sabato 30 maggio 2020

GIARDINI VERTICALI: IL FUTURO?

Cari lettori, stiamo per entrare nella stagione estiva, le prime giornate afose le stiamo vivendo in questi giorni, e la vegetazione è sicuramente un nostro alleato per trascorrere delle belle giornate all’aria aperta e nel frattempo goderci ore di relax all’ombra sotto un bosco o sotto un semplice albero, che ci protegge dai diretti e intensi raggi del sole ed aumenti il comfort ambientale di dove ci troviamo. Ma se volessimo che la vegetazione fosse nostra alleata anche tra le mura domestiche, che protegga e non solo dalla calura estiva le nostre abitazioni, le nostre città e quindi portare nelle nostre case veri e propri “boschi”, con i tanti vantaggi che scopriremo fra poco, ecco che si sente sempre più spesso parlare di giardini verticali, verde pensile, boschi verticali, città verdi… ma di cosa stiamo parlando esattamente, e quali sono i vantaggi di queste nuove visioni? Innanzitutto partiamo dalla definizione di giardini verticali: sono l'elemento di arredo vegetale che cresce sulle facciate delle costruzioni urbane, simbolo di ecosostenibilità e modernità contemporanea. L’approccio sostenibile dell’architettura verso la natura ha seguito sviluppi notevoli nell’era della sensibilità sul tema ambientale, raggiungendo la condizione limite durante la costruzione di edifici, che ispirati ai processi della vita vegetale tentano di far parte della natura stessa. L’elemento chiave dell’incontro tra l’artificiosità di un edificio e la dominante natura è stata l’inserimento di porzioni o superfici tecnicamente adatte ad ospitare la crescita di arbusti o piante rampicanti lungo la facciata dell’edificio, note come Pareti Verdi. Numerosi sono gli esempi spontanei di questa tecnologia a partire dall’edera che domina i castelli medievali o le pareti esterne di costruzioni campestri isolate dall’urbanità, dove il clima umido e ricco d’acqua permette la crescita dell’elemento vegetale verso la direzione verticale, trovando un aggancio nelle porzioni di malta crollata o sporgenze nella roccia.

Parte LUMSA Roma (foto Fernando Bernardi)


Ma come è possibile portare la vegetazione verticale in un contesto urbano? Patrick Blanc, botanico francese e padre di questa tecnologia, a partire dagli anni ’90 inizia a sperimentare questa tecnica compositiva attraverso un incontro di conoscenze botaniche e tecniche diverse, riuscendo così ad ottenere un giardino verticale che attraverso un sistema di vasche e filtraggi d’acqua copre un’intera superficie libera di un palazzo adiacente al Caixa Forum di Madrid. La composizione prevede l’inserimento di differenti tipologie di piante con colorazione e crescita differenti che nel loro accostamento producono un sistema verde compatto rigoglioso, come un quadro dagli infiniti scenari e prospettive. Il giardino verticale di Blanc, dopo la sua inaugurazione, produsse notevole interesse tra i progettisti e i critici che iniziarono a domandarsi quali siano gli svantaggi di questo sistema costruttivo e sulla sua effettiva sostenibilità nel campo tecnico ed energetico. Ciò nonostante l’attività di Patrick Blanc aprì le porte e numerose committenze e occasioni di sperimentazioni su questa tecnologia proclamandolo padre dei giardini verticali. Le pareti verdi sono un sistema tecnico di inverdimento verticale utilizzato nell’architettura contemporanea per migliorare l’estetica degli edifici e aumentare la coibentazione delle pareti riducendo in questo modo la dispersione del calore. Il sistema costruttivo prevede l’ancoraggio alle pareti di una successione di vasche e supporti dove la vegetazione possa crescere ed essere alimentata da un impianto di irrigazione distanziato dalle pareti per evitare infiltrazioni. Il sistema dei giardini verticali è ancor oggi in via di sperimentazione ed è oggetto di analisi sotto l’aspetto tecnologico di vantaggi e svantaggi. I vantaggi di un sistema di verde verticale sono chiari, coibentazione del pacchetto parete che filtra il salto termico tra interno ed esterno e isolamento acustico degli spazi interni; riduzione delle polveri sottili disperse dai dispositivi inquinanti e abbassamento della CO2, migliorando la qualità dell’aria negli spazi aperti; ritenzione delle acque meteoriche con assorbimento e raccolta nei vasi delle piante, riducendo la portata d’acqua che raggiunge le fognature e gli spazi pubblici. I vantaggi in termini di comfort degli spazi interni sono evidenziati dai risultati in termini di isolamento termico e protezione della facciata dal sole. Conseguentemente a questi vantaggi le tecnologie dimostrano, dal punto di vista energetico, risultati inferiori (svantaggi) rispetto all’isolamento a cappotto o ai sistemi integrati al pacchetto parete. Inoltre sono evidenti le problematiche legate alla progettazione di un buon sistema di vasche e di irrigazione e l’esigenza di una costosa manutenzione e gestione.


Patrick Blanc Palazzo vicino al Caixa Forum Madrid anni ‘90

Vi sono 3 tipologie costruttive e quelle più in uso oggi prevedono differenti sistemi di assemblaggio e composizione delle facciate vegetali. Le prime sono Le Green Facade, delle superfici in cui nel sistema tecnico strutturale sono integrati dei vasi a differenti quote destinati alla crescita delle piante che andranno a salire seguendo un graticcio verticale. I Living Walls invece sono tecnologie che prevedono l’assemblaggio di moduli in policarbonato che ospitano il terreno e il sistema di irrigazione. Il sistema verde viene coltivato precedentemente per poi essere montato sulla facciata dell’edificio dove avrà vita grazie ai sistemi interni. Infine il Muro Vegetale: questo segue una tecnica artigianale dove una successione di vasche per le piante vengono sovrapposte creando una superficie unica e attiva nella crescita e nella formazione di un microclima interno. Le pareti verdi sono in questo modo divenute un’innovazione volta a coniugare sostenibilità ed estetica sostenibile, due entità diverse che negli ultimi anni trovano incontro nella pubblicizzazione e nel business dell’edilizia. La sostenibilità intesa come soddisfacimento del bisogno energetico di un edificio con una produzione energetica autonoma e con sistema di protezione contro la dispersione di quest’energia. L’estetica sostenibile è messaggio mediatico di architettura attenta all’ambiente che riduce la produzione di materiale nocivo e il disboscamento, idea irreale per la condizione dell’architettura stessa come prodotto dell’uomo che interviene su un territorio naturale. Bisognerebbe invece considerare il fare architettura come una pratica artificiale che, tramite un’attenzione particolare nella scelta dei materiali costruttivi e nelle tecnologie costruttive, possa realmente ridurre il consumo di energia esterna e possa sostenersi in modo autonomo attraverso sistemi sostenibili di protezione e produzione dell’energia. Anche nella nostra capitale Roma, si iniziano a vedere sempre più spesso la creazione di giardini verticali, e proprio l’ultimo in ordine di tempo è la facciata dell’Università LUMSA (marzo 2020) e se volete toccare con mano una parete verde verticale o semplicemente incuriosirvi, vi consiglio di fare due passi nel cuore del quartiere Prati, in via Pompeo Magno 22. Che il futuro abbia inizio?

Scritto da Fernando Bernardi - Pubblicato sul numero 4 del 2020 del "Il Corace"


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