martedì 5 ottobre 2021

RIMEDI ANTI-MOSCA DOPO IL DIMETOATO

bisognerà comunque combattere l’insidioso insetto attuando un tempestivo monitoraggio con eco-trappole e con interventi a base di rame e polveri di roccia come zeolite, bentonite e caolino


La UE, come già noto, con la messa al bando del dimetoato, il cui utilizzo risulta vietato già dalla fine di giugno 2020, la nota arma chimica efficace e più diffusa per contrastare la famigerata mosca olearia non potrà essere, pertanto, più utilizzato come fitofarmaco nei nostri diversi oliveti. Così, alla fine della “carriera” del rinomato insetticida, ufficializzata con regolamento UE, non corrisponde, tuttavia, una nuova vera alternativa o efficace strategia di lotta contro tale temibile insetto per cui gli olivicoltori si trovano disarmati nella lotta al più insidioso nemico, senza una arma collaudata. Infatti, è la situazione di numerosi olivicoltori che, peraltro, come risulta anche da AgroNotizie, hanno partecipato al convegno tecnico organizzato da CIA Imperia nell’ambito di OliOliva laddove hanno potuto ufficialmente apprendere che ormai la lotta contro Bactrocera oleae (il dannoso parassita) non potrà essere più effettuata con il Rogor, così spiega il Presidente Stefano Roggerone: Dovevamo essere più pronti, invece ci ritroviamo senza strumenti. Era un prodotto studiato e collaudato nel tempo (da oltre 50 anni) che praticamente non aveva più segreti ed il suo utilizzo con i dosaggi, le precauzioni ed i tempi di carenza prescritti non davano problemi. Peraltro, nei paesi extra UE questi prodotti verranno, probabilmente, ancora utilizzati. Occorre quindi lavorare per poter impostare un sistema di lotta complessivo, compreso il biologico – spiega invece il tecnico Pasquale Restuccia - con prodotti che siano registrati anche per i nostri oliveti. I principi attivi che rimangono disponibili non sono ben sondati e verificati, non si conosce tra l’altro l’entità del residuo ed a differenza del dimetoato potrebbero risultare anche liposolubili! Attualmente, tuttavia, l’impiego di caolino, di bentonite e di zeoliti sta diventando una pratica ricorrente o consueta poiché oltre a difendere le nostre produzioni olivicole dalla micidiale mosca, favorisce anche l’attività fotosintetica delle piante e la produzione si può addirittura incrementare. La mosca delle olive, come già sappiamo, è il parassita più pericoloso delle produzioni olivicole e danneggia gravemente la quantità e la qualità dell’olio d’oliva prodotto. Le aziende biologiche hanno peraltro pochi strumenti contro questo parassita e sono costantemente alla ricerca di prodotti efficaci e sostenibili; per le aziende convenzionali, inoltre, il divieto suddetto, relativamente all’utilizzo del dimetoato in Europa, ha reso la difesa contro tale insetto comunque più difficile. In questo contesto, dunque, risulta che l’utilizzo di zeoliti, applicati come film di particelle, ha iniziato a prendere “piede”. Poiché il film di particelle copre le foglie, gli organi responsabili degli scambi gassosi, è stato condotto dal CNR anche uno studio sulle risposte delle piante al rivestimento fogliare di zeolite, misurando i tassi di fotosintesi da luglio ad ottobre (raccolta) in due frutteti situati a San Lazzaro di Savena e Montiano, nella Regione Emilia Romagna (Italia), rispettivamente in agricoltura biologica e in quella convenzionale. La risposta delle piante al trattamento fogliare è stata valutata altresì misurando la quantità di olio nelle drupe (cioè delle olive). 

