nostro atteggiamento….il nostro comportamento - spiega Paolo Moderato, docente di psicologia dello Iulm di Milano – “aiuta a prevedere i nostri comportamenti e a porre in essere procedure per modificarli, in funzione di un obiettivo condiviso: la salute dei singoli e della collettività". Scriveva qualche giorno fa il virologo Burioni  : fra tutte le emozioni - sottolinea - la paura è quella che ha il maggior valore salvifico. Avere paura davanti a un pericolo salva la vita. L'Homo sapiens è arrivato fino a oggi perché le sue paure gli hanno consentito di sopravvivere. I temerari, gli intrepidi, gli audaci, così celebrati nella prosopopea eroica, e i curiosi, che pure sono importanti per lo sviluppo della cultura e della scienza, hanno meno probabilità di sopravvivere: Giordano Bruno e Marie Curie, in tempi e campi diversi, ne sono la prova. Il Covid-19 fa paura, com'è giusto che sia, visto che rappresenta una minaccia di dolore e di morte per buona parte dell'umanità. Ci aspetteremmo quindi comportamenti di difesa e di sopravvivenza in linea con la paura di una minaccia così forte. Eppure, abbiamo assistito a scene recenti incoerenti con il concetto di paura: la folla che passeggia spensierata sui Navigli a Milano, i giovani della movida e dello spritz a Napoli, le persone che si affollano sui treni in direzione Sud, mentre tutti scienziati e media battono e ribattono, e implorano, di stare a casa, che è il posto più sicuro", ricorda l'esperto. "La paura - evidenzia lo psicologo - funziona come deterrente salvifico se la minaccia viene percepita come tale. L'uomo della savana, se vede un leone che si aggira nei dintorni, sale su un albero, ben prima di chiedersi se è affamato o no. Non c'è bisogno di pensare, di valutare: la reazione è automatica, perché lo stimolo è fisico, è conosciuto, è percepito come pericoloso. Il coronavirus non possiede queste caratteristiche: non è fisico (ovviamente lo è, ma non lo si vede, quindi è come se non lo fosse), non è ben conosciuto, non è percepito come pericoloso. E' definito un rischio emergente, quindi la sua percezione non è paragonabile a quella di altre situazioni note". Ebbene, nel caso del coronavirus bisogna considerare l’altro polo della emozione paura, ovvero la persona che percepisce lo stimolo cioè l’Homo sapiens 2020. Noi siamo essere razionali, ma con limitazioni. Ci affidiamo a valutazioni approssimative, a scorciatoie del pensiero, a cui ricorriamo in modo automatico e inconsapevole, per semplificare la complessità del mondo esterno. Però gli stimoli non hanno lo stesso valore per tutti, naturalmente: la reazione dipende dal grado di familiarità, dalla storia passata, dal livello culturale di ciascuno e quindi dal contesto in cui si vive e che può essere più o meno confusionale se le informazioni che ci vengono date sono sottaciute o intermittenti o contraddittorie dando luogo a pericolose teorie complottiste e al disorientamento della popolazione. L’intolleranza verso gli esperti e il ricorso alle notizie dei guru “social network” ha creato tanta confusione intossicando la comunicazione e il rapporto tra gli esperti ed i cittadini, creando un contesto di irragionevolezza che ora ci indebolisce nella lotta contro l'epidemia. Se lo slogan 'uno vale uno' vale niente nella competenza scientifica, vale invece in questo frangente nella quotidianità: il comportamento di ciascuno fa la differenza, nel bene e nel male, nel diffondere sciaguratamente il virus o nel bloccarlo. Ciascuno di noi ha una responsabilità nel successo o nel fallimento delle strategie messe in atto per contrastare l'epidemia. NON DIMENTICHIAMOLO MAI, SIA PER IL PRESENTE CHE PER IL FUTURO, NE VALE DELLA VITA DELL’INTERA UMANITÀ. CIÒ CHE STIAMO VIVENDO OGGI DOVRÀ COSTITUIRE LA NOSTRA ESPERIENZA PER AFFRONTARE QUALSIASI ALTRA EMERGENZA IL FUTURO CI PRESENTERÀ DAVANTI.

Scritto da Alessia Pieri

Pubblicato sul numero 3 del 2020 del "Il Corace"

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