mercoledì 3 novembre 2021

LA LINGUA DI CORI


Ruspante
, agg, ruspante, genuino, si dice dei polli allevati nei modi tradizionali. Intraprendente, riferito a persona (Mario è ruspante, nze fa métte sótto, Mario è persona Intraprendente non si fa vincere o convincere facilmente, è capace di riuscire in un intento).

Òta, sf, volta; vuota; turno, avvicendamento; vóta (fv), giramento. (Na òta, una volta; la vasca è òta, la vasca è vuota; è la òta te, è il tuo turno; isso òta, lui vóta, esprime il voto; m'è dato de òta jo capo, mi ha preso un giramento di testa). Nel dialetto contemporaneo nel significato di volta, giramento, si sente anche òlta. Vedere anche vòta.


Azzìglio, sm, pungiglione di insetto, euforia. E, inoltre,  fastidio, irrequietezza, smania, esaltazione, furore improvviso. Anche zzìglio. Il lemma vale sia per animali, specie bovini, sia per il comportamento delle persone (a Pietro c'è pigliato j'azzìglio, Pietro è stato colto da improvviso furore, da improvvisa rabbia).


Diasilla, loc, Dies Irae. Estensivamente morte, funerale. Il termine è femminile. Il termine viene dal canto "Dies irae, dies illa, giorno d'ira quel giorno" attribuito con molti dubbi a Tommaso sa Celano e cantato durante i funerali (a chìglio ci stao a ddi' la ddiasilla, a quello gli stanno facendo i funerali).


Mpalà, v, spalare, prendere con la pala, raccogliere con la pala; impalare; mettere la pasta del pane a forma di pagnotta in una pala di legno dal lungo manico e infornarla per poi accudirla e sfornarla appena cotta. Anche rempalà, reppalà. Può essere sinonimo di nfórnà. Per la pronuncia vedi mpacco.


Mpacco, sm, impacco. Applicazione diretta sulla pelle di un panno imbevuto nel liquido tiepido o freddo di sostanze medicamentose tratte da piante medicinali. Vedi mpiastro. Si evidenzia che il digramma mp ha una pronuncia assai vicina al digramma mb.


Mpiastro, sm e agg, impiastro, cataplasma, poltiglia di erbe, di pane, ecc. da mettere su una ferita o un foruncolo, ecc.. Si dice di persona che si comporta male o in modo non corretto, non ordinario; antipatico. Per la pronuncia vedi mpacco.

TUTTA QUESTIONE DI PERSONALE, INCENTIVI PER FUNZIONI TECNICHE: L’IMPEGNO DEL SINDACO

L’assessore Fantini non si è mai fatto carico di rispondere alle interrogazioni dell’opposizione sulla modifica del Regolamento del fondo incentivante per lo svolgimento di funzioni tecniche che viene riconosciuto al RUP (responsabile unico del procedimento) e che eroga lo 0,8% del 2% degli importi a base d’asta dei lavori pubblici e dei servizi tecnici che attingono a grossi finanziamenti. Ma nel Consiglio Comunale di luglio, ci ha pensato il Sindaco! Stiamo parlando di finanziamenti che, a occhio, sfiorano i 20 MILIONI DI EURO, e forse sono pure sottostimati!!! Facendo due conti, le somme destinabili agli incentivi per le funzioni tecniche sono molto elevate: girano intorno ai 300.000,00 EURO!!!! SONO TANTI SOLDI!!!

Spieghiamo per chi è poco addentro. Nell’Ente Comunale, quando un responsabile gestisce dei contratti che possono essere di lavori e di servizi (ad esempio il servizio di raccolta dei rifiuti urbani, oppure progetti di opere pubbliche come le Sipportica, via delle Rimesse, via del Soccorso, etc. etc.) la legge consente che gli venga riconosciuto un incentivo per il lavoro in più e per le responsabilità che deve assumersi oltre quelli ordinari. Non solo!!! Il responsabile può nominare degli aiutanti interni oppure esterni (i così detti supporti al RUP) per ogni contratto di lavori e di servizi, con assegnazione di importi, a volte, anche molto significativi. Tutti capiamo bene che si tratta di una leva di potere non da poco!!!L’erogazione di questi incentivi deve essere regolata secondo un regolamento comunale che deve però rispettare alcuni criteri e limiti. Innanzitutto questi incentivi al responsabile non possono superare il 50% dello stipendio annuo e questo lo dice la Legge nazionale. Questi incentivi devono essere assegnati per competenza rispetto alla prestazione, vale a dire che se un responsabile ha diritto a prendere l’incentivo per la gestione del contratto per la raccolta dei rifiuti del 2019, qualora l’importo supera il limite del 50% del suo stipendio netto del 2019 non può prendere i soldi che esuberano negli anni successivi quando, ad esempio, non ha altri incentivi e quindi avrebbe capienza rispetto a quel 50%. Poi il responsabile non può autoliquidarsi questi incentivi, per evitare conflitti di interessi (ed anche questo lo dice la Legge nazionale e le regole dell’anticorruzione). Nel nostro caso, il regolamento interno consente, andando contro la legge, l’autoliquidazione degli incentivi, creando situazioni di evidente conflitto di interessi. Inoltre il regolamento interno dice che le somme che esuberano il 50% annuo dello stipendio base possono essere liquidate nella prima busta paga dell’anno successivo e facendo così parte del 50% di quell’anno. Su questo tema, molto delicato, l’opposizione aveva fatto interrogazioni e chiesto ripetutamente che la liquidazione di queste somme non fosse in mano alla stessa persona (nel nostro caso l’ingegnere) che fa i conti per se stesso per prendere questi soldi, perché configura un pesante conflitto di interesse, che la legge, ripetiamo, non ammette. Quindi, aveva chiesto di finirla con le auto-liquidazioni e di verificare se quelle fatte finora sono corrette. In consiglio comunale di luglio 2021, la minoranza aveva stigmatizzato la risposta da “yes man” del nuovo responsabile del personale, proveniente (citiamo il consigliere comunale di minoranza) dal “covatoio di Lariano”, che dimostra di non conoscere il Piano triennale anticorruzione 2021-2023 approvato nel marzo 2021, e risponde (sotto dettatura?), facendo riferimento ad un regolamento non più vigente. In quel consiglio comunale di luglio, è dovuto di nuovo intervenire il Sindaco che ha definito questa vicenda “noiosissima” e si impegnato a modificare i due regolamenti, sia quello del Piano triennale anticorruzione che indica chi e come si devono liquidare gli incentivi, sia il regolamento sugli incentivi chiarendo che in un anno un responsabile non può avere incentivi superiori al 50% del proprio stipendio annuale (come dice la legge) e che ciò che esubera dal 50% può averlo solo nel primo mese dell’anno successivo andando così a costituire il 50% dell’anno in corso e tutto ciò che esubera deve andare nelle casse comunali. Questa dichiarazione del Sindaco la troviamo veramente inquietante!!!! Cosa significa? Significa che nel corso degli anni qualche responsabile si è liquidato incentivi oltre il dovuto? Trasportando negli anni in cui non superava il 50% dello stipendio annuo ciò che non aveva potuto autoliquidarsi nell’anno di competenza e che quindi doveva andare nelle casse comunali? Certo la vicenda è “noiosissima”, ma va affrontata. E poiché l’assessore Fantini, che ha avuto delega al personale (oltre che alla cultura) non ha mai risposto, lo ha fatto di nuovo il Sindaco. Però ci chiediamo cosa ci sta a fare l’assessore al Personale? Se non controlla la regolarità delle autoliquidazioni degli incentivi tecnici degli anni scorsi, se non mette mano al regolamento comunale per fare definitivamente chiarezza e giustizia? I cittadini sanno che gli Uffici non funzionano ed ora sanno anche che c’è qualcuno che intasca (legittimamente?) molti soldi per seguire i contratti di appalto. Signor Sindaco, visto l’impegno che si è personalmente preso nel consiglio comunale di luglio, siamo nelle sue mani, visto che la delega al personale non viene onorata!!!!


Il Consigliere indipendente

Angelo Palliccia


IL LATIUM FESTIVAL È PROPRIETÀ DEL COMUNE

E non dell’associazione “Festival della Collina”?


