venerdì 3 marzo 2017

Al M5S: RILEGGETEVI BERLINGUER E LA "QUESTIONE MORALE"

Questo mese vorremmo dedicarci a qualche riflessione sui Cinque Stelle. Tutti i sondaggi danno il Movimento di Grillo al primo posto, anche se con percentuali diverse. Un primo posto facilitato anche dalla scissione del PD e dalla conseguente perdita di consenso dei dem.

I pentastellati meritano una riflessione perché, ora che possono realmente aspirare a vincere le elezioni (poi si vedrà con quale legge elettorale), sono davanti ad un bivio: o continuare a crescere in consensi sulle disgrazie degli altri, barcamenandosi tra posizioni di destra, di sinistra o di centro, acchiappando voti “do coglio coglio”, oppure darsi un progetto e un programma per il Paese e per il Governo nazionale. Insomma, fare politica.

Allo stato attuale quello che si presenta ai nostri occhi, agli occhi della pubblica opinione, è un movimento eterogeneo, politicamente parlando “senza fissa dimora”, con alcune posizioni, per esempio immigrati ed euro, ai limiti della schizofrenia. Poi la vicenda di Genova, che ha sfatato la leggenda dell’uno vale uno (ma già altri episodi di amministrazioni locali avevano demolito questa felice narrazione), ha gettato ancora di più il Movimento nel caos: ognuno parla per sé e Grillo per tutti. Tuttavia il Movimento cresce, ma ripetiamo, è una crescita “drogata” dalle macerie degli altri, e Grillo è il primo a saperlo.

Quale dovrebbe essere l’essenza della riflessione del Movimento?

Potendo interloquire con i pentastellati diremmo loro di ragionare sul valore reale di quella che è stata ed è ancora la loro bandiera, che si riassume in una sola parola: onestà. Bellissimo termine, ma lasciando perdere anche le vicende romane che vedono la Raggi coinvolta, le liste di Palermo ed altri comuni dove pure ci sono problemi, questa virtù, “il piacere dell’onestà” direbbe Pirandello, è una condizione necessaria ma non sufficiente per fare Politica. Non basta essere onesti: bisogna essere capaci di amministrare Comuni, Regioni e forse Governo nazionale. E soprattutto avere una visione della politica alta, dove il tema dell’onestà si inserisce dentro una visione più generale dell’etica dello Stato, delle Istituzioni, dei suoi rappresentanti. Una visione che rimette al centro la Politica e non che la allontani dai cittadini.

Tutto questo, francamente, non lo vediamo nei Cinque Stelle ai quali vorremmo segnalare una rilettura, quella dell’intervista di Eugenio Scalfari all’allora Segretario del PCI Enrico Berlinguer sulla “Questione morale”. Intervista storica del 1983.

Rileggiamo la risposta del Segretario del PCI alla domanda su cosa intendesse per questione morale: “la questione morale non è la semplice denuncia dei casi di disonestà in politica, quella c’è sempre stata e per quanto deprecabile, ci sarà sempre”.
No- afferma Berlinguer -” la moralità della politica consiste nel fatto che le Istituzioni dovrebbero essere depositarie dell’interesse generale dello Stato, mentre i partiti sostengono ciascuno la propria visione del bene comune e su quella base chiedono il consenso dei cittadini. I partiti cioè debbono essere strumenti di comunicazione tra il popolo degli elettori e le Istituzioni, dunque tra la società, i ceti sociali e le categorie professionali che la compongono, i loro legittimi interessi dei quali reclamano la tutela, e le istituzioni che rappresentano lo Stato e la comunità nel suo insieme”. Testuale. Tutto chiaro: per il Segretario, che non parla mai di mani pulite, purezza, casta, etc..

L’immoralità consiste “nell’occupazione partitica delle Istituzioni”.

Berlinguer non criticava la politica, la esaltava; ne rivendicava il ruolo fondamentale in uno Stato democratico. Al punto da coglierne la sua eticità, il suo valore morale. Non ci può essere politica che assolva al suo mandato se viene meno la sua autonomia dalle Istituzioni. Altro che antipolitica: l’etica della politica in uno stato di Diritto!
Su questa vicenda una riflessione va fatta ed è tutta politica e culturale. E andrebbe ricordato anche Pietro Nenni: “chi è puro e combatte gli impuri alla fine troverà qualcuno più puro di lui che lo epura”. Saggezza del vecchio capo socialista! La storia si ripete, da Robespierre in poi. Lo stesso Di Pietro dovette a un certo punto dar conto di qualche presunta malefatta e si dovette difendere in tribunale.

Diamo questo suggerimento agli amici pentastellati, anche a quelli di nostra personale conoscenza, con rispetto perché riconosciamo, a differenza di altri, una mission che i Cinque Stelle in Italia si sono assunti e sono riusciti a realizzare: incanalare la protesta nei canali democratici e non violenti. Ripetiamo, se invece di questo populismo democratico, la pancia del malcontento si fosse orientata vero la Lega o movimenti eversivi, oggi avremmo nel nostro Paese una situazione estremamente preoccupante. Ed ha ragione Bersani a dire che i Cinque Stelle non vanno demonizzati: chi lo fa, e lo fa gran parte del PD renziano, pensa di riportare voti al proprio alveo: invece quei voti si riconquistano con politiche sociali e radicali.
Altrimenti, sconfitti i Cinque Stelle saranno le forze antisistema a trarne giovamento.



Scritto da Emilio Magliano - Pubblicato nel numero 3 del 2017 nel "Il Corace"

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