Il 25 Aprile in Italia è la Festa
della Liberazione: si ricorda cioè l’anniversario della
liberazione dal “Nazifascismo” ed in particolare si ricordano
tutti quei partigiani, e non, con armi o senza, che hanno contribuito
a liberare il nostro Paese.
Chi erano questi? Erano uomini, donne,
giovani, anziani, preti, militari, persone di diversi ceti sociali,
diverse idee politiche e religiose, ma che avevano in comune la
volontà di lottare personalmente ognuno con i propri mezzi per
ottenere in patria la democrazia ed il rispetto della libertà
individuale e l’uguaglianza (tutti valori che sono costati lacrime
e sangue).
Il 25 aprile i partigiani, supportati dagli alleati,
entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, mettendo fine
al tragico periodo di lutti e rovine, dando così il via al processo
di liberazione dell’Italia dall’oppressione fascista.
Qualche
anno dopo dalle idee di libertà e democrazia è nata la Costituzione
Italiana. Infatti dal dicembre del ‘47 e poi nel ‘48, la
Costituzione della Repubblica Italiana garantisce a tutti gli
Italiani pari dignità, uguaglianza, libertà personale, di
domicilio, di corrispondenza, di circolazione e soggiorno in tutto il
territorio nazionale, libertà di pacifica riunione e associazione di
culto, di manifestazione, di pensiero, di stampa, di iniziativa
economica occupazionale e molte altre iniziative;
Una costituzione
meravigliosa la nostra, pensata, misurata e messa su carta dalla
genialità dei padri costituenti, ma che oggi purtroppo è
condizionata da fenomeni nazionali e mondiali che colpiscono i
cittadini in modo trasversale. Terrorismo, spread bancari, petrolio,
programmi energetici, intercettazioni telefoniche, migranti ed altro
ancora, non sono altro che armi più sofisticate di quelle usate
nella seconda guerra mondiale, armi non convenzionali che però
restringono molto i confini di quella grande visione di principi e
libertà che i padri costituenti ci hanno tramandato settanta anni
fa.
Ma proprio per questi principi di libertà, per non cambiarli,
per non alterare la nostra sicurezza, il nostro stile di vita o le
nostre abitudini, voglio dire una cosa: è legittimo chiederci oggi
se sotto altre modalità e tempistiche deve nascere una altro tipo di
resistenza?
Infatti per quanto concerne la “Sicurezza” bisogna
dire che l’intensificazione degli atti terroristici, la
microcriminalità locale, i furti per strada e negli appartamenti,
creano paura e panico e tendono a limitare la nostra libertà di
circolazione e il nostro stile di vita.
Creare per esempio una
“intelligence locale” magari con l’aiuto delle forze
dell’ordine e della polizia locale può essere una importante
risposta per la tranquillità e la sicurezza dei nostri concittadini.
Altro punto che porta apprensione tra la gente è il fenomeno dei
“Migranti”. Non sono un populista e penso che su questa questione
la nuova amministrazione deve agire con il buon senso, senza soffiare
sul fuoco. In che modo?
Se arrivano queste persone per prima cosa
deve essere individuato un posto sicuro dove possano alloggiare.
Seconda cosa vanno gestite in maniera tale da non farle oziare, ma
vanno impiegate dall’amministrazione comunale in lavori socialmente
utili in modo da renderle più dignitose e facilitandone
l’integrazione. Terza cosa, sempre per la sicurezza reciproca,
queste persone vanno continuamente monitorate (“intelligence
locale”) dall’arrivo, nella loro permanenza ed alla loro
partenza.
Ecco questo deve fare una nuova amministrazione oltre che
occuparsi di lavoro, delle attività artigianali e commerciali, del
turismo e della agricoltura. Per esempio, c’è bisogno di un piano
pluriennale per la rivalutazione dei “negozi” commerciali ed
artigianali che stanno soffrendo la grande distribuzione; dare lavoro
con incentivi economici e sgravi fiscali a queste attività
(alleggerire IMU, tasse sui rifiuti, sulle insegna luminose) sarebbe
già un buon viatico di discontinuità con il passato; bisogna poi
far ripartire una scuola con appositi corsi di mestieri di
artigianato per quei ragazzi che non hanno un lavoro ma che non anno
neanche l’intenzione di continuare gli studi.
Nel nostro territorio
l’agricoltura con i suoi prodotti di nicchia
(olio-vino-olive-prodotti e specialità sotto-aceto e sotto-olio, kiwi
ed altri prodotti) è quella che ha retto meglio ai morsi della
crisi, ma bisogna dire che la rivalutazione di tutte queste attività,
comprese quelle turistiche, vanno nella direzione di un mondo che va
riprogrammato e il rilancio economico di esse è un fenomeno così
vasto e multiforme da richiedere una articolata pianificazione di
interventi e priorità.
Come vedete siamo ripartiti da un 25 aprile
di oltre settanta anni fa e siamo arrivati ad un oggi dove le
problematiche e le dinamiche sociali (sia nazionali che locali) sono
cambiate continuamente, ma che hanno sempre avuto nella loro analisi
storica un comune denominatore di ricerca di un benessere, di
sicurezza, di lavoro, e di libertà.
Nessun commento:
Posta un commento