Il “Latium Festival”, la bella manifestazione che da molti decenni viene organizzata a Cori, negli ultimi anni ha sempre creato numerosi interrogativi e interrogazioni sia da parte dell’opposizione, sia da parte nostra senza avere nessuna risposta da parte dell'Assessore Fantini. Chi la organizza? Chi la paga? A chi vengono dati i soldi? Questo perché risultano sempre le stesse Associazioni che prendono i soldi e che fanno capo, direttamente o indirettamente, sempre alla stessa persona: il Presidente della Pro Loco di Cori. Ma, a ben guardare, esiste un problema forse più importante “a monte” dei soldi stessi. Facciamo un po’ di chiarezza. Il “Latium Festival” risulta iscritto nell’Albo Regionale dei Festival del Folklore (Legge Regionale n. 15/2014, art. 9, comma 3 e “Disciplina dell’Albo Regionale del folklore-Linee Guida”, approvata con DGR n. 77/2017). L’Albo Regionale recita: - DENOMINAZIONE DEL FESTIVAL: Latium Festival-Musiche e Danze Popolari del mondo per una cultura della pace- CIOFF®. - PROPONENTE: Comune di Cori. Ecco!!!! Il “Latium Festival” è iscritto come iniziativa del Comune di Cori. Insomma è patrimonio immateriale dell’Ente e quindi di tutti i Cittadini di Cori. E qui inizia la GRANDE CONFUSIONE!!! Con Delibera di Giunta n. 92 del 15 luglio 2021, è stato approvato e sottoscritto un Protocollo di intesa, tra il Comune di Cori, nella persona del Sindaco Mauro De Lillis, e l’Associazione “Festival della Collina”, nella persona del presidente Tommaso Ducci. Con questo Protocollo (Art. 2) 
l’Amministrazione Comunale di Cori partecipa all’Organizzazione del LATIUM WORLD FOLKLORIC FESTIVAL – Musiche e Danze popolari del mondo per una cultura della Pace – CIOFF e si impegna a collaborare con l’Associazione Culturale “Festival della Collina” per la buona riuscita della manifestazione. NON ABBIAMO CAPITO!!!! Sembra che l’Amministrazione partecipi all’organizzazione che però sembrerebbe affidata ad un altro soggetto!!! Ma quando e come l’amministrazione Comunale ha appaltato la SUA MANIFESTAZIONE iscritta – a proprio nome - all’albo regionale dei festival del folklore all’associazione “Festival della Collina”? Poi (Art. 3) 
Il presente protocollo è da intendersi valido per l’edizione 2021-2022-2023, salvo rescissione da parte del Comune da comunicarsi in forma scritta entro il 31.03 di ogni anno. Notiamo che il Protocollo, sottoscritto dall’attuale Sindaco, impegna il Comune anche per il 2022 e per il 2023.



Inoltre (Art. 4) 
L’Amministrazione Comunale di Cori si impegna a contribuire alla realizzazione della manifestazione con l’erogazione di un contributo annuale di € 7.500,00 (settemilacinquecento euro) e la concessione del patrocinio. 
Anche qualora l’Amministrazione avesse appaltato l’organizzazione del “Latium Festival” all’Associazione “Festival della Collina” (cosa che, ripetiamo, non ci risulta) come si fa a dire che deve contribuire con € 7.500,00? Ci sono dei preventivi di spesa sui quali l’amministrazione si impegna a pagare una quota del costo complessivo? A noi pare di no! È persino difficile avere i rendiconti, immaginiamoci i preventivi! E poi: il Comune che da il patrocinio a se stesso???? Se non fosse un paradosso, ci sarebbe da ridere!!! Ancora (art. 5) l’Amministrazione Comunale di Cori si impegna altresì a collaborare con l’Associazione Culturale “Festival della Collina” per la ricerca di eventuali ulteriori contributi aventi come finalità la crescita organizzativa, artistica e logistica, della manifestazione e/o l’organizzazione di progetti sociali e culturali ad essa collegati. 
Insomma, l’Amministrazione deve trovare tutti i finanziamenti oltre che mettere denaro fresco pari a € 7.500,00 ogni anno!!! Oltre a mettere a disposizione tutti i locali pubblici disponibili, nonché l’agriturismo Cincinnato! E per finire (Art. 10) l’Amministrazione Comunale di Cori si renderà disponibile a collaborare all’organizzazione di eventi nazionali e internazionali legati al CIOFF. Ma che c’entra il CIOFF in questo protocollo di Intesa? Non c’è nessun firmatario del CIOFF, che, a quanto ci risulta, è un’istituzione a se stante, con organi di rappresentanza autonomi che non comprendono l’onnipresente presidente della Pro Loco di Cori! Insomma a noi sembra un vero abuso su tutti i fronti. La manifestazione “Latium Festival”, riconosciuta dall’Albo Regionale dei festival del Folklore è proprietà del Comune di Cori e non risulta che esista un atto amministrativo che la affidi all’Associazione “Festival della Collina”. La gestione del “Latium Festival”, come patrimonio immateriale del Comune di Cori, alla stregua di qualsiasi altro bene pubblico, dovrebbe, secondo noi, essere messa a bando con precisi requisiti e non affidata direttamente ad alcuno. Tra l'altro risulta che il Comune, da qualche anno a questa parte, risulta coorganizzatore della manifestazione “Latium Festival”. La confusione è sovrana. Assessore Fantini ci fa chiarezza una volta per tutte? Grazie!


Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

LE DONNE E LA POLITICA

Nei giorni 3 e 4 ottobre 2021 molte città sono state chiamate alle urne per rinnovare il sindaco e l'amministrazione comunale. Un dato che mi lascia perplessa è la scarsità di candidate donne e di conseguenza di elette. Basti pensare che su 20 capoluoghi di provincia su 164 candidati sindaco solo 29 erano donne. Inoltre le poche candidate non erano sostenute da quelle coalizioni con la più alta probabilità di vittoria, ma perlopiù da piccoli partiti sfavoriti nei sondaggi. Già questo dovrebbe bastare per farci pensare alla situazione italiana in materia di pari opportunità e pertanto di cariche pubbliche presiedute da donne. Questa situazione evidenzia come ci sia la necessità di rafforzare la parità di genere in ambito politico.

Il tema delle donne in politica è un dato che ha origini storiche, è stato (ed è ancora oggi purtroppo!) motivo di lotta e di rivendicazione da tempi ormai remoti. È sicuramente uno dei temi che viene tirato in ballo quando si parla proprio di pari opportunità. Ed il centrosinistra, che è storicamente il più sensibile su questo tema, dovrebbe interrogarsi maggiormente su come migliorare la rappresentanza di donne nelle amministrazioni comunali e negli enti pubblici. Riequilibrare la parità di genere è un'urgenza che riguarda tutte le forze politiche, che dovrebbero, a mio avviso, coalizzarsi per dare, finalmente, il giusto posto alle donne di valore e le stesse opportunità nell'interesse democratico del Paese. Come ben sappiamo le donne hanno ottenuto il diritto al voto solo nel 1946 e la loro partecipazione alla vita politica è andata sempre crescendo. Certo è che grazie ad alcune norme il divario che esisteva fino a qualche anno fa è stato ridimensionato, ma purtroppo è ancora esistente. Ma in questo caso non stiamo parlando di partecipazione alla vita politica del Paese ma alla sua rappresentanza, al potere in generale.


Dunque mi viene da chiedermi: è davvero sorprendente che nel 2021 ancora dobbiamo riflettere su questi temi di parità e valutare come solo una piccola quantità di donne viene candidata a cariche importanti come quella di sindaco? Probabilmente no. Diventerà un fatto strano quando vivremo in una società dove il sesso di una persona sarà super partes, quando diventerà (finalmente!) concreto il concetto di pari opportunità. Fino ad allora per quanto riguarda la carriera politica resterà, purtroppo, per noi donne solo “una tantum”.

Scritto da Costanza Placidi - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

PARIGI, UN PO' DI STORIA E LETTERATURA

La Biblioteca Storica della Città di Parigi permette al pubblico di scoprire la storia di Parigi che risale all'anno 53 a.C. quando si chiamava Lutèce ed era abitata dal popolo gallico dei Parisii. La città ha conosciuto un grande sviluppo nel corso della sua storia, anche grazie alla possibilità di effettuare commerci fluviali sulla Senna, il fiume che attraversa la capitale francese.



Ancora oggi la Senna rappresenta una grande risorsa per Parigi, non solo in termini di spostamenti sul fiume ma anche in termini di orientamento geografico, infatti, per facilitare gli spostamenti in città, è diventata pratica comune dividere la capitale prendendo come riferimento le sponde, sponda destra e sponda sinistra della Senna. Ognuna di queste rive ospita diversi monumenti.

Sulla riva destra c'è il quartiere di Montmartre dove sulla sua collina sorge il Sacré-Coeur, basilica costruita tra il 1876 e il 1914 e che domina tutta Parigi; e il Louvre, uno dei musei più importanti del mondo.

Sulla riva sinistra: la "Dame de fer", ovvero la Torre Eiffel, simbolo della città; e la stazione d'Orsay, un'antica stazione trasformata in museo d'arte impressionista nel 1986 dall'architetto italiano Gae Aulenti.

