lunedì 29 marzo 2021

LA PANDEMIA, DRAGHI E I PARTITI

È sicuramente presto per giudicare l'operato del nuovo Premier Mario Draghi. Nonostante i grandi giornali e i media in genere lo stanno incensando come L'uomo della Provvidenza caduto dal cielo, nella realtà dei fatti e in quello che la pubblica opinione percepisce, si sta dimostrando per quello che è: l'uomo caduto da Bruxelles, dove in modo ineccepibile ha guidato la BCE. E questo è il suo punto di forza e di debolezza nel contempo. Di forza perché la profonda conoscenza dell'economia, del mercato, della finanza e soprattutto la sua credibilità internazionale lo stanno aiutando in quel cambio di registro che in tanti chiedevano e che in effetti se ne sentiva la necessità. Il suo punto di debolezza è che questa sua prestigiosa formazione lo tiene prigioniero dentro il ruolo che per anni ha svolto grazie anche ad una cultura economica che parte da lontano  e ne fa un uomo rigoroso e serio. L'Incatenamento di cui abbiamo parlato è il vincolo che lo lega ad una visione economicista del presente e del futuro del paese, che se da un lato è positiva in questa fase di emergenza, lo è di meno se si considera che tale agire  pone, sostanzialmente, ma anche formalmente, la politica, nel senso di Categoria che "deve" guidare l'economia ed ha il compito di trasformare la società indicando prospettive, visioni ed orizzonti. È quello che si chiama notoriamente "Il primato della Politica". Un primato difficile da accettare per i tecnici, a prescindere dai loro nomi, ma che è necessario se non si vuole lasciare la nazione nelle mani del sovranismo e del populismo, insomma alla pancia del paese. È doveroso però riconoscere a Draghi ciò che non è stato possibile riconoscere a Monti: lo sforzo di "pensare" alla politica e di provare anche a farla. Cioè l'intuizione di porsi nel suo nuovo ruolo non come tecnico ma come Presidente del Consiglio a tutto tondo. Ma al momento è per l'appunto una intuizione. Oltre che affrontare, con risultati che possono essere anche apprezzabili ma lontani da quel "cambio di passo" che è stata la parola d'ordine in nome della quale  renziani e opposizione di centrodestra si sono scagliati, con uno sconcertante appoggio delle grandi lobby giornalistiche, contro Conte che, sia detto per inciso, continua ad essere al top dei gradimenti nei vari sondaggi. Staremo a vedere. E ci auspichiamo che, per la parte che gli è più congeniale, affrontare l'emergenza, si risolva al più presto la drammatica situazione in cui versano categorie molto estese del sistema produttivo italiano: imprese piccole e medie, artigiani, esercenti, commercianti, operatori del turismo, dello spettacolo, dello sport, etc. etc... Intanto sul fronte politico, che vive su un binario parallelo a quello del paese reale, si registra, dopo le dimissioni di Zingaretti perché "mi vergogno di essere segretario di un partito dilaniato dalle correnti mentre il paese soffre", (frase che in tempi antichi avrebbe provocato, nel giro di qualche ora, la convocazione del Comitato Centrale e di tutti gli organismi dirigenti del PCI)  il Papa straniero ma non troppo, Enrico Letta ha preso in mano le redini del Partito per continuare, almeno così dice, il progetto politico di Zingaretti: quel campo progressista che dovrebbe vivere nel perimetro PD-Cinque Stelle-Leu aperto ad associazionismi vari e a quella che genericamente vien definita "la società civile". Ma il nocciolo è nell'incontro tra Conte, che si appresta a dirigere i pentastellati che a loro volta si accingono a cambiare denominazione, (dovrebbero "diventare" "Italia più 2050" secondo le intenzioni di Grillo), e Letta. Pare che l'accordo sia cosa fatta: blindare l'alleanza dem-Cinque Stelle e Leu, trasformando l'accordo di legislatura in alleanza politica; poi si vedrà. È già qualcosa, ma è già troppo per i colonnelli renziani rimasti nel PD e che, secondo abitudine consolidata, alcuni giorni dopo aver votato per Letta segretario, già lo contestano non apertamente, ma sotto forma di mugugni: nonostante il voto unanime  all'assemblea nazionale per il nuovo  segretario, le correnti stanno sempre lì, più vive che mai. Di Conte abbiamo gia detto: pare sia l'unico in grado di ricompattare i Cinque Stelle, che puntano tutto  sul loro nuovo cavallo di battaglia: il Ministero alla Transizione Ecologica. Un progetto importante che, se parte, consentirebbe a Grillo di piazzare una nuova bandierina vincente dopo il reddito di cittadinanza e la riduzione del numero dei parlamentari. Si vocifera, altresì, ma sono voci di palazzo, che laddove il progetto "Italia più 2050" non dovesse decollare l'avvocato sarebbe pronto ad intestare questa sigla, che ha il marchio, il logo già pronto, ad una sua lista civica in accordo con il MoVimento, e, facile supporre, con benevola attenzione di Enrico Letta. Da questo progetto complessivo, il "campo progressista", resterebbe fuori "Italia Viva". Certe ferite non si rimarginano facilmente e l'ex professore di scienze politiche a Parigi non ha certo dimenticato quell'hastag "enricostaisereno" di Renzi, mentre preparava il suo incontro con Berlusconi al Nazareno. Sul fronte delle destre la Meloni cresce a dismisura, a dua passi dai Cinque Stelle che sono in recupero e praticamente pari con il PD, in crisi di consenso dopo il caos provocato dalle dimissioni di Zingaretti. Salvini cerca di fare il partito di governo e di opposizione: c'è il rischio che non gli riesca né l'uno né l'altro. È al minimo storico dopo le europee: 22% pur rimanendo il primo partito, ma l'affanno è evidente. Berlusconi è ormai su una rotta diversa: punta ad una alleanza tra Forza Italia, Italia Viva, +Europa, Calenda e cespugli di centro destra.  Sempre più europeista, convinto sostenitore del governo e sempre più lontano dalle destre estreme. Presto queste contraddizioni potrebbero avere conseguenze politiche e creare attriti nella variegata ed anomala maggioranza e non pochi iniziano a dubitare sulla possibilità dell'esecutivo di arrivare a fine legislatura. Ma in mezzo ci sono le amministrative di autunno. Dall'esito di questa importante consultazione si capiranno molte cose.

Scritto da Emilio Magliano - Pubblicato sul numero 3 del 2021 del Il Corace

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