Cari
lettori, il giorno prima del cosiddetto lockdown (quanto ci piace
dare nomi esotici a cose nostrane, dato che in sostanza questo
"confinamento" a quelle latitudini non è stato per nulla
applicato) ricevetti una proposta di lavoro in un negozio del paese.
Accettai di buon grado dato che altrimenti sarei dovuto restare
comunque a casa per chissà quanto tempo a girarmi i pollici in
attesa di un qualche miglioramento della situazione, sperando in un
chimerico aiuto statale per tirare avanti. Prima della quarantena
avevo scritto, per questo giornale, il primo di una serie di articoli
incentrati sulla migrazione dell'uomo bianco alla conquista del
mondo. Come tutti gli articoli, anche questi necessitano un minimo di
ricerca e studio, ed ero fiducioso nel fatto che avrei avuto, seppur
lavorando, tempo per queste ricerche. Immaginavo che con una
quarantena imposta, non facoltativa, il lavoro non avrebbe avuto così
tanto peso sull'economia del mio tempo. Meno si può uscire, meno si
può comprare, meno sarà il lavoro in negozio. Un sillogismo che a
mio avviso non fa una piega. Tuttavia il lavoro incredibilmente è
aumentato in maniera esponenziale, per stessa ammissione del mio
datore. E anche il mio fisico è la mia lucidità ne hanno risentito.
Ritornavo a casa la sera con la speranza di poter concludere qualcosa
ma, ahimè, mi ritrovavo tra le braccia di Morfeo in un amen. Preso
atto della situazione, ho capito che poche erano le possibilità di
poter continuare quella rubrica, almeno per il momento. Ma questo
articolo doveva uscire, lo spazio doveva essere riempito. Allora mi
sono detto "perché non scrivere un 'articolo sfogo'?". Mi
dispiace per Colombo, che avrebbe dovuto essere il protagonista di
questo numero, ma dovrà pazientare un po', come fece sulla caravella
nell'autunno del 1492 prima di avvistare terra al di là dell'oceano.
E qui siamo al terzo punto. L'ignoranza. Si dice di puntare il dito
contro il peccato, non contro il peccatore. Baggianate. Non riesco
proprio a comprendere alcuni soggetti. Tutti i giorni, alcuni giorni
due o più volte, necessitano di qualche bene di prima necessità.
Escono di casa e vanno: fregandosene delle regole, sprovvisti di ogni
presidio medico e di ogni briciola di buon senso, se ne stanno in
giro a creare assembramenti espellendo e fagocitando chissà quanti
milioni di microbi. Non hanno cura del bene comune. Mantengono un
atteggiamento arrogante anche quando gli fai notare la loro idiozia,
e potrei andare avanti con l'elencare difetti e scorrettezze fino al
2021. Ma quello che mi fa più dubitare e inquietare del genere umano
è che qui non si è capita la gravità della situazione. Una
pandemia come questa non lascia spazio a egoismi, non dovrebbe.
Ognuno, compresi i capi di stato, ragiona per conto proprio: il
nostro è addirittura diventato un ‘meme’ (immaginate quanto
vengano prese seriamente le sue ovvietà). Più attenti alle
apparenze, attenti a dare una falsa e ridente immagine del proprio
paese. Verità nascoste per creare un alone di invincibilità, un
falso senso di sicurezza. Balle colossali che puzzano di megalomania
da un chilometro, e subito smentite (senza scuse ovviamente). I morti
non si contano, gli infetti sicuramente avranno uno o due zeri in più
in fondo alle stime ufficiali. E nulla sarebbe stato più adatto per
aprire gli occhi a qualcuno che raccontare come proprio lo sbarco di
Colombo diede inizio a uno sterminio batteriologico per via dei
contagi tra americani ed europei. Si sentono le opinioni di mille
esperti e non, di gente indottrinata 5 minuti prima della messa in
onda di uno dei tanti speciali televisivi, ma nessuno sembra ci stia
capendo nulla. Potrebbe sembrare una pessimistica visione della
realtà, ma la realtà è pessima, e le infiorettature non servono.
Servono solo coscienza e altruismo. Buona fortuna a tutti.
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