Abbiamo
vissuto giorni mai vissuti prima, dai primi giorni di Marzo si è
aperto un nuovo capitolo di storia e immagino un titolo che sarà sui
futuri libri di storia “i tempi del covid-19”. Ci siamo
spaventati (e forse ancora lo siamo) ma abbiamo imparato a convivere
ed apprezzare casa nostra divenuta allo stesso tempo casa, scuola,
chiesa e parco giochi per i più piccolini…sì, i piccolini, quelli
che più di tutti hanno sofferto questo divieto di uscire ma
fidandosi di mamma e papà si sono convinti che stare a casa avrebbe
fatto evitare il mostro cattivo color rosso, a forma di palla con
tanti spuntoni, che i più grandi chiamano coronavirus.
Oggi
stiamo vivendo la ripartenza, la ripresa di molte attività
lavorative ma il nemico è sempre dietro l’angolo. Siamo chiamati a
prestare attenzione alle minime cose, stufi di mascherine e guanti
indossate per timore, il passo successivo sarebbe imparare ad
indossarle per amore (nostro e dell’altro) siamo ancora provati,
quella domanda “chissà come andrà a finire” avanza prepotente
in noi…tanta la disperazione di molti che non riapriranno le loro
attività. Tutto vero, tutto sacrosanto ma propongo questa storiella
che ci può aiutare a relativizzare tutto questo:
Anche
questo passerà…
Un
re disse ai saggi che aveva a corte: “Voglio farmi fare un anello
bellissimo. Possiedo uno tra i diamanti più belli e voglio
incastonarlo in un anello. E nell’anello voglio tener nascosto un
messaggio che mi possa essere utile in un istante di assoluta
disperazione. Deve essere un messaggio brevissimo, in modo che lo
possa nascondere sotto il diamante, all’interno dell’anello
stesso.”
I saggi di quel re erano tutti grandi studiosi, uomini in grado di scrivere profondi trattati, ma dare al re un messaggio di non più di due o tre parole, in grado di aiutarlo in un istante di assoluta disperazione, li mise in difficoltà nonostante essi pensarono e scrutarono nei loro testi, senza riuscire a trovare nulla di nulla.
Il re aveva un vecchio servitore, per lui era quasi un padre, ed esso era già stato al servizio di suo padre. La madre del re era morta giovane e quell’uomo lo aveva accudito, pertanto il re non lo considerava un semplice servo, provava per lui un profondo rispetto.
Quel vecchio gli disse: “Io non sono un sapiente, un uomo colto, uno studioso; ma conosco questo messaggio poiché esiste un unico messaggio. Quelle persone non te lo possono dare; solo un mistico potrebbe, un uomo che ha realizzato il proprio essere. Nella mia lunga vita qui a palazzo ho incontrato ogni sorta di persone, e una volta anche un mistico. Anche lui era ospite di tuo padre ed io ero stato messo al suo servizio. Quando è ripartito, come ringraziamento per tutti i miei servigi, mi ha dato questo messaggio.”
Il servitore lo scrisse su un pezzettino di carta, lo piegò e disse al re: “Non leggerlo, tienilo semplicemente nascosto nell’anello. Aprilo solo quando ogni altra cosa si sarà rivelata un fallimento; aprilo solo quando senti di non avere più alcuna via d’uscita.”
E quel momento venne ben presto. Il paese fu invaso e il re perse il suo regno. Stava fuggendo con il suo cavallo per salvarsi la vita e i cavalli dei nemici lo inseguivano. Era solo, i nemici erano tanti. A un certo punto il sentiero di fronte a lui terminò, si trovava in una gola cieca: di fronte a lui c’era un baratro, caderci dentro avrebbe significato una morte certa.
Non poteva neppure tornare indietro: i nemici gli erano alle spalle e già poteva sentire lo scalpitare e i nitriti dei loro cavalli. Non poteva più avanzare e non poteva prendere un’altra strada. All’improvviso si ricordò dell’anello. Lo aprì, prese quel rotolino di carta e lesse un messaggio il cui valore era veramente prezioso. Diceva semplicemente: “Anche questo passerà…”
Sul re discese un profondo silenzio, mentre quella frase penetrava in lui: anche questo passerà e passò. Tutto passa, in questo mondo nulla permane. I nemici che lo stavano inseguendo si perdettero nella foresta, presero un altro sentiero; pian piano lo scalpitare dei loro cavalli si allontanò e scomparve. Il re provò una profonda gratitudine per il suo servitore e per quell’ignoto mistico. Quelle parole si rivelarono miracolose. Ripiegò il foglietto, lo rimise nell’anello, ricostruì il suo esercito e riconquistò il regno. E il giorno in cui rientrò nella capitale, vittorioso, mentre tutti inneggiavano a lui e lo festeggiavano con musiche e danze, e lui si sentiva al settimo cielo per la felicità e l’orgoglio di quella conquista, di fianco al suo cocchio camminava il vecchio servitore che gli disse: “Anche questo è un momento adatto per leggere un’altra volta quel messaggio.”
I saggi di quel re erano tutti grandi studiosi, uomini in grado di scrivere profondi trattati, ma dare al re un messaggio di non più di due o tre parole, in grado di aiutarlo in un istante di assoluta disperazione, li mise in difficoltà nonostante essi pensarono e scrutarono nei loro testi, senza riuscire a trovare nulla di nulla.
Il re aveva un vecchio servitore, per lui era quasi un padre, ed esso era già stato al servizio di suo padre. La madre del re era morta giovane e quell’uomo lo aveva accudito, pertanto il re non lo considerava un semplice servo, provava per lui un profondo rispetto.