Lo strato di pellicola particellare che ricopre foglie e frutti riduce l’attrattività degli stimoli visivi ed impedisce agli insetti di riconoscere e di trovare le parti della pianta su cui deporre le uova: sono stati determinati anche i composti organici volatili VOC (Volatile Organic Compound) emessi sia dalle foglie che dalle olive che potrebbero agire come favorenti l’ovideposizione. Infine, sono state effettuate analisi chimiche e sensoriali sugli oli di oliva ottenuti. Nel frutteto di San Lazzaro i trattamenti testati sono stati: zeolite naturale (NZ), zeolite naturale arricchita con ammonio (EZ) e Spyntor Fly (SF), un’esca proteica a base di spinosad per combattere l’adulto di B. oleae. Nel frutteto di Montiano i trattamenti sono stati: dimetoato (DM), un insetticida organofosfato, zeolite naturale con una dose ridotta di dimetoato (ZN-DM) e controllo negativo (Test). L’attività fotosintetica delle piante trattate con zeolitite naturale arricchita con ammonio è stata superiore agli altri due trattamenti in tutte le date, mentre nessuna differenza nel tasso fotosintetico è stata trovata tra Spintor Fly e zeolite naturale. Nel frutteto di Montiano una leggera riduzione del tasso di fotosintesi è stata riscontrata solo nelle ultime due date. Risulta pertanto che trattando gli olivi con zeolite arricchita con ammonio è realmente possibile ottenere una buona protezione da un attacco della mosca olearia ed interessanti benefici fisiologici. Si può così sostenere che le polveri di roccia (forse ancora poco conosciute da numerosi agricoltori) trovano un ampio utilizzo in agricoltura, soprattutto in quella biologica, laddove costituiscono anche una valida alternativa ai fitofarmaci (fungicidi ed insetticidi) per l’olivicoltura, per diversi frutteti nonché per coltivazioni orticole. Sembra opportuno precisare che tali differenti polveri (o farine) non sono altro che dei minerali o rocce rese meccanicamente fini e che funzionano come una sorta di ostacolo fisico-meccanico all’azione dannosa di vari pericolosi e nefasti parassiti, senza peraltro provocare effetti negativi collaterali sull’ambiente ed è per questo che risultano utilizzati e apprezzati nell’ottica di una coltivazione naturale e/o sostenibile. Sembra, quindi, realmente importante conoscere, sebbene in maniera sintetica, le più note farine di roccia accreditate ed indicate nell’ambito agricolo e quali siano le possibili e più opportune modalità di impiego per ottenere il massimo tornaconto dai nostri diversificati frutteti biologici oltre che dalle varie coltivazioni orticole

Possiamo così brevemente considerare il caolino, la zeolite e la bentonite che rappresentano le polveri minerali più interessanti oltre che sperimentate e più note. Circa il caolino, infatti, è una polvere d’argilla che sembra stia entrando prepotentemente nella gestione agronomica e fitopatologia degli oliveti, in particolare di quelli biologici, per la lotta contro il micidiale nemico delle nostre diverse olive ovvero la mosca delle olive. Esso, come già accennato, è un minerale di origine sedimentaria che si disperde facilmente nell’acqua, risulta composto soprattutto di alluminio e di silicio, ha l’aspetto di polvere bianca ed è chimicamente inerte. Sospeso nell’acqua ed irrorato sulle piante, il caolino funziona come repellente verso molti parassiti in quanto, una volta che la sospensione si asciuga, forma una patina biancastra uniforme sulla vegetazione tale da rendere più difficoltoso ai parassiti riconoscere la pianta. Comunque, anche se gli insetti la riconoscessero e vi si avvicinassero, i loro movimenti, l’attività trofica e l’ovideposizione ne risulterebbero ostacolati o compromessi e in pratica, pertanto, la loro possibilità di danneggiare risulterà ridotta. I dosaggi di impiego di tale prodotto risultano variabili per cui oscillano da 2 kg a 5 kg di farina di roccia per ogni ettolitro (100 litri di acqua) che, nei casi di piccole superfici o di poche piante da trattare, si traducono in 20-50 grammi per ogni litro d’acqua o, se si preferisce, avendo come riferimento o disponibile una pompa a spalla di capacità media, 300-750 grammi in 15 litri. Sembra peraltro opportuno precisare che la copertura del fogliame con il caolino non impedisce sostanzialmente la fotosintesi clorofilliana, riflette la luce ed offre un ulteriore vantaggio di ridurre la temperatura tra le chiome. 

