mercoledì 30 settembre 2020

VERSO OVEST

ANTEFATTO 

Nel medioevo i mercanti europei e i loro finanziatori cercavano un modo alternativo per raggiungere l’oriente, una nuova via verso est. Intraprendere un viaggio attraverso l’Asia comportava rischi e costi elevatissimi, ma le speranze di “accorciare” le distanze sembravano vane. Il tentativo di circumnavigare il continente africano fu portato a termine solo nel 1497 da Vasco da Gama. Ma un altro uomo prima di lui ebbe l’idea di affrontare il mare per raggiungere l’oriente, un italiano, armato solo di un’ingenua speranza. 

LE LORO MANIERE SONO DECOROSE E LODEVOLI 

Era l’estate del 1492 quando il marinaio genovese Cristoforo Colombo partì da Palos de la Frontera per raggiungere l’esotica terra delle Indie finanziato dalla corona spagnola. Una errata concezione della morfologia terrestre e calcoli geografici senza criterio, portarono Colombo a credere di poter arrivare in estremo oriente navigando verso ovest, in modo da raggiungere le Indie da est, risparmiando tempo per attraversare tutta l’Asia o circumnavigare il continente africano. Tre mesi dopo la sua partenza, con nessuna certezza e molta speranza, le tre caravelle spagnole avvistarono terra. Non erano però le Indie come Colombo credeva, ma le Americhe, e precisamente l’attuale San Salvador, abitato dal popolo indigeno dei Taino. Come era costume di quel popolo quando riceveva gli stranieri, i Taino dell’isola di San Salvador accolsero generosamente Colombo e i suoi uomini, offrendo loro doni e trattandoli con onore. «Questa gente è così docile, e così pacifica», scrisse Colombo al re e alla regina di Spagna «che giuro alle Vostre Maestà che non vi è al mondo una nazione migliore. Essi amano i loro vicini come se stessi, e i loro discorsi sono sempre dolci e gentili, e accompagnati da un sorriso; e sebbene sia vero che sono nudi, tuttavia le loro maniere sono decorose e lodevoli». Tutto questo, naturalmente, fu scambiato per un segno di debolezza, se non di paganesimo, e Colombo, essendo un retto europeo, era convinto che il popolo fosse «fatto per lavorare, seminare e fare tutto ciò che è necessario e adottare i nostri costumi». Gli indigeni furono presto rinchiusi nelle “encomiendas”, ovvero dei latifondi a lavorare senza tregua per i coloni banchi. Molti perirono per la fatica, per le malattie e per il sadismo degli europei. Negli anni seguenti Colombo rapì dieci dei suoi cordiali ospiti taino e li portò in Spagna dove ebbero modo di conoscere i costumi dell’uomo bianco. Uno di essi morì poco dopo il suo arrivo, ma non prima che fosse stato battezzato cristianamente. Gli spagnoli erano così felici di aver permesso al primo indiano di andare in paradiso che si affrettarono a “diffondere la buona novella” in tutte le Indie Occidentali. I Taino non si opposero alla conversione alla religione degli europei, ma resistettero violentemente quando orde di questi barbuti stranieri cominciarono a scorrazzare sulle loro isole in cerca di oro e di pietre preziose. Gli spagnoli saccheggiarono e incendiarono i villaggi; rapirono centinaia di uomini, donne e bambini e li imbarcarono per l’Europa per venderli come schiavi. La resistenza degli indigeni rese necessario l’impiego di archibugi e di sciabole, e intere tribù furono distrutte, centinaia di migliaia di persone scomparvero in meno di un decennio dall’arrivo di Colombo sulla spiaggia di San Salvador, il 12 ottobre 1492. 

CONSEGUENZE E CONCLUSIONI 

La brutalità degli spagnoli rimase talmente impressa nelle menti degli indigeni americani, che a distanza di un secolo, quando i primi inglesi si spinsero in Virginia, i colonizzatori usarono metodi più sottili per imporsi sui popoli americani, eleggendo re nelle diverse tribù e legittimando il potere di questi nuovi sovrani sulle loro genti. Ingannando quei popoli sottrassero terre nel nuovo continente e soppressero rivolte nel sangue per tutta la seconda metà del secondo millennio. Rinchiusero i veri americani in recinti di filo spinato e crearono miseria per soggiogarli. Impiegarono altri schiavi, dei fratelli di catene potremmo dire, per rendere produttive quelle terre e si eressero alla fine di tutto a paladini della giustizia e della democrazia, per continuare a esportare violentemente e subdolamente la loro visione del mondo in altri esotici luoghi di questa Terra. Colombo fu sicuramente un personaggio controverso, uno schiavista, un colonizzatore, ma dobbiamo pensare che Colombo era figlio del suo tempo. Noi invece che scusa abbiamo per comportarci come uomini del quattrocento europeo?

Scritto da Matteo D'Achille - Pubblicato sul numero 6 del 2020 del "Il Corace"

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