Il periodo storico-letterario in questione è quello del Naturalismo, periodo a cui appartiene il famoso scrittore parigino Émile Zola. Zola definisce il Naturalismo come "la formula della scienza moderna applicata alla letteratura". Negli anni dal 1870 al 1893 scrisse una serie di romanzi nell'ambito del ciclo “Les Rougon-Macquart”, in cui sono descritti gli stili di vita delle persone delle classi sociali più povere al tempo del Secondo Impero, con uno stile vigoroso e innovativo che caratterizza al meglio la trama. L'Assommoir è uno dei romanzi di questa raccolta. Questo contiene tredici capitoli: i primi sei raccontano come la protagonista, la lavandaia Gervaise, desideri una vita propria e indipendente anche se piena di difficoltà, il settimo racconta della festa di compleanno di Gervaise in cui si vede al culmine del suo obiettivo, mentre negli ultimi capitoli si parla della situazione che ha determinato il suo destino. Il titolo del romanzo deriva dal nome di uno dei club di Belleville, un quartiere di Parigi, e si concentra principalmente sulla piaga dell'alcol per le persone di questo periodo.

Scritto da Natalino Pistilli - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

CRISI DEMOCRATICA ED ELITE DI RAPPRESENTANZA

In democrazia chi ottiene più voti in una competizione elettorale vince, e chi ne ottiene di meno perde. Il centrosinistra, ed il PD in particolare ne hanno avuti di più in questa tornata amministrativa e quindi ha vinto. Il centrodestra, in tutte le sue componenti ha perso.

Ha perso anche Fratelli d'Italia che, pure andando avanti nei voti, ma presentando candidati di coalizione, comunque ne è uscita sconfitta. Vince però nell'ambito del suo schieramento risultando il primo partito e superando la Lega. C'è poco da girare la frittata: le cose stanno così. Ed è altrettanto vero che nelle elezioni non ci sta quorum e quindi, avesse votato anche il 10% il quadro non sarebbe cambiato.

Bene, premessa necessaria. Ora punto e a capo e riflettiamo sul dato astensionistico perché è su questo che noi de "Il Corace" vorremmo richiamare l'attenzione dei nostri cortesi lettori.




Abbiamo avuto, in questa competizione amministrativa, oltre la metà degli aventi diritto al voto che ha ritenuto di non doverlo esercitare questo diritto. Bene o male che abbia fatto non spetta a noi giudicarlo perché di soloni e mammasantissimi in giro ce ne sono anche troppi ed è irriverente, verso chi legittimamente decide di non votare, pontificare con banalità tipo: non avete votato quindi non vi lamentate, oppure con il classico, anche se veritiero: voi non vi occupate di politica ma la politica si occupa di voi. Lo sanno.

Il ragionamento da fare è, tutto sommato, pur nella sua complessità perché richiederebbe una articolata argomentazione, abbastanza semplice: cosa ci sta dietro il non voto?

Lo diciamo subito: l'astensione non ci inquieta, né ci preoccupa né ci allarma. E ci allarma in modo grave e cupo. Vediamo ombre sul futuro del paese e sulla tenuta dello Stato democratico, e non perché un manipolo di fascisti e neonazisti esagitati e con precedenti penali hanno compiuto un gesto gravissimo come l'assalto alla Cgil, il più grande sindacato italiano, e con esso anche di fatto aggredito le organizzazioni sindacali e il mondo del lavoro e il movimento operaio; un gesto feroce che ci riporta indietro nel tempo e che richiama chi di dovere a procedere allo scioglimento di questi movimenti applicando la legge Scelba e la legge Mancino. Si decidessero a farlo e usino tutti i mezzi che la legge mette a disposizione per isolare dai no vax e no green pass in buona fede queste squadracce di energumeni.

Ci allarma perché verifichiamo, nell'astensione di massa, non un semplice per quanto pericoloso distacco tra la maggior parte dei cittadini e la politica, espressione molto vaga, o dalle Istituzioni, definizione altrettanto vaga, o dallo Stato, che vuol dire tutto e niente perché lo Stato siamo noi, ma perché leggiamo una frattura profonda tra cittadini e democrazia: è il concetto stesso di democrazia, che in occidente si esprime attraverso la rappresentanza, cioè la democrazia partecipata, ad essere messo in discussione da oltre la metà degli italiani. Una frattura che potrebbe diventare insanabile e che corrode la convivenza civile e il comune "sentiment" della nazione intorno al valore di questa categoria, sino ad ora considerata non negoziabile. La democrazia come valore assoluto, superiore ad ogni dittatura, la democrazia come certezza e non come possibilità, la democrazia come precondizione della nostra convivenza, e non come opzione. Noi vediamo tutto questo in grave pericolo. La storia ci insegna che quando, nel profondo di un popolo ci sta malessere, e quando nessun partito il cittadino sente come proprio rappresentante, o da esso si sente deluso, ci si apre dinanzi a quel popolo e a quella nazione un baratro. Lo capissero i partiti di estrema destra, Lega e Fratelli d'Italia, che soffiano sul fuoco dei no vax e dei no green pass, per alimentare un fuoco che prima o poi travolgerà anche loro, apprendisti stregoni come sono.

E lo deve capire anche il PD, che sebbene con Letta pare sia su una strada più o meno giusta, quella del campo progressista largo, lo vediamo, almeno in questa fase post elettorale troppo euforico, come se l'astensionismo fosse un dato secondario. Ribadiamo, non è così: coloro che sono andati a votare è quella quasi metà degli elettori che rientra nella oligarchia dell'appartenenza. Una oligarchia per fortuna molto ampia, ma pur sempre oligarchia. Non è un voto dato a destra o a sinistra fideistico, perché il fideismo non esiste più, ma è un voto di ulteriore fiducia dentro un contesto di vaga appartenenza e di zoccolo duro di militanza. Ma una democrazia che si divide tra delusi da essa e larghe oligarchie è una democrazia zoppa. Cammina su una sola gamba e potrebbe perdere anche l'altra. Se proprio vogliamo trovare una parola d'ordine che dovrebbe riguardare tutti: ricucire, ricucire, ricucire. Partendo dalle periferie abbandonate ad un destino "cinico e baro" per dirla come Saragat e basta con la demagogia, la retorica, i comizi perpetui. Pare che la nostra economia stia dando qualche segnale di timida ripresa: non perdiamo anche questa occasione che potrebbe essere l'ultima. Fate i seri.

Scritto da Emilio Magliano - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

#DANTE700: III CANTO DEL PARADISO

Caro lettore, il Canto III del Paradiso presenta la prima schiera di beati incontrati da Dante nel I Cielo e la protagonista assoluta è Piccarda Donati, che spiega al poeta il motivo per cui lei e le altre anime sono rilegate nel Cielo più basso e qual è la legge che regola i diversi gradi di beatitudine in Paradiso. La collocazione in Cielo di Piccarda era già stata preannunciata dal fratello Forese nel XXIV Canto del Purgatorio («La mia sorella, che tra bella e buona / non so qual fosse più, triunfa lieta / ne l'alto Olimpo già di sua corona»), in contrapposizione alla futura dannazione di Corso (capo dei guelfi neri), su domanda diretta di Dante che quindi conosceva la giovane. Ciò è confermato in questo episodio, nel quale Dante non riconosce subito Piccarda, complice il diverso aspetto di queste anime rispetto a quello che avevano in vita. In effetti gli spiriti difettivi, che in vita non portarono a compimento il voto e perciò godono del più basso grado di felicità eterna, sono gli unici beati a mostrarsi a Dante con un'immagine vagamente umana, talmente evanescente da sembrare riflessi nell'acqua. Beatrice dichiara che gli spiriti difettivi sono confinati in questo I Cielo per manco di voto, anche se in realtà lei stessa spiegherà più avanti che i beati risiedono tutti nell'Empireo e semplicemente appaiono a Dante nel Cielo il cui influsso hanno subìto in vita: il poeta chiede infatti a Piccarda di rivelare il proprio nome e la sorte sua e degli altri beati, per cui la giovane si presenta e spiega che essi godono del grado più basso di beatitudine, proprio perché indotti o forzati in vita a non rispettare il proprio voto (nel suo caso il voto di castità seguente alla monacazione). 



Questo naturalmente accende in Dante la curiosità di sapere se i beati desiderino un grado di beatitudine più alto grado. La domanda fa sorridere le anime, dal momento che un simile desiderio sarebbe impossibile in Paradiso. La risposta di Piccarda precisa una legge che coinvolge tutti i beati del terzo regno, ovvero il fatto che essi ardono della virtù di carità e quindi, grazie ad essa, non possono che conformarsi alla volontà di Dio. Se i loro desideri fossero discordi da quelli divini ciò sarebbe incompatibile con la loro condizione stessa di beati. L'ultima parte del Canto è dedicata a Piccarda personaggio, la fanciulla conosciuta da Dante a Firenze e costretta dal fratello Corso a sposarsi contro il suo volere. Piccarda rievoca la sua vicenda umana per spiegare quale voto non ha portato a termine e per farlo indica a Dante due diverse donne, che costituiscono due diversi esempi di devozione religiosa: la prima è Santa Chiara d'Assisi, fondatrice delle Clarisse, alla cui regola Piccarda si era votata; mentre la seconda è l'imperatrice Costanza d'Altavilla, madre di Federico II di Svevia, che ha subìto il suo stesso destino e ora risplende accanto a lei in questo Cielo. Dante accoglie la leggenda della monacazione di Costanza e dell'obbligo impostole di sposare Enrico VI, matrimonio da cui era nato Federico II, accusato dalla pubblicistica guelfa di essere l'Anticristo in quanto frutto di un'unione peccaminosa, come del resto suo figlio Manfredi. Il fatto era totalmente falso, tuttavia ciò non impedisce a Dante di collocare la donna in Paradiso (e Manfredi in Purgatorio), a significare che la via della salvezza non è necessariamente legata alle vicende terrene o alla condanna della Chiesa. La spiegazione di Piccarda accende due nuovi dubbi in Dante, relativi all'inadempienza del voto e alla collocazione effettiva dei beati in Paradiso, che saranno spiegati da Beatrice nei Canti IV e V.