Tutto questo preserva le piante dall’insolazione eccessiva: un vantaggio che si riscontra, ad esempio, sui peperoni molto soggetti alle scottature da sole e per i quali è possibile usare, a tale scopo, appositamente il caolino. La zeolite, con il cui termine si fa riferimento ad un minerale di origine vulcanica che ha una struttura cristallina e microporosa, è ritenuta anch’essa utile per prevenire i dannosi attacchi della mosca olearia; miscelata con l’acqua e distribuita sulla pianta, determina una barriera protettiva che impedisce al famigerato parassita di attaccare le olive. È composto soprattutto da ossido di silicio e da ossido di alluminio e si estrae dai giacimenti naturali. Di zeoliti ne esistono diverse tipologie e per questo parlandone in generale sarebbe più corretto usare il plurale (vale a dire zeoliti). La caratteristica principale che le accomuna è la presenza di moltissimi spazi vuoti nella struttura granulare e cristallina micro-porosa, che consentono un buono scambio cationico e l’assorbimento di una importante quantità di acqua. Questo aspetto può essere sfruttato, nei trattamenti sulle piante, per ridurre l’umidità presente e per creare un microambiente sfavorevole all’insediarsi di vari patogeni fungini. In pratica il velo d’acqua che resta sulle piante per la pioggia o per la rugiada viene asciugato più rapidamente. Inoltre, le zeoliti favoriscono la cicatrizzazione delle microferite dei vegetali, che sono verosimilmente siti preferenziali di ingresso da parte di molti entità biologiche patogene. Ci sono particolari famiglie di zeoliti chiamate Chabasiti che formano una barriera fisico-meccanica che protegge altresì da vari insetti nocivi; con questi prodotti la protezione delle colture è quindi più ampia e completa. I prodotti commerciali a base di zeoliti, così come la zeolite cubana Solabiol, sono farine di roccia molto micronizzata e pertanto tali da consentire una completa bagnatura delle piante durante la somministrazione o trattamento. I trattamenti normalmente consigliati sono ovviamente liquidi con dosaggi variabili a seconda delle diverse colture; indicativamente le dosi per trattare gli ortaggi sono 0,5-08 hg di farina per 100 litri di acqua. Per le piccole estensioni, come quelle riferite agli orti e frutteti amatoriali, i trattamenti di solito vengono eseguiti con pompe a spalla ed in questo caso è importante premunirsi per l’utilizzo di un certo numero di ugelli metallici, perché le zeoliti possono avere un effetto abrasivo sugli ugelli in plastica per cui possono verosimilmente risultare occlusi. Sembra opportuno evidenziare altresì che, comunque, l’impiego delle zeoliti non si limita solo alla difesa fitosanitaria in quanto risultano valide e utilizzabili anche nella concimazione del suolo, quale fertilizzante minerale naturale, da spargere a manciate nell’orto, nelle buche di trapianto di piante da frutto e nei compost. Le zeoliti, grazie ai loro preziosi micronutrienti (ferro, magnesio, manganese ecc.) concorrono ad una equilibrata riserva di micro-elementi nel suolo, premessa per una opportuna e promettente attività vegetativa e produttiva delle piante coltivate. Le zeoliti,  inoltre, sono anche un potente antimicrobico ed antimicotico naturale ad ampio spettro. Essi agiscono sulle diverse ferite, contro alcuni batteri e/o virus. In generale, le zeoliti sono utilizzate come corroboranti per ottimizzare le difese naturali delle piante e come ammendante atte a migliorare la fertilità e le caratteristiche fisiche e chimiche del terreno agrario

