lunedì 27 marzo 2017

L'ECONOMIA A PORTATA DI TUTTI: I VOUCHER

Questo sarà l’ultimo anno nel quale si potranno utilizzare i voucher (o buoni lavoro), dopo anni di utilizzo improprio.

Nascono principalmente per agevolare le imprese, al fine di usufruire del lavoro dipendente svolto da alcune categorie di persone, quali giovani aventi meno di venticinque anni, pensionati, lavoratori part-time ed extracomunitari, per i quali non si prevedeva un contratto di lavoro vero e proprio, ma un surrogato effimero dello stesso, che permetteva al datore di lavoro di gestire i dipendenti saltuari nel rispetto della legge.

In sostanza i datori di lavoro richiedevano i voucher all’INPS, o presso altri rivenditori ed enti abilitati, per poter assumere personale anche per un solo giorno di lavoro; il valore del buono comprendeva la paga oraria spettante al lavoratore e la quota della normale tassazione sui redditi da lavoro.
Con tutte le limitazioni dell’uso di suddetti buoni, per le imprese agricole e per gli stessi lavoratori, dalla loro entrata in vigore hanno riscosso molto successo; hanno permesso a molte persone di lavorare ed alle imprese di assumere personale nei momenti di maggior domanda di prodotti.

Ma quali conseguenze ci sono state nel mondo del lavoro?

Ad esempio molte imprese ne hanno fatto un cattivo utilizzo, approfittando dei buoni per non assumere con un vero e proprio contratto del personale, il quale si è ritrovato a lavorare saltuariamente e stagionalmente, percependo un reddito annuo molto basso dovuto alle limitazioni normative dell’uso dei buoni. Ciò ha portato un irrealistico aumento del reddito dei cittadini italiani,  come Garanzia Giovani, i quali hanno visto un potenziale aumento della spesa al consumo, che in realtà si palesava solo come una possibilità in più di far fronte alle spese familiari.

La speranza dello Stato era quella di limitare il fenomeno del lavoro in nero, spesso utilizzato per lavori giornalieri nelle aziende agricole; mentre l’intento nascosto era quello di vedere un aumento del consumo per beni diversi da quelli di prima necessità e quindi di agevolare il circolo monetario nazionale, ovvero più consumi, più spese, più produzione da parte delle aziende e quindi più investimenti.
Dato che ciò non è avvenuto, o per lo meno non è valso come lo Stato si aspettava, il loro utilizzo è perpetuato nel tempo creando effimeri posti di lavoro, a danno dei lavoratori stessi.

Ecco quindi che la CGIL ha deciso di intervenire sugli articoli di legge n. 48, 49 e 50 del Jobs Act inerenti il lavoro accessorio, al punto tale di voler indire un referendum per la loro abrogazione e permettere al popolo di fare la sua scelta; il Governo per contro è intervenuto tempestivamente come non mai per agire sulla materia ed ha disposto l’abrogazione dei voucher, con possibilità di utilizzo fino al 31 Dicembre di quest’anno.

A mio parere è stato abolito uno strumento legale per aggirare la normativa sul lavoro, da sempre lacunosa, poco chiara e troppe volte riformata a piacimento del Governo in auge. Con la loro abolizione magari si propenderà ad assunzioni più concrete, anche se non ottimali dato il contesto economico attuale, ed a un reale miglioramento dell’ economia familiare degli italiani.


Scritto da Eleonora Angelini - Pubblicato sul numero 3 del 2017 nel "Il Corace"

Nessun commento:

Posta un commento