Buona lettura e buon #Dante700. Divina Commedia, Paradiso, III - Dante Alighieri, 1321

Scritto da Tommaso Guernacci - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

VIAGGI DEL GUSTO A CORI

Vino, ciambelle scottolate, prosciutto cotto al vino, ma anche olio, olive, zafferano, formaggi, pane, erbe spontanee sono stati i protagonisti lo scorso fine settimana di ‘VIAGGI DEL GUSTO A CORI. De.Co., D.O.C. e non solo’, la due giorni che il Comune di Cori -Assessorato all’Agricoltura ha voluto dedicare alle eccellenze enogastronomiche del territorio corese.



L’evento è stato ospitato in un contesto storico e architettonico di grande pregio come piazza Pozzo Dorico, cui hanno fatto da cornice il folklore degli Sbandieratori del Leone Rampante di Cori, la musica dei New Era Jazz Project e del Trio OperaInCanto; le melodie e la poesia del M° Giovanni Monti e dell’attore Gianni De Feo; e ancora, l’esposizione di costumi rinascimentali curata dall’Ente Carosello Storico, quella degli scatti del compianto Angelo Sorcecchi, consigliere comunale prematuramente scomparso, e quella delle realizzazioni del liutaio Marco Serangeli. Un momento importante di riflessione è stato offerto sabato dal convegno sul valore del cibo, che non può essere disgiunto dalla qualità dello stesso. Acquistando il ticket le persone hanno potuto degustare i due prodotti che hanno ottenuto la Denominazione Comunale (De.Co.), il prosciutto cotto al vino di Cori (Macelleria F.lli Saccucci e Le Bontà) e la ciambella scottolata (biscottificio Alessi); i vini Doc delle cantine Cincinnato, Marco Carpineti, Molino '700, Filippi e Pietrapinta; ma anche una varietà di altre prelibatezze prodotte a Cori e Giulianello quali pane (forni Pietrosanti, Trifelli, Ciardi Massimo), formaggi (Pelloni), olio EVO (frantoio Appetito e azienda I Lóri), zafferano (Quinto Marafini), olive (Francesco Lucarelli), erbe spontanee (Iseno Tamburlani). Il fine settimana scorso è stato anche quello delle Giornate FAI d’Autunno, che hanno portato a Cori circa 2.500 visitatori su un percorso straordinario che includeva la Cappella dell’Annunziata (monumento nazionale), il complesso monumentale di Sant’Oliva, le mura poligonali, la chiesa di SS. Salvatore e l‘Archivio Storico. «’VIAGGI DEL GUSTO A CORI. De.Co., D.O.C. e non solo’ – afferma l’assessore all’Agricoltura Simonetta Imperia – è stata una due giorni all'insegna della cultura, della conoscenza del patrimonio artistico-architettonico e dell'enogastronomia del nostro territorio. Un ringraziamento doveroso a chi ci ha creduto e ai tanti volontari che si sono messi a disposizione. Il convegno sul valore del cibo, o meglio sul cibo di valore, come ha ben detto il professor Ernesto di Renzo (Università di Roma Tor Vergata) – aggiunge l’assessore -, è stato un momento di approfondimento sul percorso iniziato quattro anni fa, sulle De.Co., sul Consorzio di Tutela dei Vini Doc Cori e sul valore del turismo rurale. Certo ancora lungo è il cammino per raggiungere il traguardo a cui tendiamo coinvolgendo l'intera comunità. La presenza del FAI, infine, ci conferma che Cori è un luogo dalle grandi potenzialità».

«Due belle giornate per Cori – commenta con soddisfazione il sindaco, Mauro De Lillis - Tanti visitatori in giro per il paese, lunghe file davanti ai luoghi di cultura, ristoranti stracolmi, le degustazioni dei nostri prodotti tipici in piazza Pozzo Dorico prese d’assalto. Siamo felici e orgogliosi di tutto questo. Grazie al FAI per aver scelto Cori e per credere, sempre di più, in questo territorio. Grazie a tutte le persone che hanno collaborato alla buona riuscita della manifestazione ‘Viaggi nel Gusto a Cori’: in particolare all’assessore alla Agricoltura Simonetta Imperia e a tutta l’amministrazione comunale, all’Ente Carosello Storico, a tutte le aziende produttrici, agli Sbandieratori del Leone Rampante di Cori, agli artisti che si sono esibiti e alla Protezione Civile di Cori. Grazie soprattutto ai cittadini che, come sempre, non fanno mancare il loro sostegno in queste iniziative».

Scritto da Simonetta Imperia - Assessore al Bilancio e Agricoltura del Comune di Cori - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

OLIVE: ALLERTA PER POSSIBILI ATTACCHI

La diminuzione delle temperature, soprattutto nel Centro Nord Italia, ha favorito una ripresa dell’insidiosa attività della mosca olearia anche se, come sempre, a macchia di leopardo.


La mosca dell’olivo (Bactrocera oleae), temibile parassita delle produzioni olivicole, pur presente in diversa misura e in modo non preoccupante, sembra sia stata inosservata (se non addirittura sottovalutata) nel periodo di luglio e agosto a causa, tra l’altro, delle particolari condizioni climatiche con temperature alte ed assenza di piogge che hanno caratterizzato l’estate.

Come già accennato in precedenti articoli sembra opportuno ricordare che l’ovideposizione di questo insidioso insetto (Dittero) è fortemente influenzata dall’andamento delle temperature. Infatti, quando queste superano i 33-35 °C, la mosca non depone più uova ed è peraltro possibile osservare una elevata mortalità delle relative larve, specialmente se l’umidità atmosferica è bassa. Gli attacchi di tale insetto parassita risultano a volte quasi assenti in estate e insidiosi in autunno.

Infatti, da utili osservazioni effettuate nei diversi principali areali di produzioni olivicole italiani (Regione per Regione) risulta appunto che con l’abbassamento delle temperature B. oleae ha ricominciato a deporre le uova in conseguenza proprio delle ridotte temperature, causate dalle prime piogge autunnali e con una situazione che si presenta, generalmente, a macchia di leopardo.

Così, possiamo dire che a Sud l’ovideposizione è risultata piuttosto modesta, a prescindere da qualche focolaio; nel Centro Italia invece il temibile insetto ha ripreso attivamente ad ovideporre per cui nella maggior parte degli areali olivicoli è stato necessario intervenire per poter arginare la curva ascendente delle infestazioni. Sembra opportuno anche evidenziare che nel Nord la presenza e l’attività della mosca è risultata intensificata, tuttavia i diversi olivicoltori potrebbero anche decidere di non trattare in quanto le gelate primaverili hanno azzerato (o quasi) la produzione.

Siamo in pieno ottobre e la raccolta è prossima, ma il rischio di un attacco ulteriore della famigerata mosca non può dirsi escluso e le scelte per gli olivicoltori sono limitate ma il monitoraggio è raccomandato (o va proseguito) ed utile per scongiurare rischio di maggiori danni.


Ad ogni modo, in casi di seri attacchi tardivi i rimedi possibili riguardano: a) la raccolta anticipata delle olive cercando di portare la produzione al frantoio entro i 7-10 giorni dalle prime punture fertili (vale a dire quando ancora non si evidenziano i fori di uscita) oppure effettuare un opportuno trattamento; nel biologico, ovviamente, l’unica soluzione altro non è che la raccolta anticipata; b) la messa in atto di un intervento fitosanitario, una operazione possibile solo in agricoltura integrata (o convenzionale) ed in tal caso, tuttavia, sono da escludere i prodotti con tempi di carenza di 21-28 giorni (Spada e Epik) i quali rischierebbero di prolungare oltre misura l’inizio della raccolta. Rimangono pertanto, nelle mani dell’olivicoltore due possibilità solamente: - un trattamento adulticida mediante l’impiego di deltametrina (Decis) su tutta la chioma, con efficacia limitata e utile solo in caso di bassa popolazione (o infestazione); - oppure un trattamento con acetamiprid (Kestrel), a breve tempo di carenza di soli 7 giorni, il quale può offrire una buona funzione o attività larvicida. Comunque, entrambe le soluzioni (così come riportato da “Teatro-Naturale“) presentano delle criticità. La deltametrina infatti può residuare nell’olio extra vergine anche quando il tempo di carenza è abbondantemente superato (10-15 giorni dopo trattamento). Si tratta di residualità marginale però sufficiente ad inibire il commercio dell’olio negli Stati Uniti laddove tale sostanza può influire negativamente sul mercato di sbocco dell’importante prodotto.

