Vorrei iniziare questa nuova avventura
per “Il Corace”, parlandovi di una materia a me cara, intrapresa
durante gli studi universitari ed ora attraverso gli inizi della
professione, l’architettura del paesaggio o meglio nel linguaggio
internazionale landscape architecture.
Ma cos’è l’architettura del paesaggio e qual è
il suo ruolo nel campo degli studi di architettura?
Nella moderna
costruzione della scena urbana, l’architettura del paesaggio
costituisce quell’ambito disciplinare che si occupa dello studio,
della progettazione (landscape design) e della gestione di tutti gli
spazi esterni.
A partire dagli ultimi due decenni del XX secolo, si è
registrata una peculiare attenzione rivolta a problematiche di
carattere ecologico-ambientale, agli effetti di riconversione delle
aree dismesse (fronti marittimi, nuclei industriali, stazioni
ferroviare, mattatoi, mercati generali..), ai fenomeni di espansione
del territorio urbanizzato, in relazione con la formazione dei
contesti eterogenei e discontinui delle periferie e delle città.
L’architettura del paesaggio, superando i limiti disciplinari e le
rigide differenziazioni delle varie scale d’intervento progettuale,
riallacciandosi alla tradizione storico critica dei secoli XVIII e
XIX, o a quella di figure quali Roberto Burle Marx nel Novecento,
tende comunque ad ampliare il suo classico ambito di appartenenza per
cercare di acquisire il valore e il significato specifico di “arte
del luogo”: una sovrapposizione di valenze estetiche, funzionali e
simboliche, orientate a tentare di prefigurare e restituire,
attraverso nuove esperienze progettuali, le relazioni multiple,
possibili, tra architettura, arte e natura.
Dagli interventi diffusi
su tutto il territorio in città-pilota come Barcellona o Lione, ai
progetti puntuali di riqualificazione urbana portati avanti da
architetti-paesaggisti; dai grandi parchi naturali, ai progetti di
riconversione bio-ecologica di ampie zone inquinate; dai parchi
urbani, luoghi di nuove centralità e densità di valori, fino alle
sperimentazioni di veri e propri paesaggi infrastrutturali, il
progetto del paesaggio tende anche a divenire una sorta di “spazio
critico” in cui sondare diversi terreni di ricerca al fine di
realizzare nuovi possibili scenari urbani.
Dove in tanti stati
europei specialmente quelli più a nord l’architetto paesaggista è
considerato un punto fondamentale nelle amministrazioni di governo e
progettazione del territorio, in Italia paradossalmente ricca di
stupendi centri storici, paesaggi e territori unici al mondo per la
loro bellezza ed al contempo molto fragili e con tante criticità, è
un ramo dell’architettura che ancora ha difficoltà ad affermarsi,
a volte la progettazione di spazi urbani aperti viene fatta in
maniera sbagliata, da figure professionali non specializzate alla
sensibilità del luogo da progettare o tutelare con poca conoscenza
delle specie botaniche punto cardine della progettazione
paesaggistica, perché ricordiamolo stiamo trasformando il paesaggio un qualcosa di vivo che si
evolve nel tempo, a qualunque rapporto di scala, da un grande piano
paesaggistico ad un semplice giardino privato di 50mq.
Dopo questa
introduzione e dopo aver visitato e toccato con mano tanti progetti
ed installazioni all’estero di architettura del paesaggio di grandi
studi internazionali famosi in questo campo (invito a visitare le
pagine web di west8, Peter Wolker, Plant Architect, Obras
architecture, Testsuo Kondo...etc) mi chiedevo come la
landscape architecture, potrebbe contribuire a trasformare,
rigenerare, riqualificare ed esaltare le bellezze monumentali e
paesaggistiche dei nostri centri storici italiani restituendo ai
cittadini spazi aperti fulcro delle tante attività della vita
sociale, abbandonati da tempo o in fase di degrado come appunto
parchi, giardini, piazze, strade, lavorare su un territorio più
ampio e mettere in rete diversi centri storici fra loro
creando una rinascita dal punto di vista economico, turistico e di
ripopolamento locale.
Durante lo sviluppo della tesi di laurea, ho
provato e sperimentare questa materia sia sul nostro paese, Cori, che
il suo territorio, che io amo profondamente a livello storico e
paesaggistico, ma che da anni soffre di un decoro non all’altezza
della sua bellezza, con alcune criticità negli spazi aperti, che ben
conoscete vivendo il paese, provando a ripristinare parchi o angoli
del centro storico e attraverso questo periodico, poter riflettere
con voi nel sviluppare un idea concreta per poter intervenire su di
essi, per un futuro che possa a breve restituire spazi che sono stati
dimenticati, ma che sono stati per anni punti di riferimento per i
cittadini.
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