martedì 5 ottobre 2021

DRAGHI OGGI E DOMANI

La politica italiana – in questi giorni dedicati alla tornata amministrativa nelle grandi città – non si gioca più di tanto sulle sorti di chi vincerà a Roma, Milano, Napoli e Torino (dove si prevedono risultati insoddisfacenti sul fronte del centro destra e una impennata a favore dei candidati di centro sinistra); si gioca invece quasi tutto intorno alla figura del Premier Mario Draghi, soprattutto dopo l’endorsement venuto dall’assemblea di Confindustria, ultimo di tanti provenienti dai settori che contano in Italia e in Europa, ed anche negli Stati Uniti.




C’è che il prestigio internazionale del nostro Presidente del Consiglio è un fatto oggettivo, ed è un fattore che riverbera positivamente sull’immagine del nostro Paese nel mondo, anche in virtù di come l’Italia di Draghi sta conducendo la propria battaglia sui due fronti più delicati, lotta al coronavirus (con una battaglia vaccinale ed una serie di decisioni forti prese dal governo, su tutte l’introduzione a larga scala del green pass) e capacità di ripresa economica (con un Pil che marcia con un insperato + 7%) che va oltre ogni più ottimistica previsione e che dimostra una non scontata elasticità del sistema produttivo nostrano.

La domanda delle domande in Italia e forse anche più all’estero è: che succederà in Italia laddove Mario Draghi dovesse essere eletto a successore di Sergio Mattarella nel prossimo febbraio, o in caso contrario, laddove continuasse sino comunque alla scadenza elettorale politica naturale della primavera del 2023, quando comunque si voterà per il rinnovo del Parlamento?

Inutile dire che questa domanda ne sottintende un’altra (e nasconde un timore di fondo): visto il panorama politico italiano e gli scenari probabili, non è che l’Italia post Draghi riuscirà a bruciare in poco tempo fiducia internazionale e ripresa economica per le solite diatribe del teatrino della politica, e non è che i soldi del “recovery fund” non saranno impiegati come dovrebbero, ed anzi la grande mole di denaro in arrivo rischi di essere bloccata dalla incapacità di porre in essere le necessarie impegnative numerose riforme che vanno assolutamente realizzate nei prossimi 4-5 anni?

Insomma: non è che l’Italia rischia di tornare ad essere la controllata speciale di una UE molto meno indulgente di quella uscita dalle decisioni assunte post pandemia?

Sono timori e interrogativi che si pongono in tutte le principali cancellerie europee e che sono condivisi dai maggiori centri di influenza in Italia e che si pongono anche i più accreditati opinionisti nostrani (settori tipo Corriere della Sera, Sole 24 Ore, Stampa, Espresso e anche Repubblica).

In effetti, se la dialettica politica italiana la si vede in un’ottica di bipolarismo centrodestra / centrosinistra a mio avviso alle prossime elezioni (2023, salvo sorprese) non c’è da dormire sonni tranquilli: la destra populista del duo Salvini-Meloni (data in vantaggio dai pronostici) sarebbe quanto di peggio auspicare per il nostro ruolo in Europa e nel mondo e creerebbe ovvi problemi e probabilmente i contraccolpi economico-finanziari per il nostro Paese sarebbero pesanti; il cosiddetto centro-sinistra, con una non scontata convivenza tra PD e Cinque Stelle, oltre ad essere distante da una reale possibilità di giocarsi la partita elettorale, mi sembra schiacciato a sinistra e con l’anima liberal e riformista del partito democratico, in grande affanno.

E così il pallino torna tutto nelle mani di Mario Draghi, che certo farà scelte responsabili per non dissipare il lavoro positivo sin qui svolto: è quello che in molti si augurano in Italia e in Europa e oltre oceano, e sono convinto che in tanti stanno lavorando affinché l’Italia non perda il treno derivante dal recovery, e che a Draghi succeda proprio Draghi, una sorta di nuovo De Gasperi punto 2 per il nostro Paese.

Certo però che nel prossimo futuro ci saranno delle variabili di cui tener conto: la prima e più importante è quella dell’elezione del Presidente della Repubblica il prossimo febbraio; l’altra è quella della legge elettorale con cui si andrà a votare per il rinnovo del Parlamento.

Dopo febbraio le nubi si diraderanno ed avremo un quadro più chiaro.

Scritto da Antonio Belliazzi - Pubblicato sul numero 7 del 2021 del "Il Corace"

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