B. oleae è sicuramente l’insetto chiave in olivicoltura poiché può causare ingenti danni alle produzioni sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Sembra pertanto importante, utile ed opportuno ricordarne sinteticamente il ciclo biologico. Come già noto, quindi, la femmina depone le uova sotto l’epidermide delle olive e le larve che ne derivano si nutrono della polpa di tali drupe (o frutti). I danni quantitativi sono determinati dalla riduzione della polpa derivante dall’azione trofica e dalla cascola precoce. Nelle annate particolarmente sfavorevoli l’infestazione può riguardare anche il 100% delle olive per cui i danni qualitativi sono determinati dalla rottura di tessuti e cellule che provoca un aumento dell’acidità libera, del numero di perossidi e l’avvio di fermentazioni-ossidazioni che in molitura possono causare difetti come: avvinato, riscaldo e verme.

Con la revoca definitiva del dimetoato gli agricoltori sono tenuti a cambiare la strategia di difesa, da tipo curativa a quella preventiva, che ha come obbiettivo quello di eliminare gli adulti della mosca dell’olivo ossia impedire alle femmine l’ovideposizione, spiega Giorgio Pannelli, agronomo, autore di numerose pubblicazioni e profondo conoscitore dell’olivicoltura italiana. Per colpire gli adulti tuttavia è fondamentale conoscere il ciclo biologico dell’insetto oltre che i vari fattori ambientali predisponenti. B. oleae sverna all’interno delle drupe rimaste sugli olivi o al suolo dall’anno precedente e riprende l’attività di volo allorché le temperature sono favorevoli; negli areali del Centro Sud d’Italia ciò avviene in marzo-aprile. La prima generazione, di scarsa consistenza, si sviluppa a scapito delle olive dell’anno precedente rimaste sulle piante. Quando le olive raggiungono lo stadio di indurimento del nocciolo e le condizioni ambientali sono favorevoli (temperatura di 20-27 °C ed elevata umidità) le femmine iniziano l’ovideposizione inserendo, normalmente, un uovo sotto l’epidermide dell’oliva (drupa o frutto). Dopo pochi giorni dall’uovo fuoriesce una larva che scava gallerie nella drupa e nel giro di tre settimane si impupa e dà vita ad un nuovo insetto adulto. I cambiamenti climatici, come noto, hanno determinato la presenza di inverni miti, che favoriscono la sopravvivenza della popolazione svernante e la comparsa di infestazioni precoci (sottolinea G. Pannelli). Periodi prolungati con temperature elevate (oltre i 33 °C) causano la morte della larva, soprattutto se l’umidità dell’aria è bassa. Sono dunque tipici i picchi di popolazione nel mese di giugno-luglio e poi in settembre-ottobre, quando le temperature calano e le piogge sono più frequenti. Buona norma sarebbe monitorare l’oliveto già sul finire dell’inverno, non tanto per intercettare la popolazione svernante, quanto per avere una idea sulla pressione dell’insetto nei mesi successivi. La popolazione della mosca potrà essere monitorata con l’impiego di specifiche trappole, delle quali risultano disponibili quattro modelli: - Cromotropiche gialle, - A feromone, - Ad attrattivo alimentare, - Mix dei precedenti sistemi.

Per quanto riguarda le soglie di intervento, sembra opportuno sottolineare che, se ad inizio stagione è inutile intervenire contro l’insetto, dal mese di giugno-luglio per le aziende in biologico si dovrebbe intervenire già con 3-4 femmine per trappola e alla settimana, in modo da non "far sfuggire" di mano la situazione. Chi opera in convenzionale può monitorare con le trappole e quando viene constatata la presenza delle femmine può intervenire o far seguire anche un monitoraggio delle olive. Solitamente si prelevano 100 olive, provenienti da dieci alberi per area omogenea, e si controlla la presenza dei fori di ovideposizione (e/o la presenza di larve). Se con il dimetoato la soglia di intervento era del 10-15%, poiché il prodotto aveva un effetto curativo, oggi occorre intervenire già ai primi segni di attacco, con il 7-8% di infestazione, soprattutto se si producono olive da mensa. Un’ alternativa è quella di affidarsi ai Bollettini dei Servizi fitosanitari regionali o dalle Associazioni di produttori. Il rischio concreto tuttavia è che questi siano poco aderenti alla realtà del proprio oliveto, sottolinea ancora G. Pannelli. Oppure utilizzare, tra l’altro, i Sistemi di supporto alle decisioni (Dss), programmi in grado di prevedere lo sviluppo della mosca dell’olivo, quindi di suggerire il momento migliore di intervento.

Ad ogni modo, premesso che in una strategia di difesa preventiva il monitoraggio di campo è essenziale, gli olivicoltori oggi si possono affidare a 5 metodi di difesa alternativi al dimetoato: Difesa insetticida, Esche insetticide, Trappole massali, Polveri di roccia, Prodotti rameici (Agr/Not).

*Acetamiprid e fosmet (neonicotinoide e fosforganico) sono due insetticidi con una buona attività citotropica ed abbattente nei conforti della mosca (anche se non efficaci come il dimetoato). Entrambi hanno un tempo di carenza di 21 giorni (tranne un formulato a base di acetamiprid che ne ha solo sette), e si possono effettuare al massimo due trattamenti l’anno. Sarebbe buona norma riservare i trattamenti con gli insetticidi per le fasi terminali della coltura e quando la presenza di drupe suscettibili e di condizioni ambientali favorevoli espongono il raccolto ad elevati rischi (sottolinea G. Pannelli). Tuttavia il tempo di carenza di 21 giorni limita la finestra di impiego, considerando anche che l’efficacia è di soli 15 giorni. Si può dunque intervenire per coprire l’ultima settimana prima della raccolta con un trattamento a base di deltametrina che ha un tempo di carenza di soli sette giorni o altri formulati con un tempo di carenza simile.


*Esche insetticide, tecnica utilizzata sia in agricoltura biologica che in difesa integrata e riguarda l’impiego di spinosad, un insetticida naturale di origine batterica e abbinato ad una esca attrattiva per la mosca. In commercio vi sono dei formulati pronti all’uso (Spintor fly) che devono essere applicati in campo preferibilmente con la pompa a spalla, se su piccoli appezzamenti, oppure con apposite attrezzature collegate al trattore, erogando gocce di grandi dimensioni (evitando però il gocciolamento). La miscela attira l’insetto che nutrendosi del composto assume l’insetticida e muore. Sono ammessi al massimo otto trattamenti all’anno. Il prodotto deve essere applicato preferibilmente nella parte alta della chioma esposta a Sud e in maniera localizzata, facendo cioè delle "macchie" e non irrorando tutta la vegetazione. Si consiglia inoltre di impiegare un adesivante che migliori l’aderenza del prodotto alle foglie e lo renda maggiormente resistente in caso di piogge. Le applicazioni, avendo come target gli adulti del Dittero parassita, devono essere effettuate quando le trappole intercettano i voli e in maniera tempestiva, vale a dire prima che avvenga l’ovideposizione. Il trattamento dovrà essere ripetuto ogni sette - otto giorni.

*Le trappole massali hanno il compito di attirare gli adulti di B. oleae attraverso l’impiego di colori, di feromoni o di attrattivi alimentari e di eliminarli attraverso l’uso di insetticidi o di liquidi o di colle che ne impediscano il volo. Sono strumenti efficaci solo se adottati a livello di comprensorio, mentre se è la singola azienda ad usarli non sono in grado di controllare l’infestazione (evidenzia G. Pannelli). Anche in questo caso devono essere applicati in campo precocemente, in modo da intercettare i voli degli adulti prima che avvenga l’ovideposizione.

Il punto di forza di questi strumenti è che possono coprire un lasso di tempo lungo (anche 180 giorni per alcuni modelli) e che sono altamente sostenibili. Il lato negativo è che devono essere usati in numero elevato (da un minimo di cinquanta ad ettaro fino ad uno per pianta) e che quindi richiedono una "adeguata logistica" importante, sia in fase di posa che di ritiro e smaltimento.

