Cari lettori, proseguiamo – come promesso – il nostro viaggio alla scoperta della storia della scuola. Nell’ultimo articolo vi avevo preannunciato che avremo iniziato a considerare, per un certo periodo, non solo gli eventi che hanno segnato la nostra storia della scuola, ma anche i suoi protagonisti. Il tragitto che andrò a segnare, ora e nei prossimi articoli, avrà come protagonista Maria Montessori in relazione ad altri personaggi del panorama scolastico. L’obbiettivo principale è cercare di comprendere, partendo dal pensiero, le idee e le azioni di Maria Montessori i punti cruciali che quest’ultima possiede con altre idee e scuole di pensiero. Le considerazioni e gli spunti biografici sono tratti dall’opera “Montessori incontra” di Sonia Coluccelli. Il primo incontro di Maria Montessori che andremo ad analizzare sarà con Gianni Rodari e Mario Lodi. L’incontro immaginario tra Maria Montessori e Gianni Rodari ruota attorno all’importanza dell’errore (didattico e/o morale-comportamentale). Nell’educazione proposta da Montessori e Rodari, l’errore non rappresenta un delittuoso gesto da correggere a tutti i costi, ma il bambino va lasciato libero di commettere l’errore: errore come processo fisiologico (all’interno del processo d’apprendimento, l’errore rappresenta un processo fisiologico, un normale avvenimento chiaramente naturale) ed errore come valido elemento didattico: l’autocorrezione (difronte ad un errore, il comportamento che deve tenere il maestro non è quello dell’interferenza, della correzione, e nemmeno quello della non-correzione, ma egli deve promuovere l’autocorrezione da parte del bambino). Solo in tal modo, infatti, il bambino può davvero comprendere attivamente il motivo dei propri errori, e, dunque, può progredire in una conoscenza più profonda e permanente. Infatti, come disse Maria Montessori: «Solo l’esperienza e l’esercizio correggono gli errori». In caso contrario, il bambino non sarà pienamente cosciente dei propri meccanismi di errore, delle reali soluzioni, e, dunque, acquisirà una conoscenza più superficiale e instabile, fatua. Attraverso l’autocorrezione, inoltre, il bambino acquista un importante controllo individuale ed autonomo dell’errore, importante per la piena conquista della libertà e dell’autonomia psichica. In tal modo, quindi, il bambino non rimetterà sé stesso e il proprio lavoro al giudizio di una persona esterna, ma sarà in grado di controllarsi in modo autonomo e libero. Tale prospettiva, comune sia a Montessori che a Rodari, si radicalizza con quest’ultimo: egli si fa promotore di un vero e proprio elogio dell’errore per le sue possibilità di creazione innovativa e divergente. Come dice Rodari, infatti: «In ogni errore giace la possibilità di una storia». L’errore, così, diventa un treno dai binari inconsueti, da prendere e vedere dove può portare. Così Rodari, nel suo Libro degli errori: «Da un lapsus può nascere una storia, non è una novità. Se, battendo a macchina un articolo, mi capita di scrivere “Lamponia” per “Lapponia”, ecco scoperto un nuovo paese profumato e boschereccio: sarebbe un peccato espellerlo dalle mappe del possibile con l’apposita gomma; meglio esplorarlo, da turisti della fantasia. Se un bambino scrive nel suo quaderno “l’ago di Garda”, ho la scelta tra correggere l’errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l’ardito suggermino e scrivere la storia e la geografia di questo “ago” importantissimo, segnato anche nella carta d’Italia. La Luna si specchierà sulla punta o sulla cruna? Si pungerà il naso?». Per Rodari, ciò ha diverse conseguenze fondamentali: in primis un apprendimento permanente, costruzione di una cittadinanza consapevole. Tale approccio abitua al divergente, con due naturali conseguenze: costruzione del pensiero critico (il bambino, infatti, non accetterà qualcosa solo perché è “giusto”, subendolo, ma ragionerà attivamente, prima di accettare o accogliere un certo tipo di soluzione). Capacità creativa e problem solving (questo approccio stimola la capacità creativa dei bambini nel trovare soluzioni plurali ed inedite, importante per sviluppare un corretto approccio di problem solving). Maria Montessori e Mario Lodi, insegnante presso la scuola di Piadena, condividono numerose teorie scolastiche: la scuola come una seconda casa (non a caso, Maria Montessori fondò la Casa dei bambini, mentre Mario Lodi la Casa delle Arti e del Gioco), l’educazione attiva (liberazione del bambino, bambino al centro), la scuola come comunità per un’educazione democratica. Importante a tal proposito è l’impegno per la pace, come rispetto di sé stessi e degli altri, tema importante per entrambi gli educatori. Con queste parole di Mario Lodi in Cipì possiamo riassumere tale atteggiamento: «[…] mentre i bambini erano attenti alla discussione che stavamo facendo, uno di loro si alzò dal proprio banco e andò, senza parlare, alla grande finestra che sembrava aprirsi sul mondo. Al mio moto di sorpresa un altro suo compagno fece altrettanto. A uno a uno uscirono tutti dal banco per andare a guardare che cosa succedeva sui tetti di fronte e io, il maestro che doveva comandare come imponeva la vecchia scuola trasmissiva, fui trascinato dalla loro curiosità nel dilemma: lasciar fare o reprimere, ascoltarli o punirli? Questo era il mi dubbio. Ho cercato di resistere perché la scuola di allora aveva una gerarchia di ruoli e valori in contrasto con l’esigenza dei bambini. A un certo punto ho deciso di cambiare cercando di interpretare un maestro che capiva i bambini veri e non li reprimeva come, invece, mi avevano insegnato nei convegni di formazione. Allora mi alzai dal mio posto e pensai: “La scuola cosa serve? Un piccolo gruppo di bambini può cambiarla, può trasformala in un luogo di gioco?”. Mi alzai e andai in mezzo a loro a guardare il mondo alla finestra. Così nasce Cipì». I focus su cui ci baseremo sono: La Rete di Cooperazione Educativa (si tratta di una rete cooperativa di soggetti-educatori (insegnanti, operatori sociali, genitori ecc.) che si prefiggono la diffusione e la sensibilizzazione della nuova pedagogia, tramite incontri, esperienze ecc.. La Rete raccoglie pienamente l’eredità pedagogica di Mario Lodi. I Pacifici (l’iniziativa de I Pacifici nasce da Roberto Papetti (già impegnato nella costruzione di mostre su giocattoli di pace, giocattoli riproducenti armi in modo pacifico e giocoso – es. fucile sparamaccheroni – per sensibilizzare i bambini ai temi della guerra e promuovere armi di pace). In seguito alla lettura ispirante de I giusti di Borges, Papetti ha deciso di creare delle vere e proprie truppette della pace (o pacifici, appunto), come un esercito per promuovere la pace. I bambini che voglio aderire al progetto devono realizzare il proprio personaggio pacifico a partire da una sagoma in cartoncino e creare successivamente una frase poetica individuale che entri in una struttura compositiva collettiva, seguendo l’esempio della poesia. Abbiamo visto, allora, quanto in comune abbiano questi autori e come (seppure in tempi e periodi diversi) abbiano potuto contribuire, attraverso la loro didattica, ad altri modi di fare scuola. La finalità di questi articoli, proprio a partire dall’analisi di personaggi del mondo della storia della scuola, è quello di far conoscere a Voi lettori diverse tecniche didattiche che comunemente oggi chiameremo “non tradizionali”, ma ciò non toglie che siano tanto efficaci quanto la didattica tradizionale.
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