mercoledì 30 settembre 2020

CIBO E IDENTITÀ: MANGIAMO CIO' CHE SIAMO

Fu il filosofo Feuerbach nel 1862 a pronunciare quello che è diventato un famoso aforisma: “siamo ciò che mangiamo”. Tale aforisma che fa dunque parte del nostro linguaggio comune in tema di alimentazione, induce verso la differenziazione tra ciò che fa bene e ciò che fa male alla nostra salute, ma possiamo tentare in questa sede di provare a capovolgere tale principio con l’affermazione: “mangiamo ciò che siamo”, partendo cioè anziché dal cibo, proprio dalla nostra identità. Pensando ai nostri giorni infatti sentiamo spesso la domanda: “Che stile alimentare segui?”, una domanda che sta a sottolineare proprio quanto la dieta che si segue possa essere un tratto distintivo della nostra personalità, proprio come accade per i gusti musicali o le mete di viaggio scelte. Ecco allora che onnivoro, vegetariano, vegano, fruttariano, crudista, ecc., non definiscono solo stili alimentari, ma riguardano più direttamente un preciso stile di personalità e di identificazione sociale. Recentemente uno studio svolto su un campione di 393 partecipanti, ha concentrato l’attenzione sulle caratteristiche psicologiche relative a cinque modelli dietetici restrittivi attraverso il confronto tra cinque gruppi distinti (vegetariano, vegano, senza glutine, paleo e dieta dimagrante) ed un gruppo di controllo non aderente ad una dieta. Nel complesso dei risultati, il gruppo impegnato in una dieta dimagrante tendeva ad essere il più “estremo” nelle sue caratteristiche, mostrando un minor grado di benessere psicologico e atteggiamenti e comportamenti alimentari meno salutari, nonché minore autocontrollo e senso di auto efficacia. Al contrario, i gruppi vegetariani, vegani e, soprattutto, i paleo, hanno mostrato caratteristiche di forza psicologica, compresi comportamenti alimentari più efficaci e motivati dalla salute. Infine, le caratteristiche dei partecipanti del gruppo senza glutine e del gruppo di controllo tendevano a collocarsi fra quelle di altri gruppi appartenenti a stili alimentari restrittivi ed il gruppo che seguiva una dieta dimagrante. (Norwood et al, 2018). Certamente non si vuole proporre, anche sulla base dei riscontri dello studio appena riportato, una classificazione psicologica dei diversi stili alimentari, si vuole bensì porre una riflessione condivisa rispetto a come la nostra identità, ciò che sappiamo di noi, influenzi e determini anche le nostre scelte alimentari, e ciò non riguarda solo la tipologia di cibo ma anche la quantità. Ad esempio strereotipicamente associamo tutti noi la figura femminile all’assunzione di minori quantità di cibo o di porzioni più ridotte di cibo, rispetto al genere maschile, tanto è vero che le donne che mangiano porzioni maggiori vengono percepite come più mascoline. Inoltre la scelta del cibo o dello stile alimentare può essere determinata anche da motivazioni di ordine etico, politico, o anche religioso. Riflessioni queste che aprono la strada alla comprensione di una nuova branca della psicologia, definita appunta Psicologia dell’Alimentazione, all’interno della quale è stata coniata anche l’espressione “ortoressia” proprio per definire l’ossessione per il mangiar sano (Bratman, 1997), e che rappresenta uno dei disturbi più attuali in questa area della psicologia. Allo stato attuale non esistono criteri diagnostici ufficiali per identificare l’ortoressia tanto che ci si chiede se questo rappresenti un disturbo alimentare vero e proprio o se sia da riferirsi a comportamenti inerenti uno stile di vita sano. Ricerche recenti evidenziano la natura bidimensionale dell’ortoressia, che vede da una parte una dimensione correlata all’interesse per un’alimentazione sana (ortoressia sana) e l’altra collegata ad una preoccupazione eccessiva per la stessa (ortoressia nervosa) (Depa et al, 2019). Da qui la necessità di un confine che differenzi gli stili di vita sani da comportamenti disfunzionali che possono spingere la persona fino ai confini dell’isolamento sociale.

Scritto da Francesca De Rinaldis - Pubblicato sul numero 6 del 2020 del "Il Corace"

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