*Le polveri di roccia, come già accennato nel precedente articolo del mese di settembre u.s., si riferiscono ai diversi prodotti, quali il caolino, le bentoniti o le zeoliti. Si tratta di terre che devono essere applicate sulle piante in maniera preventiva e hanno come obiettivo quello di "camuffare" le olive rendendole poco attrattive per le femmine della micidiale mosca. Molti studi hanno infatti confermato che la femmina esegue un preciso rituale nella scelta della drupa, di cui valuta le dimensioni, la consistenza e l’odore. Le polveri di roccia modificano questi parametri scoraggiando la femmina dall’ovideposizione. L’efficacia del metodo è ormai comprovata, ma la pecca è che i trattamenti devono essere ripetuti ad ogni pioggia, sottolinea peraltro G. Pannelli. Sono comunque poi in fase di valutazione alcuni aspetti positivi collaterali, come un aumento della fotosintesi e la prevenzione di scottature.

*Per quanto riguarda l’uso di prodotti rameici, prove di campo hanno dimostrato che trattamenti con agrofarmaci rameici o con concimi fogliari, contenenti elevate percentuali di rame, sono in grado di scoraggiare l’ovideposizione. La ragione di tale efficacia è dovuta al fatto che il rame altera gli aspetti organolettici delle olive, camuffandola come avviene per le polveri di roccia e sembra, inoltre, che tale sostanza elimini i batteri simbionti presenti che risultano indispensabili alle larve per il loro sviluppo. La mosca, pertanto, percepisce che l’ambiente non è idoneo alla deposizione delle uova e si allontana. Alcuni prodotti rameici hanno peraltro una buona resistenza al dilavamento e quindi se ne consiglia l’impiego nei periodi più piovosi, ad esempio in settembre, e somministrando le polveri di roccia nei mesi estivi. Chi opera in difesa integrata deve ricordarsi di rispettare le quantità annue ammesse di rame, mentre chi opera in biologico può impiegare anche concimi rameici solo ed esclusivamente se vi è una accertata carenza di questo metallo in campo.

Concludendo possiamo dire che se il dimetoato in passato era considerata la “bacchetta magica” che permetteva di produrre delle olive di ottima qualità senza grandi difficoltà sul fronte della difesa, con la sua revoca la situazione si è fatta davvero non facile. Oggi l’olivicoltore dovrà essere rigorosamente vigile e tempestivo durante tutto l’anno. Finché era disponibile dimetoato gli olivicoltori hanno sempre fatto coincidere il periodo di difesa contro la mosca con i mesi estivi e con quelli autunnali e fino al momento della raccolta. Oggi si deve invece vigilare sull’annata nel suo complesso, passando da un approccio curativo (intervenendo cioè sulle larve) ad uno approccio preventivo, che mira a tenere bassa la popolazione di adulti limitando, pertanto, la ovideposizione.

Con lo stop al dimetoato non sono più ammessi errori, ma è ancora possibile ben gestire la coltura tenendo anche presente che pur rispettando gli obiettivi aziendali la raccolta precoce è comunque una soluzione per sottrarre le olive ai dannosi attacchi della mosca e per preservare la quantità e qualità delle olive e dell’olio derivante, prodotto virtuoso e riconosciuto nutraceutico!

La campagna olivicola 2021, a prescindere dalle condizioni climatiche, sembra preannunciarsi in lieve ripresa rispetto alla performance produttiva realizzata nella scorsa annata, con un range produttivo attualmente stimato che oscillerebbe tra le 290 mila e le 310 mila tonnellate di olio di olive da pressione. Ciò è quanto risulta dalle prime previsioni o indagini effettuate da Italia Olivicola (Consorzio Nazionale) e Aifo (Associazione Italiana Frantoiani Oleari) che tracciano le tendenze della campagna in corso, in attesa della disponibilità dei dati provinciali. Nella ipotesi peraltro di un aggancio della reale produzione al valore medio della accennata previsione (di 300 mila tonnellate nella campagna 2021) sarebbe ad ogni modo un risultato positivo rispetto alla produzione dello scorso 2020, conclusa con 270 mila t.

A –Olive colpite dalla mosca delle olive (Bactrocera oleae) per cui s’impone attento monitoraggio ed interventi adeguati e tempestivi per evitare la cascola ed i gravi danni alle drupe a sfavore della quantità e qualità dei prodotti derivanti e soprattutto dell’olio EVO, eccellenza italiana!


Scritto da Giovanni Conca - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

AGGIUNGERE MASSA MUSCOLARE ANCHE DURANTE LA NOTTE

Rimanere piacevolmente sorpresi nell'accorgersi che usando alcune piccole strategie si può tranquillamente guadagnare muscolo anche durante la notte è ormai stato ampiamente dimostrato in questi ultimi anni da diversi studi effettuati in atleti di svariate discipline. Una miscela di proteine del siero del latte e delle caseine sembra infatti attualmente dare i risultati migliori per quanto concerne il mantenimento della massa muscolare durante il digiuno forzato, quindi presumibilmente durante la notte.

Mentre nelle prime ore di sonno il corpo secerne l'ormone della crescita (GH), che mantiene ben conservati i nostri muscoli durante la prima fase di digiuno notturno, nelle ore successive che portano a notte inoltrata e poi successivamente alla sveglia mattutina gradatamente il nostro fisico si incammina verso un pericoloso stato di catabolismo generale, che purtroppo a nostra insaputa induce a catabolizzare i muscoli.


La miscela di proteine che sensatamente quindi potremmo ingerire poco prima di coricarci, ci aiuterebbe ad evitare perciò questa probabile disgregazione muscolare; infatti, le frazioni proteiche della proteina del siero entrerebbero nel sangue abbastanza velocemente lasciandoci in un bilancio azotato positivo per un bel po' di tempo, evitando così di farci trovare impreparati durante queste ore di digiuno forzato.

Le caseine, diversamente, che producono un effetto anticatabolico per più tempo, entrerebbero nel flusso ematico molto più lentamente, protraendo il loro effetto per circa 4 - 6 ore.

Il nostro corpo individuando gli amminoacidi presenti nel sangue eviterebbe perciò per lungo tempo di disgregare le proteine muscolari salvaguardando così i muscoli da questa inesorabile condizione.

Tuttavia, quando anche la caseina completa il suo effetto "preservante e ricostituente" per evitare il ripetersi del passaggio ad un nuovo stato di "sofferenza fisica", potrebbe essere consigliabile assumere una nuova e ricca bevanda.

Ecco perché molti bodybuilder, anche nel bel mezzo della notte, preferiscono interrompere il loro sonno per assumere un buon beverone a base di proteine del siero, delle caseine e proteine delle uova.

Senza dubbio non è sicuramente facile abituarsi a delle sistematiche levatacce notturne e probabilmente molteplici sono anche le eventuali alternative alle buste proteiche che in questo frangente ci consentirebbero comunque di conservare per quanto possibile la massa muscolare magra.

Tenendo però sempre presente che rimane molto difficile e impegnativo costruire e migliorare il nostro fisico e le nostre performance pur seguendo tutte le migliori regole imposte ad ogni atleta che si allena e si impegna costantemente nell'intento di migliorare e migliorarsi, potrebbe essere una buona idea, un’alternativa valida e un efficace consiglio interagire con il nostro corpo anche attraverso questa facile e semplice soluzione.

Scritto da Andrea Pistilli – Istruttore FIF e Personal Trainer - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

TERRORISMO E FAKE NEWS

Torno a quei giorni in cui venni eletto nel Consiglio Comunale di Cori. Una scelta ponderata la mia che mi aveva visto manifestare nel ’68 per la scissione della Cattedra di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma, che fu assegnata al Maestro Toti Scialoja, artista d’avanguardia che operava a New York. Contemporaneamente l’attivismo nel gruppo nell’Azione Cattolica mi proiettò nel Volontariato. La vincita della Cattedra mi fece optare per il mio paese natale. Quando fu matura la strada al cambiamento non esitai e dunque il salto. Prima Consigliere Comunale, poi Assessore a fianco di compagni straordinari quali Anna, Serafino. Numerosi i progetti, tanto che Cori divenne centro d’interesse dei paesi limitrofi. Nella Giunta l’unità d’intenti compattava amicizia e idee. Ristrutturammo il Convento di S. Francesco con appositi finanziamenti Regionali finalizzati ad attività culturali, quali il Teatro della Fortuna, con annesso laboratorio teatrale, gabinetti grafici e d’incisione a cui i nostri giovani aderirono. Angelo, Patrizio, Fabrizio, per citarne alcuni. Per gli studenti preadolescenti predisponemmo “Campi scuola” concepiti in forma mista con la partecipazione di Comune di Cori, Scuola Media e animatori volontari al fine di realizzare soggiorni studio in Italia e all’estero dai costi estremamente contenuti. Portai nel Comune le esperienze acquisite con Don Ottaviano, parroco di S. Maria della Pietà di Cori e Marcello Ilardi Presidente F.U.C.I. a Velletri, la contemporanea conoscenza e la frequenza di Ecumene, centro Battista/Valdese nella città d’adozione, mi aprì a nuovi orizzonti. Molti giovani si avvicinarono alle attività, Sandro, Gino, Marco, alcuni. Organizzammo mostre di livello Internazionale, come quella su Giovan Battista Piranesi, incisore settecentesco dalle cui lastre in rame con vedute dell’antica “Cora”, su sollecitazione dell’Assessore Prof. Anna Camisa, furono tratte ristampe dalla Calcografia Nazionale di Roma. Seguirono saggi sul dialetto corese del Prof. Cesare Chiominto che vennero divulgati con la supervisione del Prof. Tullio De Mauro. Cori isola felice? No. Si, invece alla cultura come deterrente agli estremismi. 