Quel vecchio gli disse: “Io non sono un sapiente, un uomo colto, uno studioso; ma conosco questo messaggio poiché esiste un unico messaggio. Quelle persone non te lo possono dare; solo un mistico potrebbe, un uomo che ha realizzato il proprio essere. Nella mia lunga vita qui a palazzo ho incontrato ogni sorta di persone, e una volta anche un mistico. Anche lui era ospite di tuo padre ed io ero stato messo al suo servizio. Quando è ripartito, come ringraziamento per tutti i miei servigi, mi ha dato questo messaggio.”
Il servitore lo scrisse su un pezzettino di carta, lo piegò e disse al re: “Non leggerlo, tienilo semplicemente nascosto nell’anello. Aprilo solo quando ogni altra cosa si sarà rivelata un fallimento; aprilo solo quando senti di non avere più alcuna via d’uscita.”
E quel momento venne ben presto. Il paese fu invaso e il re perse il suo regno. Stava fuggendo con il suo cavallo per salvarsi la vita e i cavalli dei nemici lo inseguivano. Era solo, i nemici erano tanti. A un certo punto il sentiero di fronte a lui terminò, si trovava in una gola cieca: di fronte a lui c’era un baratro, caderci dentro avrebbe significato una morte certa.
Non poteva neppure tornare indietro: i nemici gli erano alle spalle e già poteva sentire lo scalpitare e i nitriti dei loro cavalli. Non poteva più avanzare e non poteva prendere un’altra strada. All’improvviso si ricordò dell’anello. Lo aprì, prese quel rotolino di carta e lesse un messaggio il cui valore era veramente prezioso. Diceva semplicemente: “Anche questo passerà…”
Sul re discese un profondo silenzio, mentre quella frase penetrava in lui: anche questo passerà e passò. Tutto passa, in questo mondo nulla permane. I nemici che lo stavano inseguendo si perdettero nella foresta, presero un altro sentiero; pian piano lo scalpitare dei loro cavalli si allontanò e scomparve. Il re provò una profonda gratitudine per il suo servitore e per quell’ignoto mistico. Quelle parole si rivelarono miracolose. Ripiegò il foglietto, lo rimise nell’anello, ricostruì il suo esercito e riconquistò il regno. E il giorno in cui rientrò nella capitale, vittorioso, mentre tutti inneggiavano a lui e lo festeggiavano con musiche e danze, e lui si sentiva al settimo cielo per la felicità e l’orgoglio di quella conquista, di fianco al suo cocchio camminava il vecchio servitore che gli disse: “Anche questo è un momento adatto per leggere un’altra volta quel messaggio.”
Il
re disse: “Cosa vuoi dire? Adesso sono un vincitore, il popolo mi
sta festeggiando. Non sono affatto disperato, non sono in una
situazione senza vie d’uscita.”
E il vecchio gli disse: “Ascolta. Ecco cosa mi disse quel mistico: questo messaggio non serve solo nei momenti di disperazione, serve anche quando si è alle stelle per la felicità. Non serve solo quando si è sconfitti; è utile anche quando si è vincitori, non solo quando ti trovi in fondo a un vicolo cieco, ma anche quando sei in cima a una vetta.”
Il re aprì di nuovo l’anello, lesse il messaggio: “Anche questo passerà…” e all’improvviso la stessa pace, lo stesso silenzio, tra quella folla che festeggiava e lo inneggiava, che danzava intorno a lui, ma ogni orgoglio, l’ego se n’erano andati. Tutto passa.
Il re chiese al vecchio servitore di salire sul cocchio e di sedere vicino a lui. E gli chiese: “C’è qualcos’altro? Tutto passa. Il tuo messaggio mi è stato di immenso aiuto.”
E il vecchio disse: “La terza cosa che quel santo mi disse è questa: ricorda, tutto passa. Tu solo permani sempre; tu resti in eterno, in quanto testimone.”
E il vecchio gli disse: “Ascolta. Ecco cosa mi disse quel mistico: questo messaggio non serve solo nei momenti di disperazione, serve anche quando si è alle stelle per la felicità. Non serve solo quando si è sconfitti; è utile anche quando si è vincitori, non solo quando ti trovi in fondo a un vicolo cieco, ma anche quando sei in cima a una vetta.”
Il re aprì di nuovo l’anello, lesse il messaggio: “Anche questo passerà…” e all’improvviso la stessa pace, lo stesso silenzio, tra quella folla che festeggiava e lo inneggiava, che danzava intorno a lui, ma ogni orgoglio, l’ego se n’erano andati. Tutto passa.
Il re chiese al vecchio servitore di salire sul cocchio e di sedere vicino a lui. E gli chiese: “C’è qualcos’altro? Tutto passa. Il tuo messaggio mi è stato di immenso aiuto.”
E il vecchio disse: “La terza cosa che quel santo mi disse è questa: ricorda, tutto passa. Tu solo permani sempre; tu resti in eterno, in quanto testimone.”
Facciamo
tesoro anche noi del fatto che tutto passa, sta a noi riuscire ad
essere testimoni di quanto abbiamo compreso da tutta questa strana e
brutta situazione, adesso siamo ripartiti e abbiamo imparato dopo tre
mesi come comportarci per amore nostro e dell’altro, a capire chi
ci vuole bene davvero, chi fa i nostri interessi e chi invece bada
esclusivamente ai propri, abbiamo imparato che siamo capaci di
generosità ma soprattutto abbiamo capito…che “dietro le montagne
c’è sempre il sole” come diceva un grande sacerdote.
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