Riguardo la bentonite si può dire che è un fillosilicato, così indicato per la struttura a strati a simmetria tetraedrica in cui ogni tetraedro tende a legarsi con altri tre tramite ponti ad ossigeno. I membri di questa famiglia possiedono, generalmente, un aspetto lamellare o scaglioso, con sfaldature ben definite o un minerale argilloso composto per lo più da montmorillonite, calcio o sodio. Si trova in terreni vulcanici come prodotto della decomposizione della cenere vulcanica. Sotto il nome di bentonite rientrano invece varie argille di composizione variabile, comunque tutte di origine vulcanica particolarmente ricche di microelementi e con la caratteristica di assorbire l’acqua. La bentonite si può utilizzare anche sulla vite sia da sola sia in miscela con lo zolfo per la lotta contro la muffa grigia (Botritis cinerea) che colpisce anche fragole, lamponi e varie altre specie da orto e da frutto. Sulla vite i trattamenti con questo minerale polverizzato devono comunque essere eseguiti prima della chiusura del grappolo, meglio se in forma polverulenta (cioè non diluita in acqua). La bentonite viene impiegata anche per la preparazione di una speciale pasta per tronchi utilizzata in agricoltura biodinamica e che è composta per 1/3 da bentonite, 1/3 da letame di vacca fresco senza aggiunta di paglia e 1/3 da sabbia silicea, il tutto miscelato ad un decotto di equiseto (Equisetun spp. ossia “code di cavallo”) fino alla consistenza giusta. Questa pasta fluida, di cui esistono anche delle varianti nella formulazione, si spalma letteralmente a pennellate sui tronchi delle piante da frutto adulte verso la fine dell’inverno ed ha la funzione di nutrire e stimolare il cambio, ovvero lo strato sottocorticale dove si moltiplicano le nuove cellule. La bentonite, ad ogni modo, trova ulteriore impiego come coadiuvante del rame nei trattamenti contro le diverse peronospore. 

A – La revoca del dimetoato impone un nuovo approccio per combattere la mosca (Bactrocera oleae) e le polveri di roccia (caolino, zeolite e bentonite) risultano comunque utile alternativa.

B – Olive cascolate del nostro territorio danneggiate dalla famigerata mosca (Bactrocera oleae), la cui presenza è stata sottovalutata e favorita peraltro da un mancato corretto monitoraggio.  



Per le coltivazioni familiari di orti e frutteti dove si coltiva per l’autoconsumo, così come per le piccole aziende miste non certificate, che hanno scelto nella sostanza la strada dell’agricoltura sostenibile, tutti i prodotti ammessi in agricoltura biologica sono comunque un punto di riferimento, importante per una seria difesa dalle diverse insidie, per favorire altresì il rispetto dell’ambiente e per poter conseguire produzioni il più possibile verosimilmente sane e di qualità. Occorre comunque evidenziare, concludendo e doverosamente, che non va sottovalutata l’importanza di dover mettere in atto, correttamente ed opportunamente, le diverse pratiche agronomiche, particolarmente concimazioni equilibrate e tempestive e corrette potature. Così, contrastando poi le larve e gli adulti della dannosa mosca (Bactrocera oleae), il temibile nemico delle olive, e disponendo tra l’altro ancora di fitofarmaci (insetticidi) le cui sostante attive (Deltametrina, Cipermetrina, Fosmet, Azadiractina, Olio di neem, Spinosad (Spyntor fly) sono già note e che con l’ausilio o l’alternativa delle polveri di roccia, come già accennato, da utilizzare opportunamente e tempestivamente, secondo le indicazioni riportate in etichetta, è possibile comunque ottenere lusinghieri risultati quali-quantitativi dalle coltivazioni rispettando peraltro le aspettative dei diversi olivicoltori, l’ambiente, l’economia e, particolarmente, la nostra salute.

Scritto da Giovanni Conca - Pubblicato sul numero 7 del 2021 del "Il Corace"

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