Nella società si stava riversando l’aggressiva tensione della situazione politica. Gruppi eversivi d’estrema destra e sinistra si adoperavano a sovvertire l’ordine pubblico. Gambizzazioni, esecuzioni, torture, in un attacco inaudito allo Stato. Eravamo negli “anni di piombo”. A Cori la cultura fu d’argine all’odio. Oggi il sistema adottato è diverso ed è quello di far circolare notizie false (fake news) all’interno dell’informazione, tanto che è difficoltoso riconoscerle come tali e ciò porta una parte di popolazione ad abbracciare teorie negazioniste, sovraniste, complottiste, vuoi sui migranti, sui vaccini, sulle scie chimiche. Questo crea un disorientamento cognitivo con prese di posizioni forti, discriminanti, a volte violente e con conseguente depoliticizzazione di massa. Oggi come ieri, si vuole “turbare l’ordine pubblico”. Si urlano slogan, non si ragiona. Molti politici, adottando questo sistema sono agli apici dei Partiti, altri invece s’impongono interpretando a loro uso e consumo le norme e si mettono al di sopra della Legge, vedi Riace. E se è pur vero che attualmente non ci sono morti da terrorismo, assistiamo a morti per negazionismo e sovranismo. Il rifiuto del vaccino uccide. 132.000 i morti da Covid. Tra gli over 80 ad esempio, il tasso di ricovero è di 8 volte più alto tra i non vaccinati rispetto ai vaccinati e quello di morte è di 13 volte più alto. Lo scrive l’Istituto superiore di Sanità. Confermata dunque l’efficacia dei vaccini, con “forte riduzione del rischio di infezione nelle persone completamente vaccinate rispetto alle non vaccinate”. È di ieri la manifestazione di protesta NO-vax di 10mila e più persone al centro di Roma e altre città italiane sfociata “nella guerriglia urbana” e nell’“assalto squadrista”, “alla capitale”. In ogni caso la disaffezione alla politica, intesa nella sua accezione più nobile, ci rende complici di una sistematica diffusione dell’ignoranza in cui l’umanità si fa gregge e, per dirla alla Nietzsche, si sente protetta solo dall’animale-capo. Ricordano questi manifestanti i tempi di Hitler, di Mussolini, Stalin, Pinochet. Ed è così che ieri la violenza ha prevalso a Roma. L’assalto e la devastazione della sede della Camera del Lavoro, del Pronto Soccorso dell’Ospedale Umberto I e gli aggressivi scontri vicino Palazzo Ghigi, sede del Governo della Repubblica Italiana s’ispirano all’attacco a Capitol Hill di Washington del 6 gennaio scorso. A ciò non giova l’ambiguità di linguaggio delle forze sindacali sul Green pass o meglio dire sul Certificato Vaccinale. La piazza è stata animata dallo squadrismo fascista. Dodici gli arresti e altri ne stanno seguendo. La "galassia nera" è forte, numerosa e pericolosa. Leader nazionali di Forza Nuova, rappresentanti romani del partito di estrema destra, vecchie glorie dei Nuclei Armati Rivoluzionari, capipopolo dell'ultima ora e una schiera di manifestanti che trascorrono il tempo sui social postando video contro i vaccini, ne erano alla guida. “Chi ignora la storia è costretto a riviverne gli orrori”, ammonisce un celebre detto. Guardiamo all’incidenza dei ‘NO-vax’: ad oggi le strutture sanitarie sono intasate da persone non vaccinate con l’aggravio di lavoro per i sanitari, tanto da rendere difficoltosi i ricoveri normali in una sanità già sovraccarica. Dov’è finito il buon senso? Anche oggi ‘il morso della paura’ viene strumentalmente usato come elemento di distrazione di massa, chissà cosa ti iniettano? I vaccini non sono stati validati, e, una serie d’illazioni parascientifiche che tentano di mettere in discussione le certezze della scienza. Per tornare al discorso iniziale e per capire com’era difficile anche “negli anni di piombo” la situazione umana e politica, è doveroso constatare che, nonostante una sistematica vigilanza, anche allora si produssero smagliature e si assistette ad un balletto tra informazione e disinformazione. Però il sistema dei partiti funzionava come nel caso accaduto all’On. Aldo Moro che si era recato a Parigi in visita di Stato qualche giorno prima della strage neonazista di Piazza Fontana a Milano, e a cui fu consigliato, dagli apparati dell’allora PCI, di non tornare a Roma. Lo rivelò lui stesso nel memoriale consegnato alle B. R. durante la sua prigionia del marzo-maggio ’78 e a proposito dell’ attentato alla Banca dell’Agricoltura riferì: “Ritengo che questi e altri fatti fossero di chiara matrice di destra e avessero l’obiettivo di scatenare un’offensiva di terrore indiscriminato allo scopo di bloccare gli sviluppi politici che si erano evidenziati a partire dall’autunno caldo per ricondurre le cose, attraverso il morso della paura, a una gestione controllata del potere”. D’eguale vigore il pensiero del Presidente Pertini: “è chiaro che si voleva turbare l’ordine pubblico per ristabilire con la forza, come con i colonnelli in Grecia e con i generali in Cile un diverso ordine pubblico”. Il terrorismo per bloccare il processo di rinnovamento. Tutti eravamo attenzionati, dai telefoni alle amicizie. Ciò era reso evidente da fischi, rumori e riattacchi che si avvertivano sollevando la cornetta. Un periodo oscuro. Da una parte le B.R. e altre sigle sovversive di Dx e Sn e dall’altra le forze dell’ordine che tentavano di far luce e frenare gli episodi di violenza. La pressione sullo Stato fu forte. Non si riuscivano a comporre le giurie per far insediare i processi nelle Corti d’Appello dei Tribunali italiani date le minacce e gli attentati delle B.R. La gente chiamata a farne parte rinunciava. Adelaide Aglietta, parlamentare Radicale, non si lasciò intimidire dalle minacce dei brigatisti e con lei, altri cittadini risposero. Anch’io. Venni chiamato, estratto e nominato Giudice Popolare della Corte d’Assise d’Appello di Roma. Fui uno dei sei Giudici eletti, nel 1983, su centinaia di rinunciatari. Mi ritrovai nella cittadella giudiziaria di Piazzale Clodio. Udienze importanti e complesse: sequestri di persona, azioni delle BR, attività criminali d’estrema destra, processi ad esponenti della banda della Magliana. Situazioni distanti nello spazio e nel tempo, quelle descritte, eppure convergenti nella sintesi di un complottismo dalle mille teste che come quelle dell’Idra di Lerna si rigeneravano non appena mozzate. Il mitico Ercole riuscì ad abbattere il mostro con l’aiuto di Iolao, che dopo ogni taglio, ne cauterizzava il moncherino con la torcia. Ed ecco che oggi riappare “il morso della paura” dei No-vax nel tentativo di “stabilire un diverso ordine pubblico” col fine di screditare lo Stato e la Scienza. Come cittadini siamo chiamati a reagire e a rigettare le fake news alla ricerca delle verità scientifiche, giudiziarie, legali. Oggi come ieri, ci dobbiamo contraddistinguere nel rafforzare l’identità democratica difendendo la nostra Costituzione. Lo Stato dunque, la sua funzione e ciò che noi possiamo fare per lo Stato. Perché, noi siamo Stato e non branco.

Scritto da Ezio Cecinelli - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

"MALASANITA'"

"Chiederemo", "faremo", "ci confronteremo". Denunce minacciate poi subito ripensate. E dopo mesi non è ancora risolta né la questione PAT né la carenza dei medici di base sul territorio. Nessuna azione concreta è stata intrapresa nei confronti della Asl di competenza e della Regione Lazio. Ancora una volta l'Amministrazione monocolore PD corese si presenta troppo debole davanti al gioco al massacro che la giunta regionale, anch'essa a trazione PD, sta perpetrando ai danni della sanità laziale e corese. 


Ancora
una volta un'amministrazione di sinistra si mostra incapace di prendere una posizione ferma nei confronti dei propri referenti politici regionali, esattamente come accadde quando la giunta Badaloni chiuse l'ospedale di Cori. Ancora una volta un'amministrazione di sinistra preferisce non inimicarsi i "potenti" regionali piuttosto che fare gli interessi della collettività. Ancora una volta a farne le spese saranno i cittadini di Cori e Giulianello. Dopo l'ulteriore ridimensionamento del PAT ora rischiamo di restare progressivamente anche senza medici di base. Servizi sempre più carenti o addirittura assenti. Tagliare risorse sulla sanità significa colpire i più deboli, i ricchi invece la sanità se la comprano e comprano il meglio. La sinistra non tutela più i più deboli? Ma forse non l'ha mai fatto se non a chiacchiere. A farne le spese però ancora una volta sono i cittadini di Cori e Giulianello.

