mercoledì 1 luglio 2020

L’OCCIDENTE SFIDA IL RAZZISMO

L’OMICIDIO DI GEORGE FLOYD E IL SOGNO DI UNA RINASCITA GLOBALE


25 maggio 2020, Minneapolis (Minnesota). L’afroamericano George Floyd compra un pacchetto di sigarette pagando con una banconota da 20 dollari falsa, l’impiegato del tabacchi se ne accorge e chiama il 911. Arriva la polizia, l’agente Derek Chauvin, bianco, ferma Floyd e si accanisce su di lui, lo tiene immobilizzato mantenendo per oltre 8 minuti il suo ginocchio sul collo, non si ferma neanche quando l’uomo ripete più volte “non riesco a respirare”. Alcuni testimoni filmano la scena con i telefonini e questi video vengono diffusi su internet, il mondo intero assiste all’uccisione di un uomo inerme. Il primo a dichiararsi indignato è il sindaco di Minneapolis Jacob Frey, che richiede l’immediato licenziamento dei quattro poliziotti coinvolti nell’accaduto e la loro incriminazione. Alle prime proteste, pacifiche, della popolazione di Minneapolis, afroamericana e non, seguirono delle vere e proprie rivolte violente che oltrepassarono i confini del Minnesota per raggiungere New York, Los Angeles, Atlanta e l’intero Paese. L’America grida “Black lives matter” e protesta contro Trump e contro l’abuso di potere della polizia, accusata di razzismo, scendendo in piazza noncurante del lockdown e delle misure anticovid19. Le misure di distanziamento sociale non hanno fermato nemmeno i 15.000 che a Perth (Australia) hanno protestato per Floyd e allo stesso tempo per il “razzismo sistemico” che ha colpito i popoli indigeni australiani. Anche l’Europa si unisce alla protesta, da Roma a Londra, da Berlino a Parigi, ovunque flash mob, cortei e manifestazioni. Equal Justice Initiative conta, dal 1877 al 1950, il linciaggio di oltre 4.400 uomini, donne e bambini neri a opera di bianchi, oltre 400 anni di oppressione,un passato di schiavitù e violenza razziale che pesa come un macigno per un Paese che ha incarnato il sogno, per un Paese che ha rappresentato la della terra della libertà. Oggi questo Paese è diviso, i manifestanti si accaniscono contro quelli che ritengono simboli di un passato contestato e da contestare, vengono così abbattute o decapitate statue di Cristoforo Colombo a Minneapolis, Boston e Richmond perché ritenuto autore del primo genocidio degli indigeni americani; a Londra lo stesso trattamento è riservato all’effigie di Milligan, fondatore del mercato degli schiavi, in Nuova Zelanda a Hamilton che massacrò i Maori, in Italia alla statua del giornalista Indro Montanelli. Passando dai monumenti ad altre forme di cultura popolare registriamo il ritiro dallo streaming di Hbo di Via Col Vento per la sua narrazione di un Sud cieco di fronte all’orrore dello schiavismo, per ora il film forse domani anche il romanzo, forse perdendo di vista il vero obiettivo. Se nelle manifestazioni che stanno animando l’Occidente si legge la possibilità di un cambiamento profondo e radicale allo stesso tempo si ha la sensazione che questo potrà trasformarsi in una vera e propria rinascita solo se sapremo guardare al presente e al futuro senza dimenticare ne cancellare il passato.

Scritto da Roberta Adolfi - Pubblicato sul numero 5 del 2020 del "Il Corace"

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