Scritto dal Gruppo Consiliare "L'Altra Città" - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

L'AVVOCATO RISPONDE: TASSE ACQUISTO IMMOBILI

 Egregio Avvocato,

è vero che i giovani con meno di 36 anni possono acquistare un immobile a uso residenza senza dover pagare tasse e notaio.



Il decreto Legge 73/2021 (cosiddetto Sostegni bis) ha introdotto diverse agevolazioni per l’acquisto della casa per i giovani che hanno meno di 36 anni, dal fondo di garanzia statale per la stipula del mutuo a importanti sconti sulle imposte da pagare all’atto dell’acquisto.

In particolare, è stato introdotto il cosiddetto “bonus prima casa giovani” che permette, ai giovani, di non pagare le imposte sull'acquisto della prima casa.

Il beneficio consiste nella totale esenzione dalle imposte, a differenza dell’ordinario «bonus prima casa» che invece è usufruibile dai contribuenti di tutte le età, qualunque sia la loro condizione economica e reddituale ed implica solo uno sconto sulle tasse da pagare (Iva al 4% o, in alternativa, per le vendite da privato, imposta di registro al 2%).

Si tenga però presente, che tale bonus al momento, si configura come una misura temporanea (salvo proroghe), infatti, si applica solo alle compravendite della “prima casa” e al relativo mutuo per finanziarla stipulati tra il 26 maggio 2021 e il 30 giugno 2022.

L’articolo 64, commi 6-8, dl 73/2021 stabilisce che la compravendita della “prima casa”, ad eccezione di quelle di categoria catastale A/1, A/8 e A/9, e il mutuo per finanziarla sono esenti da imposta di registro e dalle imposte ipotecaria e catastale se stipulati tra il 26 maggio 2021 e il 30 giugno 2022 in favore di soggetti che non hanno ancora compiuto 36 anni nell’anno in cui l’atto è registrato e che il cui Isee non sia superiore a 40mila euro annui. Il bonus vale anche per gli atti che trasferiscono la nuda proprietà, il diritto di usufrutto, uso ed abitazione relativi alla prima casa.

In merito all’Isee, l’Agenzia delle Entrate con la circolare 12/E ha precisato che l’indicatore da considerare è quello calcolato sulla base dei redditi percepiti e del patrimonio posseduto nel secondo anno solare precedente la presentazione della dichiarazione sostitutiva unica (Dsu). Quindi, per gli atti stipulati nel 2021, l’Isee è quello riferito a redditi e patrimonio dell’anno 2019; per gli atti del 2022, l’Isee è quello del 2020. Inoltre, la Dsu non può essere presentata in una data successiva a quella dell’atto notarile in quanto, sempre nella su richiamata circolare 12/E, la stessa Agenzia afferma che il requisito Isee deve riscontrarsi alla data di stipula del contratto e, pertanto, non è possibile per un contribuente ottenere un Isee con validità retroattiva (si pensi, ad esempio, a una richiesta effettuata nel dicembre del 2021 a fronte di un rogito stipulato nell’ottobre 2021). Quindi, dato che l’Isee deve essere in corso di validità alla data del rogito, la presentazione della relativa Dsu deve essere avvenuta in data anteriore (o almeno contestuale) all’atto notarile. Qualora ricorra una situazione di significativa variazione della situazione lavorativa, economica o patrimoniale dei componenti del nucleo familiare rispetto a quanto certificato nella Dsu “ordinaria” è consentito far ricorso all’Isee corrente: si tratta dei casi di sospensione, riduzione o perdita dell’attività lavorativa, di interruzione di trattamenti previdenziali, assistenziali e indennitari, di diminuzione (rispetto all’Isee ordinario) superiore al 25% del reddito familiare complessivo oppure superiore al 20% della situazione patrimoniale.

Tale bonus spetta anche nel caso in cui il contribuente con meno di 36 anni e con Isee inferiore a 40mila euro acquisti l’immobile in comproprietà con un altro soggetto che invece non ha tali requisiti. In tale ipotesi, il bonus spetta solo per metà, ossia in relazione alla quota del contribuente in possesso delle condizioni di legge. L’altra metà della compravendita sconta le imposte ordinarie.

Scritto da Emanuele Vari e Benedetta Palleschi - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"

GRANDE SUCCESSO DELLE GIORNATE FAI D'AUTUNNO A CORI

Le tanto attese Giornate FAI sono il più grande evento di piazza della Fondazione, l’occasione per migliaia di visitatori in tutta Italia di riabbracciare - nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitaria - i tesori custoditi nel nostro Paese con l’apertura di 600 luoghi straordinari, spesso inaccessibili. La Delegazione FAI di Latina, con il patrocinio del Comune di Cori, quest’anno ha avuto il piacere di svolgere quest’importante manifestazione nell’incantevole borgo, dove i 2500 visitatori, arrivati anche da fuori regione, hanno potuto ammirare le bellezze dei siti proposti per l’itinerario di visita di un territorio davvero sorprendente. Il sito di maggior successo è stato senz’altro la Cappella dell’Annunziata, che con i suoi affreschi policromi ha stupito e meravigliato quanti hanno atteso anche lunghe file per poter ammirare l’opera magnifica fatta erigere nel 1411 dal cardinale spagnolo Pedro Fernandez de Friaz, una delle più importanti decorazioni pittoriche del tardogotico nel Lazio. L’assoluta novità di questa apertura è stata la scelta di valorizzare l’area del Foro costituita da tre terrazze, un vasto settore urbanistico, caratterizzato da resti monumentali, che ha restituito molti reperti archeologici, alcuni dei quali si trovano oggi all’interno di abitazioni private. 


Un ringraziamento particolare ai proprietari, che sono stati cosi gentili da consentire l’accesso suscitando grande ammirazione da parte dei visitatori. Il complesso monumentale di Sant’Oliva, perfetto esempio di come la città di Cori sia costituita da importanti stratificazioni, ha sbalordito con le matrici di rame di Piranesi e con il suo chiostro figurato assolutamente incomparabile. Altra novità è stata la visita alle mura poligonali inglobate nella struttura del Teatro, dove i giovani musicisti del liceo Manzoni hanno potuto esibirsi. Grande affluenza anche per la chiesa di SS. Salvatore, normalmente chiusa al pubblico e attualmente in restauro, ha suscitato grande interesse avere la possibilità di ammirare le fasi di un restauro in cantiere aperto. Molto apprezzato anche l’Archivio storico, in cui è stato possibile ammirare testi che vanno dal 1500 al 1800, tra cui i Registri finanziari del 1596/1601 o l’invito al Santo Giubileo del 1852. L’entusiasmo e la preparazione degli Apprendisti Ciceroni del liceo Manzoni, del liceo Da Vinci di Terracina e del liceo classico Dante Alighieri, molti dei quali alla prima ed emozionante esperienza, hanno riscosso le lodi dei tantissimi visitatori che si sono complimentati anche per la gentilezza e l’educazione con cui hanno saputo rivolgersi al pubblico. Questi giovani hanno avuto l’opportunità di mettersi in gioco in un'esperienza svolta lontano dai banchi di scuola, che ha dato loro modo di sviluppare competenze trasversali ed interdisciplinari, di conoscere e valorizzare quel patrimonio che erediteranno nel loro futuro. Le Giornate si sono svolte in sicurezza anche grazie alla collaborazione della Protezione Civile che ha coadiuvato l’attività dei volontari e Apprendisti Ciceroni nel mantenere le misure di sicurezza per tutti i visitatori intervenuti. Le Giornate FAI d’Autunno sono state una grande festa dedicata all’Italia, un ulteriore segnale di ripartenza che ha finalmente posto al centro della vita del Paese i beni culturali, vero fulcro identitario del nostro passato come del nostro futuro. Centinaia di migliaia di persone hanno voluto celebrare la bellezza di un Paese unico al mondo: un’Italia che si riconosce sempre di più nel suo patrimonio d’arte e natura. Il Sindaco e l’Assessore Alla Cultura Paolo Fantini dichiarano “Due Belle Giornate per Cori tanti. Tanti visitatori in giro per il paese, da dati in nostro possesso circa 2.500. Lunghe file davanti ai luoghi della Cultura, ristoranti stracolmi, le degustazioni dei nostri prodotti tipici in Piazza Pozzo Dorico presi d’assalto. Siamo felici e orgogliosi di tutto questo”.

Scritto dal Capogruppo Elisa Massotti - Pubblicato sul numero 8 del 2021 del "Il Corace"